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19.7.09

Max Embarassing (Max Pinlig, 2008)
di Lotte Svendsen

GIFFONI FILM FESTIVAL
CONCORSO +10

Max pensa di essere la persona più imbarazzante del mondo. Lui e sua madre. Soprattutto sua madre. Ogni cosa che fa e ogni cosa che gli capita finiscono per metterlo in imbarazzo. Non è eccessivamente socievole né estroverso e quindi non è molto inserito a scuola e quelle poche volte che sembra essersi guadagnato qualche amicizia (o forse di più) succede qualcosa di imbarazzante contro la sua volontà. Addirittura anche le festività natalizie e di capodanno saranno occasione d’imbarazzo.

Abituati come siamo ad un cinema punitivo danese questa commedia adolescenziale ci coglie di sorpresa, non solo per come azzecca un taglio particolare al racconto dei difficili rapporti figli/genitori ma anche per come padroneggi sapientemente i meccanismi comici.

A Max manca il padre e molto. Cerca di supplire, cerca di aiutare altri nella sua condizione, cerca di essere migliore e cerca di sopravvivere più che vivere, perché è nell’età in cui non si è padroni di ciò che succede. E forse questo imbarazzo, questo forte imbarazzo di fronte al quale si è anche incapaci di reagire per inesperienza, è la metafora più calzante per un intero periodo.

I continui imbarazzi di Max vengono principalmente dall’errata percezione che la madre ha di lui. Non è più un ragazzino ma da troppo poco perché si possa capire quali siano le sue nuove esigenze di ragazzo e non è nemmeno un adulto capace di parlare per se stesso spiegando cosa voglia. Certo la madre ce la mette tutta per creare situazioni difficili e oltre a mettere in imbarazzo il figlio spesso mette in imbarazzo anche con se stessa ma la metafora dell’incapacità di comunicare comunicata attraverso la continua errata percezione di cosa sia meglio per il proprio figlio non solo è calzante ma anche vicina a qualsiasi spettatore.

Lotte Svendsen si rivolge ai ragazzi ma con un’abilità e una capacità che rendono il suo film godibile anche per gli adulti. Le storie di ragazzi per ragazzi possono essere intelligenti e complesse, dotate di diversi livelli di lettura senza che venga trascurato quello principale e più immediato utile a tenere avvinghiato il pubblico più giovane.
La voglia di non ricadere in stereotipi e di non mostrare l’infanzia come un periodo più roseo e semplice di quanto non sia si vede specialmente nel rapporto di Max con le ragazze, lontano anni luce dall’idea dell’unico amore ideale e molto più vicino all’insensata e poco sentimentale voglia di ottenere tutto ciò che è possibile.

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