Finalmente, in una sala di seconda visione, recupero l'opera prima di Tommy Lee Jones e subito scopro che hanno fatto proprio bene a premiarlo a Venezia per la miglior regia, perchè, benchè il film non sia un capolavoro ha l'indubbio merito di riuscire ad armonizzare tutte le singole componenti produttive (fotografia, scenografia, recitazione, musica, montaggio...) dando una visione d'insieme molto forte, personale e caratterizzata.
Il west moderno, alla frontiera tra America e Messico come non-luogo, terra di nessuno dove a dominare sono gli spazi e non l'uomo. Tutti personaggi rassegnati a se stessi ed alla vita che vivono, lo è anche lo stesso protagonista (Tommy Lee Jones) fino a che non incontra Melquiades Estrada, un vero amico, ucciso per errore da un violento poliziotto di frontiera.
Al protagonista, constatata la reticenza della polizia a fare giustizia, non resta che rapire il colpevole e costringerlo ad accompagnarlo in un viaggio fino alla città natale del defunto per dargli la sepoltura che avrebbe voluto.
Un viaggio di purificazione il cui esito non è chiaro e nemmeno importante, l'importante, come in un'opera beat, è viaggiare.
Frankie666 non ha mancato di ricordare le somiglianze con il west crepuscolare, malinconico e disilluso di Peckinpah, e non sbaglia. Eroi, che non sono eroi da nessun punto di vista (non c'è mai trionfo), che vagano in un universo che di western ormai ha solo i cavalli e i panorami, e l'unica cosa che li differenzia dagli altri personaggi è la presenza in loro di una morale forte, non importa quale essa sia.
E devo dire che è anche bravo a narrare Tommy Lee Jones, il film si dispiega lento lento ma mai noioso, così che quando il vecchio cieco che vive in solitudine isolato dagli altri incontrato dai due viaggiatori al momento della loro partenza gli chiede inaspettatamente di ucciderlo non c'è bisogno di spiegare perchè o motivare le decisioni, basta quel desiderio.
Il west moderno, alla frontiera tra America e Messico come non-luogo, terra di nessuno dove a dominare sono gli spazi e non l'uomo. Tutti personaggi rassegnati a se stessi ed alla vita che vivono, lo è anche lo stesso protagonista (Tommy Lee Jones) fino a che non incontra Melquiades Estrada, un vero amico, ucciso per errore da un violento poliziotto di frontiera.
Al protagonista, constatata la reticenza della polizia a fare giustizia, non resta che rapire il colpevole e costringerlo ad accompagnarlo in un viaggio fino alla città natale del defunto per dargli la sepoltura che avrebbe voluto.
Un viaggio di purificazione il cui esito non è chiaro e nemmeno importante, l'importante, come in un'opera beat, è viaggiare.
Frankie666 non ha mancato di ricordare le somiglianze con il west crepuscolare, malinconico e disilluso di Peckinpah, e non sbaglia. Eroi, che non sono eroi da nessun punto di vista (non c'è mai trionfo), che vagano in un universo che di western ormai ha solo i cavalli e i panorami, e l'unica cosa che li differenzia dagli altri personaggi è la presenza in loro di una morale forte, non importa quale essa sia.
E devo dire che è anche bravo a narrare Tommy Lee Jones, il film si dispiega lento lento ma mai noioso, così che quando il vecchio cieco che vive in solitudine isolato dagli altri incontrato dai due viaggiatori al momento della loro partenza gli chiede inaspettatamente di ucciderlo non c'è bisogno di spiegare perchè o motivare le decisioni, basta quel desiderio.
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