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18.7.07

Four Eyed Monster e il cinema della rete

Arrivo in ritardo, Four Eyed Monster è in giro da un bel po' e io non ho avuto molto tempo per dargli un'occhiata, ma tant'è.
Si tratta del primo lungometraggio accettato da YouTube, dura 70 minuti circa ed è visibile da YouTube oltre che dal suo sito. Non lo embeddo qui perchè durando un'ora e dieci conviene vederlo a schermo intero.
Gli autori hanno con esso raccontato la loro storia e si sono autofinanziati. Ora cercano di rientrare con le donazioni del pubblico e la vendita di DVD o gadget paralleli, sul sito c'è anche un termometro che misura i soldi ricevuti fino a questo momento.
L'interesse verso questo lungometraggio è forte. Non si tratta di un filmone ma è molto emblematico di quello che sta succedendo al cinema in rete, le produzioni che puntano unicamente ad un distribuzione su internet sono sempre più simili (nel senso buono, cioè cominciano ad avere una forma autonoma che si spera si adegui sempre di più alla fruizione della rete) e Four Eyed Monster al momento ne è il capostipite per come incorpora tutti gli elementi che si sono visti in altri film (corti) per internet.
A voi valutare la validità o meno dell'opera, io l'ho trovato di una lunghezza un po' forzata (forse si poteva fare a meno di una buona ventina di minuti) un po' banalmente originale, e un po' autoconsolatorio nel modo in cui tratta della vita privata dei protagonisti ("I film non servono a fare i conti con il passato" diceva Truffaut).
Ma al di là di tutto questo ammetto che il modo di mettere in scena tipico di internet che Arin Crumley & Susan Buice i registi/sceneggiatori/attori del film hanno applicato in pieno un po' mi conquista.

Sono molte le cose da dire ma innanzitutto mi preme segnalare come (e lo dico più come una speranza che come un fatto assodato dato che per il momento gli esempi sono pochi) la presenza del nome dell'autore è sempre in secondo pieno, spesso nascosto da nick o comunque difficile da trovare, l'obiettivo e il focus rimangono sull'opera. Questo è un segno netto di sincerità e di onestà nel presentare il proprio lavoro che non va sottovalutato.

Per entrare più nello specifico le forme tipiche che sta assumendo il linguaggio cinematografico in rete girano molto intorno alle origini del video in rete, cioè la webcam. I punti di inquadratura spesso ricordano quelli delle webcam, e queste sono quasi sempre fisse e per lo più ad altezza uomo (90°), poca, pochissima telecamera a mano e pressocchè zero carrelli o piani sequenza. L'inquadratura più originale e tipica è quella che vede il soggetto ripreso di spalle, leggermente spostato verso destra e con la telecamera poco più in alto di lui, quella che consente cioè di riprendere sia il soggetto che lo schermo sul quale scrive.
Spesso si utilizza l'espediente dell'animazione ma questa è sempre fatta con pochi mezzi (volutamente) o in stop motion.
Le sceneggiature sono sempre molto molto intime e private, parlano di attualità nel senso più privato, sono storie moderne di persone vere. Per esprimere questo stesso concetto riguardo i film della nouvelle vague si sottolineava come i protagonisti di quei film al contrario del cinema più ingessato dell'epoca fumassero molte sigarette (cosa presa anche dai noir americani), in questo caso si potrebbe sottolineare l'uso fortissimo di internet e la conseguente sovrapresenza di schermate riprese dalla macchina da presa (che solitamente è una videocamera).
Il montaggio (questo davvero non mi spiego perchè) è spesso sconnesso o godardiano, cioè compie piccoli salti di uno o due secondi all'interno di una stessa scena o mostra diversi ciak di una medesima situazione. La sessualità è bandita.
C'è un sostanziale tentativo di mantenere un'aura d'amatorialità (nel senso di sobrietà e non di cose fatte male) anche nelle produzioni più tecnicamente complesse ed abili (e ce ne sono), come se la sobrietà fosse la cifra necessaria per avvicinarsi al reale.

C'è una sostanziale identità tra autori e spettatori, in linea di massima chi guarda e chi produce sono dalla stessa parte della barricata. Vestono uguale e hanno gli stessi gusti (tanto per dire), si tratta dello zoccolo duro del pubblico attivo della rete, quella frangia alternativa, idealista e un po' sfigata dai gusti lontanissimi sia dal cinema mainstream hollywoodiano che dal cinema d'autore europeo e più vicina al cinema indipendente americano stile Sundance.

4 commenti:

Unknown ha detto...

ma quanto so tutto tutto tutto su questo film?:) ciao chicchetta.


gparker ha detto...

Ma ti rendi conto che privilegiata?!? CHE PRIVILEGIATA!!!!!


Anonimo ha detto...

Da un altra parte (http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com/2006/05/fuori-vena-2002di-tekla-taidelli.html) ti ho rotto le palle perchè non ero molto d'accordo con quel che dicevi, qui invece ci siamo in pieno. Quel che noti a proposito del progressivo camuffamento al quale l'autore realizzatore contemporaneo si applica lo condivido in pieno. La nuova centralità dell'opera è un aspetto emergente di questo web 2.0 che sempre più velocemente si riversa nel reale.


gparker ha detto...

Non sono troppo daccordo ad applicare il termine web 2.0 anche al cinema in rete.
Anche se terminologicamente non è sbagliato definirlo User Generated Content, da un punto di vista della definizione solitamente è UGC tutta quella roba che non si sa perchè viene vista e che prima non aveva destinazione. Parlo della gente che canta davanti alla webcam o dei filmati dei gatti che suonano il pianoforte.
Questo ha una ragion d'essere diversa secondo me.


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