C'era grande attesa per il nuovo (in realtà vecchio) Yimou, e a quanto pare non solo mia perchè la sala era piena come poche volte ho viso di pomeriggio.
Purtroppo la tanta attesa non è corrisposta ad una soddisfazione.
Zhang Yimou recupera il suo cinema più classico, quello di Non Uno Di Meno, Vivere e La Storia Di Qiu Jiu, quello fatto con attori non professionisti e professionisti mischiati, quello che parla di storie piccole della campagna e della periferia cinese.
Lo spunto poi non è nemmeno male perchè Mille Miglia Lontano parla di un anziano e austero padre giapponese che viaggia in Cina per cercare di fare un favore al figlio malato di modo di poter stringere di nuovo con lui un legame che crede ormai perso. Lo scontro tra le due culture e l'austera commozione dell'uomo giapponese mi dovevano conquistare eppure non ce l'ha fatta, nonostante qualche momento sicuramente bellissimo (è pur sempre Yimou DIAMINE!) come quello del videomessaggio con doppiatore.
Al di là della delusione però mi ha fatto molto pensare il fatto che ancora una volta in un film di Yimou che non sia di carattere storico (cioè uno ambientato nella contemporaneità), i sentimenti, le emozioni e gli snodi emotivi della vicenda narrata sono di ordine tecnologico.
Il computer portatile rotto di Keep Cool, il pianto in diretta televisiva di Non Uno Di Meno e ora il videomessaggio del padre e le foto finali mandate sul televisore.
In Zhang Yimou la tecnologia è portatrice di emozione, la tecnologia scatena liti, pianti e serve da volano o da aiuto per gli scopi dei protagonisti, Zhang Yimou insomma è forse l'unico cineasta ad avere una visione della tecnologia come amica dell'uomo o estensore dei propri sensi e della propria sensibilità.
1 commento:
un film di una noia mortale.
Lo ammetto, per venti minuti mi sono addormentato. E la prima volta che mi succede al cinema.
Questo festival mi ha veramente provato.
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