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22.2.06

The Constant Gardener (id., 2005)
di Fernando Meirelles

Eccolo qua il primo candidato al premio peggior film dell'anno.
Diretto da Fernando Meirelles del quale avevo tanto apprezzato il bello e complesso City Of God, The Constant Gardener tira per due ore e 10 minuti una trama intricata e mal dispiegata, utilizzando soluzioni colorate già viste nel citato City Of God, e utilizzando espedienti visivi come quello della camera a mano molto irritanti.
Ma su tutto la cosa che rende davvero poco sopportabile ili film, sono i personaggi. Se i cattivi sembrano usciti da Walker Texas Ranger (mentre i bambini muoiono per colpa loro litigano opulenti su un campo da golf in mezzo all'Africa) e quelli che si scoprono essere cattivi a metà pellicola sono personaggi ridicoli, il protagonista (Fiennes) almeno per la prima parte del film sembra riuscito. E' un uomo veramente normale, al centro di qualcosa che non capisce, a tratti ci sono anche dei momenti di autentico interesse destinato però a svanire ben presto con l'evento che intreccia la trama e costringe il giardiniere tenace ad approfondire questioni nelle quali prima non si immischiava.
Il film denuncia le case farmaceutiche e il loro atteggiamento senza scrupoli nei confronti delle popolazioni africane alle quali fanno testare medicinali non ancora approvati insabbiando i fallimenti al solo scopo di arricchirsi.
Tutta la dinamica di "ricerca della verità" e "lotta contro i poteri forti" su cui si basa il film è ciò che di più banale si è già visto e a poco servono una fotografia sgargiante e alcune ottime scelte di paesaggio, quando servono a mostrare slanci metafisici e sequenze dalla pretesa poetica fatte di luce e vento che in realtà non significano nulla se non quello che viene imposto dall'ingombrantissima voce fuoricampo.





2 commenti:

Anonimo ha detto...

E quello di City OF God, non era male... L' ho trovato sopravvalutato però...


gparker ha detto...

No a me era piaciuto perchè aveva un bel po' di idee e restituiva un certo di disperazione, ma non la solita disperazione da periferia, qualcosa di più orginalmente magico, o mistico...


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