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24.1.12

La chiave di Sara (Elle s'appelait Sarah, 2010)
di Gilles Paquet-Brenner

Più volte mi sono trovato a dover scrivere queste stesse parole (e più volte capiterà), riguardo i film a tema Olocausto. E ogni volta mi chiedo se non sia io ad essere ripetitivo e non abbia altro da dire se non la solita cantilena ma ogni volta mi rispondo che non sono io ad essere sempre uguale, sono i film ad esserlo.
Con la sua trama esile e la sua ricerca del colpo ad effetto La chiave di Sara non fa eccezione, è anch'esso un film che utilizza l'Olocausto come chiave principale della propria veicolazione, senza avere una struttura, una linea narrativa o un'idea di messa in scena che possa reggere il film. Se il tema fosse un altro La chiave di Sara avrebbe pochissimo senso, ma l'Olocausto salva tutto.

Come spesso capita anche stavolta la storia è vera, La chiave di Sara mette in scena quel che accadde ad una bambina ebrea, responsabile di aver chiuso il fratello piccolo a chiave in un armadio durante un rastrellamento (così che non fosse preso) non riuscendo però a dare la chiave a nessuno che potesse farlo uscire prima di essere portata nel campo di concentramento. 
Poteva essere un film d'evasione, un film sulla responsabilità individuale, un film sull'impossibilità di discernere il bene dal male in certe situazione e invece è un film sull'Olocausto, cioè un film che in virtù del fatto che tanto sulla materia non si può sbagliare, la pensiamo tutti alla stessa maniera, non si premura di ricercare la complessità ma schiera buoni e cattivi e fa vessare i primi dai secondi, con un certo piacere pornografico.

La chiave di Sara (che è tutto raccontato in flashback) ha un pretesto narrativo (la ricerca della verità da parte di una giornalista) terribile e inconsistente, uno svolgimento che, superata la parte più intrigante del rastrellamento e dell'assembramento, rende il film pesantissimo e punitivo. Pesante perchè la storia è piena di grumi, non scorre bene nè sa proporre personaggi o situazioni dal dinamismo salvifico, punitivo perchè in virtù della sua natura il film si prende la briga di sottoporre lo spettatore allo spettacolo del trucido. Il disturbante è materia preziosa al cinema e spesso usata con grande proprietà di senso. Quasi mai in un film sull'Olocausto.
Perchè dover essere sottoposti al supplizio di un film lungo, largo, privo di idee interessanti, privo di ritmo e di un racconto coinvolgente, quando poi il tema edificante in questione ci vede già tutti daccordo (noi pubblico e loro autori)? Perchè se non si ha nulla da dire in più sull'argomento si fa un film sull'Olocausto? Ogni storia va raccontata? Forse, ma non ogni storia fa un buon film.

11 commenti:

Giorgia ha detto...

Non sono d'accordo. Ho visto giusto ieri questo film e l'ho trovato un bel film. E' vero è pesante ma punitivo no,fa sicuramente riflettere.L'olocausto c'è ma è tutto incentrato sul fratellino e sul ritorno di Sara per salvarlo. Poi ognuno la pensa come vuole:)


Unknown ha detto...

ho appena finito di vedere il film...
secondo me è molto diverso da qualsiasi altro film io abbia visto sull'Olocausto,ho appena appreso che inoltre è una storia vera,questo mi fa davvero tanto piacere,perchè come dice la giornalista alla fine ''quando una storia viene raccontata non può essere dimenticata'' è questa è una cosa più giusta che buona,in un momento in cui i giovani di oggi non considerano il passato come base del loro presente,i film come questi,ci ritirano in un realtà capace di orrori che fortunatamente noi (parlo anche di me considerato che ho 21 anni) abbiamo solo visto al cinema o letto sui libri.
i nostri nonni o bisnonni deportati ,fatti prigionieri e trattati senza umanità solo perchè avevano un credo diverso o perchè avevano avuto la sfortuna di nascere diversi da chi li condannava,questa è la realtà che non tutti conoscono o che pochi prendono sul serio...
sara ha lasciato qualcosa,ha avuto la capacità di riuscire a tornare dal suo fratellino anche se ormai era troppo tardi. Dovrebbero farne di più di film così,raccontare storie vere non è da tutti,e non è da tutti raccontarle in maniera chiara come ho visto fare in questo film. è un film documentario (se dir si voglia) su parte della storia non troppo antica.


gparker ha detto...

raccontare storie vere non è di per sè un merito, è un elemento neutro. Ci sono storie fasulle e implausibili che sono in grado di raccontare momenti di autentica umanità meglio di qualsiasi fatto reale.
In questo in particolar modo il film è particolarmente banale, se al posto del nazismo ci fosse stata un'altra molla a muovere l'azione sarebbe stato intollerabile. E allora si salva solo perchè parla di nazismo? Dobbiamo vedere tutto quel che riguarda il nazismo? Possono esistere pessimi film che raccontano storie edificanti? Si.


Anonimo ha detto...

Bè penso proprio che ogni storia (in questo caso, e in altri casi di gravità simile) debba proprio essere raccontata. L'olocausto è uno dei momenti più bui della storia dell'umanità , e come tale deve essere ricordato in ogni sua sfaccettatura.
Posso capire la tua opinione riguardante il modo in cui il film è stato realizzato , ma non giustifico il tuo sminuire un fatto storico così importante.
Rispondendo alla tua domanda , i film sull'olocausto non si fanno perché non si ha più niente da dire, ma per ricordare , per fare in modo che nessuno debba subire ciò che gli ebrei ( e non solo) hanno subito durante quel periodo.
Si parla dell'olocausto per poter dare alle nuove generazioni un futuro migliore, un futuro dove non si deve essere giudicati per un credo religioso, per il colore della pelle o per la provenienza.
Scrivere una recensione come tu hai fatto , su un film che oltretutto si basa su una storia vera, con un così grande distacco mi fa rabbrividire. Mi auguro di aver capito male io il tuo modo di scrivere, in caso contrario ti auguro di pensare di più sulle cose di dargli più valore.
Ricorda l'olocausto può succedere a chiunque.


gparker ha detto...

Attento a non confondere l'olocausto con la rappresentazione dell'olocausto.
L'olocausto è terribile, le sue diverse rappresentazioni non hanno niente in comune con esso se non che cercano di raccontarlo e come tali possono essere exploit orrendi.
Non credo che ogni storia dell'olocausto vada raccontata perchè è stato un evento terribile. Altrimenti andrebbero raccontate tutte le storie di tutti gli altri genocidi alla stessa maniera. Dalle crociate in poi. Credo che si debbano raccontare solo le storie che fanno dei bei film. Le altre non ha senso raccontarle, perchè se non viene fuori un buon racconto manca la ragione prima per aver iniziato il progetto.


Renzo ha detto...

mia moglie non crede che il gendarme che lascia fuggire Sara abbia davvero potuto esistere


Maddalena Leali ha detto...

Leggendo ora, 21 settembre 2015, i commenti appaiono quasi anacronistici, con le mostruosità in corso su questa nostra madre Terra e gli spostamenti epocali di popoli. Secondo me non si racconta mai abbastanza, ma si dovrebbe raccontare anche la verità su quanto avviene oggi: quante singole storie in mezzo a milioni di persone?Come le racconteranno fra settant'anni? Concordo sul fatto che il film sia complesso nel suo svolgersi, ma superficiale nell'analisi dei personaggi, a tratti persino infantile (vedi il momento della fuga delle bambine dal campo) e disarticolato nei passaggi immediatamente successivi. Nessun approfondimento sul senso di colpa che porterà Sara al suicidio. Comunque, confesso di aver visto film molto più sconci e pretestuosi, per quanto riguarda l'Olocausto ,e anche altri eventi. A questo proposito, sarebbe bene porre in atto una seria analisi morale e storica.


Anna ha detto...

Neanch'io son d'accordo. Secondo me invece è una storia bellissima, non ne avevo mai visti film così. E una cosa che mi è piaciuta è che non c'è stato il classico finale scontato.. Della serie che Sarah ritrova il fratellino e scappano rifacendosi una vita, o che l'architetto decida di accettare il nuovo bebè e la famigliola vive felice e contenta.


gparker ha detto...

Anna: scontato, in questo caso, è questo finale. Quello che tu ipotizzi come finale scontato sarebbe originalissimo in un film sull'olocausto, genere che finisce sempre malissimo.


Monnalisa ha detto...

Io preferivo non fosse vero....l'olocausto è una ferita che ancora oggi fa male e che non è poi così lontano se ci pensiamo bene...la storia è toccante ma di certo avrei preferito sapere che almeno la storia del piccolo morto di fame solo e spaventato fosse stata inventata per creare il film ...orrore su orrore e quanta sofferenza non è mai stata raccontata...


Unknown ha detto...

Bellissimo, mi è piaciuto tanto ... Sarah sopravissuta a tutyo... Tranne che a se stessa


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