FUORI CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2011
Lo spunto è contemporaneamente stupido e interessante: la vita sul pianeta Terra vista mettendo in contrapposizione quei pochi luoghi agli antipodi che sono abitati. C'è l'Argentina, la Spagna, la Nuova Zelanda, le Hawaii, la Russia e via dicendo.
Con la volontà di essere Malick, l'attenzione alla natura quasi commossa di Olmi e un'idea di unione di momenti simili ma lontani di Arriaga, il film dura un'ora e quaranta senza idee particolari che non siano la contrapposizione tra momenti opposti o l'assonanza di momenti simili. La trama chiaramente non c'è.
E' innegabile come la fascinazione di Kossakovsky per certi paesaggi, certi momenti e certe delicatezze (una farfalla rimane in una pozza dopo averla sfiorata con l'ala, una balena spiaggiata non riesce ad essere rimossa dall'uomo) sia contagiosa. Il suo sguardo è evidentemente ammirato senza risultare pedante o didascalico come spesso capita a Reggio. Ma tutto questo non dura. Ben presto l'assenza di un'idea sofisticata di montaggio si sente.
I singoli paesaggi sono presentati con pochissimi stacchi e lunghi piani sequenza, le transizioni tra gli uni e gli altri con movimenti oscillatori della macchina che mettono sottosopra un'immagine prima di passare ai suoi antipodi. Insomma non il massimo.
Soprattutto infastidisce l'arroganza di pretendere che tutto questo debba generare senso solo in base alle sue (indubbie) qualità estetiche. Per un'ora e quaranta.
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