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25.6.08

Kung Fu Panda (id., 2008)
di Mark Osborne e John Stevenson


Nonostante abbia dato vita ad un cinema di animazione in alcuni casi molto molto divertente, la Dreamworks non è mai stata a livello della Pixar. Storie spesso mal raccontate e molto esili, più simili ad un modo di raccordare diverse gag. Con Kung Fu Panda finalmente compie un passo verso una dimensione davvero cinematografica e senza modificare una virgola del loro approccio veramente divertito e soprattutto divertente (nel film si ride molto, di gusto e mai in maniera stupida), ma dando vita ad un racconto appassionante e convincente (pur nei confini di una morale scontata e un po’ buonista).

D’altissimo livello davvero l’animazione, che non è mai stata il punto forte dello studio di Shrek. Innanzitutto ci sono dei fondali e delle scenografie realizzate con una minuzia rara, ma rara davvero! E poi l’inserimento di molte personalità asiatiche nel reparto animazione dà vita ad alcune sequenze dal gusto estetico decisamente superiore della media (su tutti la sequenza onirica iniziale e la fuga di Tai Lung dalla prigione). Infine i caratteri: il panda protagonista finalmente ha delle movenze caratteristiche empatiche e significative!
Al contrario degli altri personaggi (animati in fretta e furia si direbbe) il panda Po ha movenze tutte sue, curate e significative che lo rendono un personaggio vero e non un disegno al computer.

Cosa ancor più degna di nota e di plauso poi è il fatto che Katzenberg e soci si liberino d’un colpo del citazionismo che era diventato francamente un appesantimento non indifferente per le loro pellicole. Ma più che liberarsene totalmente le citazioni le sublimano. Kung fu Panda non fa riferimento a nulla in particolare (se non proprio in un paio di scene ai Wuxia moderni di Zhang Yimou) ma in generale è un unico e gigantesco omaggio al cinema e alla cultura cinese. Un omaggio che non si crogiola nozionisticamente nei particolari per guarda invece con un respiro più ampio allo spirito cinese.

Certo il film è molto americano e interpreta la cultura e il modo di essere cinesi con uno sguardo che viene da occidente, tuttavia il bello è che nella storia e nel modo di affrontare le dinamiche del film di kung fu si percepisce amore per il genere, passione ironica per quel tipo di storie e non presa in giro fine a se stessa. Fastidioso il doppiaggio del non-attore Fabio Volo.

2 commenti:

Fabio ha detto...

Bah... non si capisce perché devono rovinare i film con questi doppiaggi. Non c'è una categoria che odio di più che pubblicitari/pseudo-esperti di marketing.


Mariolone ha detto...

concordo...specialmente quando a dare la voce in originale c'è jack black...


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