L'inventiva e le idee di Tom Tykwer sono qualcosa che dal cinema d'azione stavamo cominciando a dimenticare. Pochi oggi sono capaci di portare tanta raffinatezza, divertimento e sottile strategia cinematografica in un film thriller come il regista tedesco fa nel suo The International.
Su una trama di intrighi spionistici e politici si innerva il racconto di due agenti dell'Interpol alla caccia dei segreti di una grossa banca internazionale, un vero impero del male. Ma più che il racconto degli intrighi, delle colpe e delle responsabilità nei conflitti internazionali e nelle transazioni economiche a Tykwer interessa l'azione, il gesto cinematografico.
Il film parte subito con una dichiarazione di stile formidabile. La sequenza di apertura sembra quasi quella di un film di Bond per come getta i protagonisti nel vortice della violenza e dell'azione. Lo fa con un esplosione drammatica e antieroica di primo livello. Raffinata e originale.
La caratteristica che più stupisce è come si faccia un uso coinvolgente e funzionale degli spazi. Con i totali, i dolly e i carrelli Tykwer illustra la sua suspense e la sua azione, rifiutando sempre i canoni del genere. C'è un inseguimento a piedi fatto camminando che è straordinario e anche la più ordinaria sequenza di sparatoria nel Guggenheim Museum è un gioiello di inventiva.
Nelle sequenze di azione di Tykwer non accade mai ciò che il tuo istinto ti suggerisce stia per accadere, ma cose migliori.
Con un occhio a Paul Greengrass (per la modernità delle riprese) e uno a Friedkin (per la fredda asciuttezza dello stile) The International si lascia apprezzare decisamente più dalla bocca dello stomaco che dalla testa.
Farraginoso nella trama e un po' inconcludente il film è come il suo finale: conta più il gesto delle parole.
Già Lola Corre, il suo lungometraggio d'esordio che per anni è rimasto un cult, sembrava un pretesto per mostrare azione e gesti filmici, ora The International ne è l'evoluzione teorica, mainstream e in pompa magna.
Su una trama di intrighi spionistici e politici si innerva il racconto di due agenti dell'Interpol alla caccia dei segreti di una grossa banca internazionale, un vero impero del male. Ma più che il racconto degli intrighi, delle colpe e delle responsabilità nei conflitti internazionali e nelle transazioni economiche a Tykwer interessa l'azione, il gesto cinematografico.
Il film parte subito con una dichiarazione di stile formidabile. La sequenza di apertura sembra quasi quella di un film di Bond per come getta i protagonisti nel vortice della violenza e dell'azione. Lo fa con un esplosione drammatica e antieroica di primo livello. Raffinata e originale.
La caratteristica che più stupisce è come si faccia un uso coinvolgente e funzionale degli spazi. Con i totali, i dolly e i carrelli Tykwer illustra la sua suspense e la sua azione, rifiutando sempre i canoni del genere. C'è un inseguimento a piedi fatto camminando che è straordinario e anche la più ordinaria sequenza di sparatoria nel Guggenheim Museum è un gioiello di inventiva.
Nelle sequenze di azione di Tykwer non accade mai ciò che il tuo istinto ti suggerisce stia per accadere, ma cose migliori.
Con un occhio a Paul Greengrass (per la modernità delle riprese) e uno a Friedkin (per la fredda asciuttezza dello stile) The International si lascia apprezzare decisamente più dalla bocca dello stomaco che dalla testa.
Farraginoso nella trama e un po' inconcludente il film è come il suo finale: conta più il gesto delle parole.
Già Lola Corre, il suo lungometraggio d'esordio che per anni è rimasto un cult, sembrava un pretesto per mostrare azione e gesti filmici, ora The International ne è l'evoluzione teorica, mainstream e in pompa magna.
6 commenti:
oh mi fa piacere, volevo portare mio padre a vedere Gran Torino, ma pure un bel film di spie non mi dispiace...
questo come trama non è il massimo. Ma girato da Dio!
Bè se dovessi scegliere tra questo e Gran Torino sceglierei a occhi chiusi proprio. Però anche questo non dovrebbe essere male.
si gran torino è sempre gran torino
ah la trama vale poco...? Allora la vedo male...
visto: piaciutissimo
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