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Specialmente dopo A Scanner Darkly mi sento di affermare che Linklater mi piace. Mi piace la sua visione di cinema e come dirige. Solo per questo farò finta di non aver visto Fast Food Nation, sperando che sia venuto così perchè l'ha girato durante la realizzazione di A Scanner Darkly.
Non che sia diretto male, anzi. Linklater prende la struttura multiepisodica/monotematica dei film di Inarritu e del Soderbergh di Traffic, con stile sobrio e dimostrando una profonda conoscenza dei meccanismi cinematografici, sparge qua e là due tre metafore e qualche allusione (lo svenimento visto con la carne che casca) che ci stanno.
Mi piace l'uso che fa delle immagini (quella iniziale con il carrello sul vassoio del fast food è proprio bella) e della colonna sonora. Insomma trovo ci sappia fare.
Ma Fast Food Nation è una brutta copia di finzione dei parzialissimi documentari di Michael Moore. Tratta il tema dell'arroganza e della trascuratezza delle multinazionali del fast food con stupefacente superficialità e banali velleità di denuncia, sparando decisamente nel mucchio.
Sotto i riflettori non tanto le multinazionali stile MacDonald, quanto le società cui loro si appoggiano per il rifornimento delle carni. Linklater dipinge a senso unico un mondo di lavoratori immigrati e sfruttati, di violenze sul posto di lavoro, di diritti calpestati e consumatori truffati (gli aromi fatti in laboratorio e la superficialità con cui viene tagliata la carne). Tutte cose abbastanza note che sono trattate come se fossero dello scoop del secolo, con un certo sensazionalismo e senza andare poi a fondo riflettendo effettivamente su cosa questo comporti, ma solo mostrando il lato più superficiale.
Decisamente inutile e stupido (anche se è fatto bene) caricare di significato e aspettative per tutto il film la mattanza delle vacche, non mostrandola mai ma parlandone di continuo, così che quando alla fine viene mostrata nella sua documentaristica (o meglio finto-documentaristica) realtà è ancora più mostruosa. Ma che senso ha dare questa valenza alla mattanza industriale delle vacche? Quello di certo non è il male. Anche il migliore dei macellai squarta le mucche e se pure possiamo essere daccordo che il modo in cui le industrie lo fanno (all'ingrosso e con una certa fredda crudeltà data dall'ottimizzazione della produzione) è particolarmente brutale non mi sembra questa grande denuncia. Sventriamo animali per mangiarli dalla notte dei tempi e non sarà questo (qualora si volesse raggiungere quest'obiettivo) a farmi diventare vegetariano.
Che bello però il cammeo di Bruce Willis, sta lì per pochi minuti e distribuisce carisma a palate.
Non che sia diretto male, anzi. Linklater prende la struttura multiepisodica/monotematica dei film di Inarritu e del Soderbergh di Traffic, con stile sobrio e dimostrando una profonda conoscenza dei meccanismi cinematografici, sparge qua e là due tre metafore e qualche allusione (lo svenimento visto con la carne che casca) che ci stanno.
Mi piace l'uso che fa delle immagini (quella iniziale con il carrello sul vassoio del fast food è proprio bella) e della colonna sonora. Insomma trovo ci sappia fare.
Ma Fast Food Nation è una brutta copia di finzione dei parzialissimi documentari di Michael Moore. Tratta il tema dell'arroganza e della trascuratezza delle multinazionali del fast food con stupefacente superficialità e banali velleità di denuncia, sparando decisamente nel mucchio.
Sotto i riflettori non tanto le multinazionali stile MacDonald, quanto le società cui loro si appoggiano per il rifornimento delle carni. Linklater dipinge a senso unico un mondo di lavoratori immigrati e sfruttati, di violenze sul posto di lavoro, di diritti calpestati e consumatori truffati (gli aromi fatti in laboratorio e la superficialità con cui viene tagliata la carne). Tutte cose abbastanza note che sono trattate come se fossero dello scoop del secolo, con un certo sensazionalismo e senza andare poi a fondo riflettendo effettivamente su cosa questo comporti, ma solo mostrando il lato più superficiale.
Decisamente inutile e stupido (anche se è fatto bene) caricare di significato e aspettative per tutto il film la mattanza delle vacche, non mostrandola mai ma parlandone di continuo, così che quando alla fine viene mostrata nella sua documentaristica (o meglio finto-documentaristica) realtà è ancora più mostruosa. Ma che senso ha dare questa valenza alla mattanza industriale delle vacche? Quello di certo non è il male. Anche il migliore dei macellai squarta le mucche e se pure possiamo essere daccordo che il modo in cui le industrie lo fanno (all'ingrosso e con una certa fredda crudeltà data dall'ottimizzazione della produzione) è particolarmente brutale non mi sembra questa grande denuncia. Sventriamo animali per mangiarli dalla notte dei tempi e non sarà questo (qualora si volesse raggiungere quest'obiettivo) a farmi diventare vegetariano.
Che bello però il cammeo di Bruce Willis, sta lì per pochi minuti e distribuisce carisma a palate.
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