Se c'è una cosa che Parto con il folle fa (e di cui gli storici del cinema non potranno non tenere conto) è aggiungere un nuovo elemento alla lista di rischi che si corrono nel tenere con sè le ceneri dei propri cari estinti. Oltre a far attenzione a non gettarle contro vento (come insegna il Drugo), a non confonderle con la sabbia della lettiera del gatto (come fa Gaylord Fotter) e via dicendo, ora sappiamo anche che non vanno tenute in un contenitore di caffè, specie in casa di persone che hanno finito il caffè.
Intorno a questo fondamentale elemento cinematografico c'è un film che si fonda sulla classica idea della coppia male assortita in viaggio (poco Accadde Una Notte molto Un biglietto in due). Una tipologia di racconto che fa della deviazione e del detour continuo (in un paese dagli ampi spazi che vanno sempre rappresentati al cinema) la dinamica fondamentale, allontanando continuamente l'obiettivo e frustrando la tensione verso il suo raggiungimento attraverso comiche disavventure.
Una versione più banale e classica di quella dinamica di "raggiungimento" che era alla base del precedente, devastante successo di Todd Phillips: Una notte da leoni. Se lì il viaggio degli immaturi macinava pochi chilometri ma molta memoria e il percorso era più conoscitivo che fisico, qui invece si macinano miglia sull'autostrada e alle gag di scoperta dell'assurdo si sostituiscono quelle di avvenimento dell'assurdo. Vedere invece che immaginare.
Ciò non leva che Parto con il folle sia una variazione sul tema del film precedente, che in un certo senso ne cavalca il successo e come spesso capita lo fa con pochissima verve. Non solo lo scemo comico questa volta interpretato da Zach Galifianakis non è all'altezza dell'Alan che ubriacava alla perdizione i suoi nuovi amici (qui nasconde il fatto di aver rubato un portafogli e così scatena l'Odissea) ma anche la spalla perbene, il violento uomo comune di Robert Downey Jr., non sembra assolutamente in forma.
2 commenti:
me lo sono perso causa influenza :-(
Non toccare Robert Downey Jr! Grrrr ...
Flavia.
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