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26.11.07

Meduse (Meduzot, 2007)
di Etgar Keret, Shira Geffen

Non me l'avevano fatto vedere Meduse e così rimedio al cinema, anche perchè la curiosità che mi è stata messa addosso riguardo questo film era proprio grossa e ora ho scoperto perchè.
La coppia di scrittori israeliani che esordisce al cinema gira un film che sorprendentemente (data l'origine del duo) non si concentra solo sui contenuti ma cerca anche una forma che sia in armonia con essi. Un armonia all'insegna del ruffiano-intellettuale.
Meduse è esplicitamente e volutamente molto simbolico, dipinge un mondo a tratti grottesco dove fanno spesso capolino elementi "misteriosi" per non dire sovrannaturali. Personaggi simbolici (su tutti la bambina che viene dal mare), momenti topici e oggetti paradigmatici sono disseminati lungo tutto l'arco della trama che riunisce 3-4 storie di rapporti difficili per mancata comunicazione e per la difficoltà di mettere da parte le proprie esigenze guardando anche quelle degli altri.
Meduse ha davvero i suoi momenti ma troppo spesso ha delle terribili cadute di stile, troppo spesso mi ha infastidito la sua programmatica volontà di essere poetico, di far sognare a tutti i costi. Per questo credo abbia affascinato molti, perchè propone un immaginario semplice di grandi metafore di sicura efficacia, le navi (sempre presenti in tutte le storie), il ritorno di elementi infantili, i piccoli traumi e i semplici affetti.

La cosa più curiosa però è la forma del film che benchè sia israeliano sempre prendere a piene mani dallo stile indipendente statunitense. Se infatti si fosse svolto in una cittadina di provincia americana avremmo gridato al "solito film in stile Sundance". Montaggio spezzettato, macchina da presa mobile ma non a mano, netta contrapposizione di grandi silenzi espressivi e simbolici a sequenze molto molto verbose e un generale senso di freddezza dei personaggi davanti alle situazioni (ma non sempre, solo quando è comodo) che ricordano da vicino il cinema disilluso e eternamente perdente degli indie nordamericani.
Certo devo ammettere anche io che alcune sequenze sono azzeccate e mi hanno comprato bene, in special modo la pioggia subito in faccia con dietro il cartellone della raccolta fondi per le case, la foto animata del gelataio e l'ovvio abbraccio tra anziana e badante (foto a destra) con la figlia che vede tutto non vista.

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