A metà tra il racconto e il documentario si inserisce la volontà di Maselli di parlare ancora degli emarginati della società, di coloro che vivono ai margini della globalizzazione e che di essa subiscono solo la mobilità o gli echi ma che non riescono poi a fare proprio il senso di modernità internazionale e che anzi sembrano vivere in microcosmi minuscoli.
Le tre storie raccontate sono di un'immigrata africana con la sua famiglia, di un'immigrata rumena che invece la famiglia la lascia in Romania e tenta di mantenerla e di un fruttivendolo romano che diventa barbone in seguito alla morte della madre. Storie vere raccontate con la voce fuoricampo dai reali protagonisti e interpretati da attori professionisti.
Al di là delle storie di quotidiano dolore, dal taglio ovviamente cronachistico, il film si distingue per il piglio documentaristico che comunque non vuole rinunciare ad una forte dimensione estetica e che non ha paura di volare alto. Certo Maselli ha una certa età e la paura ormai non sa più cosa sia, cerca solo di fare il cinema che vuole e negli anni questa è stata sempre confermata come la sua vocazione, un cinema sociale attaccato moltissimo alla realtà che prende spunto chiaramente dal documentario.
Le cose migliori di Civico 0 vengono proprio dalla formazione di Maselli, documentarista in un'epoca in cui il sonoro in presa diretta richiedeva pesanti macchinari che non si confacevano alla formazione leggera con cui si gira per riprendere le immagini da documentario, e che quindi girava spesso lunghe sequenze in esterni prive di audio che dovevano non solo essere musicate a posteriori ma soprattutto dovevano parlare unicamente con il montaggio.
I cassonetti, la carta straccia, le buste della mondezza trascinate, i bagagli dei vagabondi, sono queste le ossessioni di Civico 0 che incorniciano le tre storie, narrate con distacco forte (dato dalle voci narranti che si sente non essere professioniste) e qualche velleità melodrammatica.
Mi sono stupito di come il film nonostante la spezzettatura in episodi riesca ad andare dritto al punto e contemporaneamente a parlar d'altro, a divagare e dare un senso comune di povertà e vita ai margini, specialmente con il delicato episodio di Massimo Ranieri.
Le tre storie raccontate sono di un'immigrata africana con la sua famiglia, di un'immigrata rumena che invece la famiglia la lascia in Romania e tenta di mantenerla e di un fruttivendolo romano che diventa barbone in seguito alla morte della madre. Storie vere raccontate con la voce fuoricampo dai reali protagonisti e interpretati da attori professionisti.
Al di là delle storie di quotidiano dolore, dal taglio ovviamente cronachistico, il film si distingue per il piglio documentaristico che comunque non vuole rinunciare ad una forte dimensione estetica e che non ha paura di volare alto. Certo Maselli ha una certa età e la paura ormai non sa più cosa sia, cerca solo di fare il cinema che vuole e negli anni questa è stata sempre confermata come la sua vocazione, un cinema sociale attaccato moltissimo alla realtà che prende spunto chiaramente dal documentario.
Le cose migliori di Civico 0 vengono proprio dalla formazione di Maselli, documentarista in un'epoca in cui il sonoro in presa diretta richiedeva pesanti macchinari che non si confacevano alla formazione leggera con cui si gira per riprendere le immagini da documentario, e che quindi girava spesso lunghe sequenze in esterni prive di audio che dovevano non solo essere musicate a posteriori ma soprattutto dovevano parlare unicamente con il montaggio.
I cassonetti, la carta straccia, le buste della mondezza trascinate, i bagagli dei vagabondi, sono queste le ossessioni di Civico 0 che incorniciano le tre storie, narrate con distacco forte (dato dalle voci narranti che si sente non essere professioniste) e qualche velleità melodrammatica.
Mi sono stupito di come il film nonostante la spezzettatura in episodi riesca ad andare dritto al punto e contemporaneamente a parlar d'altro, a divagare e dare un senso comune di povertà e vita ai margini, specialmente con il delicato episodio di Massimo Ranieri.
2 commenti:
Mi sa che su questo film non ci troviamo d'accordo.
http://www.smeerch.it/2007/11/20/civico-0/
Ma nemmeno troppo.
Mi sembra che entrambi nel bene o nel male siamo rimasti colpiti da alcune cose (anche se diverse) e delusi da altre.
Posta un commento