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7.6.10

Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos, 2009)
di Juan Jose Campanella

POSTATO SU
Se c'è una cosa che non mi piace sono questi film che si vede sono tratti da romanzi. Lo si vede dai dialoghi, da come sono disegnati i personaggi, dalla scansione della storia e dalle ramificazioni che ha il plot principale. Si intuisce una struttura sottostante che non è puramente cinematografica e si percepisce l'adattamento. Il segreto dei suoi occhi però è così un bel film che ci passo sopra.

Il film di Juan Josè Campanella, vincitore a sorpresa del premio Oscar come Miglior film straniero nell'anno di Il profeta e Il nastro bianco, affronta il giallo del libro da cui è tratto con un'attenzione agli elementi cinematografici in grado di sbriciolare tutto quello che di letterario si può comunque intuire. Se infatti da un parte il respiro della storia, la complessità della trama e l'ampio respiro del racconto gridano a vivavoce "LIBRO", dall'altra il grandissimo lavoro fatto sugli attori e sui piccoli gesti rimanda ad una dimensione cinematografica.

La storia funziona e molto! Cosa non usuale nei gialli moderni. La parte che comunica più direttamente con la fonte letteraria è infatti riportata con rigore cinematografico e una vasta conoscenza di come si debbano raccontare le trame al cinema. Al contrario gli altri significati del film, dal contesto storico ai rapporti tra i personaggi che sottendono tutta la storia sono puramente frutto di un lavoro sulla messa in scena e sul linguaggio filmico.

A parte il clamoroso (finto) pianosequenza al centro del film che è un concentrato di tutto quello che si deve sapere su come si racconti qualcosa al cinema, Il segreto dei suoi occhi trabocca di idee, trovate e soprattutto delicatezze unicamente finalizzate a confermare le convenzioni del genere ma con stile.
La storia d'amore che sembra non consolidarsi mai, i personaggi tormentati, lo scontro di intelligenze, tutto è raccontato con una minuzia filmica incredibile. Campanella riesce a far notare minuscoli gesti, piccole occhiate o anche speranze nascoste in fondo ad uno sguardo che rimane inquadrato per meno di un secondo ma che è indimenticabile.

7 commenti:

alp ha detto...

si molto bello e non lo trovo neppure troppo letterario, dopo i primi 5 minuti troppo verbosi temevo il peggio e invece..


gparker ha detto...

si infatti, vedi in controluce la provenienza ma non schiaccia mai il film


el señor dionigi ha detto...

Bellissimo film, visto stasera. Ricardo Darìn poi è un mito, almeno per me che seguo con piacere il cinema argentino (anche se nelle commedie rende di più. Sia lui che il cinema argentino). Il personaggio del suo "collega", Pablo Sandoval, è una delle spalle allo stesso tempo più divertenti e tenere che ho visto al cinema negli ultimi mesi.
Pazzesca poi la scena dell'ascensore, un concentrato di paura e, ma questo devi dirlo tu, anche di bellezza cinematografica.
Nonostante siano tutti intensi, forse Campanella ha solo calcato un po' troppo la mano con tutti quei finali, per finire sempre sembra che non finisce mai.
Infine, la cosa più bella secondo me è che per tutto il film non si cita mai l'orrore, più che l'orrore l'angoscia della dittatura argentina del tempo in cui è ambientato il film, eppure quell'angoscia e quella dittatura ci sono sempre, come dici tu, "in controluce", di fatto il film è tutta una grande metafora alla Borges su quegli anni, incredibile come i ricordi personali (con l'ossessione di rimuoverli del vedovo e quella di tirarli alla luce del protagonista) siano la perfetta metafora dei ricordi di un paese.


gparker ha detto...

Concordo assolutamente ma va anche detto che gioca su un terreno facile. I period movie, specie quando coinvolgono la politica, sono quanto di meno inventivo, intelligente e metaforico possibile. Se usano analogie sono terra terra (tipo repressione di regime/repressione sessuale, oppressione sociale/follia individuale) e si assicurano sempre di sbandierare la loro non-adesione a cose cui daremmo comunque tutti per scontato che non aderiscono.
In questo scenario desolato è chiaro che una cosa come il segreto dei tuoi occhi svetta, ti fa respirare a pieni polmoni e ti riempie d'orgoglio per aver preso parte ad un racconto finalmente intelligente.
Questo sia chiaro non per levargli meriti, che ha a prescindere.


MonsierVerdoux ha detto...

sono d'accordissimo sulla bellezza del film, era da un sacco che non mi emozionavo così tanto al cinema...non ho notato questo legame fortissimo col romanzo (forse però perchè non l'ho letto), ma anzi ho trovato il film un piccolo capolavoro, come del resto ho scritto anche da me...


Lokki ha detto...

Ciao G Parker dagli occhi a mandorla, ieri sera finalmente ho visto questo film bello, giusto, angosciante, d'amore e thriller, d'amicizia e storico e me ne sono innamorata. Nel marito devoto e giustamente giustizialista ho ritrovato quel piccolo personaggio di Alberto Sordi di Un borghese piccolo piccolo e mi sono commossa davanti alla frase che pronuncia per giustificare quella sua condivisibile scelta, che non ha bisogno di giustificazioni, davanti agli occhi finalmente sazi, sereni e risolti del protagonista. Enormi e interminabili sentimenti e quel sottile senso di angoscia mi tengono sempre inchiodata allo schermo, quando mi capita di trovarli. Grazie con tanto ritardo del bellissimo regalo natalizio.


gparker ha detto...

Un piacere.
Gran momento allo stadio e soprattutto straordinario comprimario l'amico ubriacone. Di quelli che fanno un film.


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