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6.6.05

Sin City (id., 2005)
di Robert Rodriguez e Frank Miller

Come sempre arrivo con ampio ritardo rispetto ad altri bloggers più rapidi e precisi di me, ma sento il dovere di precisare delle cose.
Sin City è un buon film. E lo consiglierei a tutti.
Detto questo si può procedere alla demolizione. Demolizione perchè Sin City è un fumetto fantastico, meraviglioso, romantico, poetico, duro ecc. ecc. ma solo un buon film.
I fumetti della serie Sin City, erano dei veri e propri noir anni'40 adattati alle tavole con uno stile grafico personalissimo, ma con contenuti classici, per quanto arguti e moderni nell'impostazione. Questo mi era piaciuto tanto: la capacità di utilizzare delle figure classiche per creare dei personaggi interessanti, pieni di sfumature ed inserirli in situazioni che ne stimolino gli eccessi. Nel momento in cui ci si trova a tradurre in film un fumetto che si ispira ai film noir, per quanto lo si faccia pedissequamente, si cadrà nelle regole e negli stereotipi del film noir, anche, e soprattutto, in quelli in cui il fumetto non può cadere, poichè non è un film (musiche, recitazione, dialoghi...), ma non si può girare un noir moderno come un noir anni '40, non mi chiedete perchè, ma non si può, è l'esperienza che ce lo insegna, viene male. Ogni cosa ha il suo momento, un noir moderno uguale ad uno anni '40 è ridicolo, perchè certe cose dette oggi non hanno senso. E' la storia dello zeitgeist, lo spirito del tempo, una statua moderna uguale alla Venere di Milo è ridicola, perchè oggi non ha senso, a meno che non si crei un movimento artistico che decida di rielaborare e aggiornare il classico, ma allora non è più uguale.
Questo è il problema di Sin City: tratta stereotipicamente i personaggi, le situazioni e soprattutto i dialoghi, copia i film degli anni '40 senza preoccuparsi di adattarli. E se questo funziona (e funziona!) nei fumetti, purtroppo non funziona al cinema. Certo poi la potenza, la forza e il romanticismo di alcuni dei personaggi creati da Frank Miller vince su tutto (Marv e Hartigan), anche su dialoghi ridicoli e situazioni imbarazzanti. Per questo il film è buono. Sorvolando poi sulla meravigliosa scelta estetica che è stata fatta, ogni inquadratura un capolavoro, un gioiello di forma, vera e propria estasi per gli occhi, tale da gettare parecchi sospetti su chi tra Rodriguez e Miller si sia occupato delle scelte estetiche.
Infine una parola per Bruce Willis, insuperabile, uno degli ultimi grandissimi caratteristi (l'abbiamo mai visto pettinato, pulito e sbarbato?) capaci di grandi prove anche fuori carattere (La Morte Ti Fa Bella, Il Sesto Senso e Senti Chi Parla?), ma imbattibili sul loro terreno (Trappola di Cristallo, Pulp Fiction). Non mi sento assolutamente di sbilanciarmi quando affermo che è il John Wayne della nostra generazione.




10 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me il problema non è solamente quello che dici tu, è di portata +generale e legato al fatto che il regista ha semplicemente trasferito il fumetto dalla carta stampata al grande schermo, senza modificarlo in nulla... Il linguaggio del fumetto e quello del cinema sono diversi, per i dialoghi (come dici tu..), per le scene, le inquadrature, i movimenti e un sacco di altre cose... Rodriguez come ha detto + volte considera Sin City una graphic novel "cinematografica", e quindi che poteva essere tramutata in film senza bisogno di nessun adattamento. Secondo me visti anche i risultati non ha avuto interamente ragione, con tutto che sicuramente come dici tu è un buon film...
Concludo con una precisazione letteraria, onestamente non ho visto molti noir anni 30 o 40, tuttavia di romanzi noir ne ho letti milioni di quegli anni e anche successivi e mi considero un piccolo conoscitore del genere (in ambito letterario ovviamente)... La saga di Sin City da un punto di vista letterario non si rifà al genere noir, bensì ad una sua piccola diramazione chiamata Hard-Boiled. Per intenderci si rifà a scrittori come Chandler e Hammett (conosci sicuramente il personaggio di Philip Marlowe o il romanzo Il Falco Maltese che sono anche stati portati al cinema). La grandezza di Miller è appunto quella di aver preso questo genere ed averlo adattato (senza rinnovarlo) o meglio modernizzato agli anni 90, tramite il fumetto...


gparker ha detto...

Sono daccordo sulla deviazione hard boiled, anche se al cinema quello è stato cmq chiamato sempre noir, calcola che Il mistero del Falco (cioè il Falco maltese) è considerato il primo noir della storia, il suo capostipite.
Cmq si il problema è stato di adattamento, ma forse si sono pure resi conto che questo film si sarebbe incentrato sul contenuto e per quanto riguarda la forma sull'approccio visuale, dunque se ne sono sbattutti dell'adattamento al cinema, tanto più se Rodriguez già lo vedeva come un'opera cinematografica...


Anonimo ha detto...

Varrebbe la pena aprire un tavolo di discussione su quanto influenzi la conoscenza (e l'apprezzamento) dell'originale su carta sulla valutazione di un film tratto da un fumetto.
Penso a me, per esempio.
Non mi è piaciuto il film Sin City ma mi sono piaciuti molto i due Spiderman. La differenza è che non ho mai letto il fumetto di Frank Miller mentre sono cresciuto con quello di Stan Lee. Ciò che mi è piaciuto di più dei film di Sam Raimi è stato proprio il rispetto sia visivo che letterale con il quale è stato portato sullo schermo il personaggio. Magari se avessi conosciuto la Graphic Novel Sin City potuto guardare diversamente il film di Rodriguez.
Per i film tratti da opere letterarie il discorso è un po' diverso. Anche lì è inevitabile l'influenza della conoscenza del libro, ma se il regista riesce a dare le giuste immagini ad una storia raccontata il gioco è fatto. Per il fumetto il meccanismo è quasi inverso, in quanto le immagini esistono già, e sono vive nella percezione del lettore. O si rimane estremamente fedele oppure si rischia di deludere. E se si rimane estremamente fedele si fa un fumetto di luci e non un film.


Anonimo ha detto...

Comunque si, l'abbiamo visto a Willis pettinato, sbarbato e pulito, nel "sesto senso". Tanto per la nota.

Antonio


gparker ha detto...

E' chiaro che la conoscenza del testo originale non può non influenzare la fruizione di un testo derivato... Che ci siano o meno già le immagini fissate, in fondo anche in un libro è come se ci fossero le immagini perchè certe cose le immagini in una certa maniera. Poi nella maggior parte dei casi l'onestà intellettuale prevede che l'autore lo rielabori per farlo proprio, farlo passare attraverso la propria sensibilità e renderlo quindi diverso, solo "ispirato" ad un testo di partenza. Il problema è che secondo me Rodriguez non è un autore, e Miller (che invece lo è eccome!) non è un regista, lui non aveva bisogno di farlo passare attraverso nessun'altra sensibilità, il testo è già suo, doveva solo trarne un film, trasporre quelle immagini in pellicola.
Partendo da questi presupposti il film è riuscitissimo, poichè tutto incentrato su una messa in scena nuova e mai vista prima, che non solo funziona ma è anche bellissima.


Anonimo ha detto...

bastardo


Anonimo ha detto...

Io sono scettico anche sulla messa in scena onestamente.... Do un' esempio rifacendomi ai film dell' uomo ragno.... Nei fumetti di spider man (mi riferisco a quelli degli anni 90 perchè poi ho smesso di leggerlo...) quando Spidey vola fra i grattacieli normalmente pensa e parla, noi, attraverso le didascalie siamo a conoscenza d quello che pensa ... Nei film invece questo non avviene anche perchè sarebbe un effetto ridicolo vedere delle sequenze di lui che vola velocissimo e pensa duemila cose in un momento (mi piace chiamarlo "effetto Holly e Benjy"...). Questo io lo chiamo adattamento di un fumetto in un film, di esempi se ne possono citare tantissimi... In Sin City, che secondo me non ha subito nessun tipo di adattamento, di cose simili se ne vedono in continuazione, cosa che secondo me rovina il film... Certo è vero che io parlo da lettore di fumetti, magari bisognerebbe chiedere a chi i fumetti non li ha mai letti... Magari lo può trovare originale...

nota finale: ragazzi Bruce Willis pulito e sbarbato? I suoi primi telefilm e soprattutto La Colazione Dei Campioni...


gparker ha detto...

Moonlight Mile si chamavano no? Lui faceva l'avvocato con un'altra collega mi sembra...
Cmq sono d'accordo, manca un adattamento, il che lo rende quello che qui viene definito un "progetto", una definizione davvero davvero niente male.


Anonimo ha detto...

Il film non l'ho visto, ma voglio segnalare (come sempre) lo score fatto a 6 mani, dallo stesso Robert Rodriguez, dall'odioso Graeme Revell e dal divino John Debney, la parte di Debney è DECISAMENTE la migliore.


Anonimo ha detto...

Non ho mai letto il fumetto ma il film mi è piaciuto.
Sono un vecchio consumatore di Linus, Alterlinus, Alter Alter etc. (i più giovani non sanno, forse, di cosa io stia parlando)e quindi un assiduo frequentatore di fumetti noir nonchè un cinefilo e quindi buon conoscitore della materia. Chester Gould e Munoz y Sampayo sono forse gli autori di fumetti che, sebbene con modalità narrative e di contenuti diverse ma pur sempre noir, poliziesco noir, hard boiled che dir si voglia, mi hanno fatto amare il noir vero. Al cinema o in televisione, poi, non mi perdevo mai quei fantastici film e telefilm in bianco e nero che iniziavano invariabilmente con un sassofono in sottofondo e la voce, la stessa dei trailers cinematografici, che recitava: "Mentre su Chicago calano le prime ombre della sera...".
Con questo curriculum emozionale più che formativo (faccio tutt'altro nella vita!) ho visto Sin City riconoscendogli una narrazione serrata, dei contenuti credibili anche nella loro incredibilità e dei personaggi (e attori) azzeccati quali le stereotipate femmes fatales e perfide, i cattivi cattivissimi, i poliziotti sfigati ma in gamba e i giustizieri veri. Tutti gli ingredienti, insomma, di un film noir vero.
Come ho premesso non ho mai letto il fumetto ma la trasposizione cinematografica deve essere ottima. Il bianco e nero con i pochi colori ben scelti e adattati alla narrazione, gli ambienti bui con ottima scelta delle luci, le auto anni '50, le armi, etc.
In definitiva un prodotto convincente e ben confezionato in cui la supervisione di Quentin Tarantino si vede e si sente, con il giusto grado di suspence, di violenza sempre e comunque velata d'ironia e surrealismo e di ritmo. Anche l'idea delle storie che si intersecano, sebbene non originale, è sempre valida e costringe lo spettatore a quel minimo sforzo mnemonico che non guasta.
Manca solo una cosa: la sigaretta in bocca a Bruce Willis. C'era? Io non l'ho notata. Sarebbe stato meglio, sarebbe stata l'ennesima icona.


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