Se insolitamente arrivo in tempo a commentare un film è perchè l'ho visto gratis.
Personalmente ero ansioso di vedere cosa avesse fatto Benigni dopo lo scivolone di Pinocchio. Come tutti ormai sanno è tornato alla modalità espressiva di La Vita E' Bella. Anzi io direi che questo La Tigre E La Neve sta a La Vita E' Bella come Il Mostro sta a Johnny Stecchino. Così, per dare un'idea...
Il film non è diviso nettamente in due come La Vita E' Bella ma in tre (a Roma prima del viaggio in Iraq, in Iraq e a Roma dopo il viaggio in Iraq), la prima e l'ultima parte sono decisamente brutte, cattivi attori che recitano, in scenari improbabili, battute difficili da rendere credibili anche per De Niro, non fa ridere nè commuove, anzi all'inizio si capisce anche poco nonostante i soliti intrecci da Vincenzo Cerami.
Di tutt'altra pasta è la parte inIraq, benchè non ai suoi livelli più alti Benigni si dà molto fare, è dinamico, divertente, satirico e mentre si dibatte con tutte le forze sullo schermo per salvare Nicoletta Braschi contemporaneamente sul set si dibatte con tutte le sue forze per salvare il film. Non fosse per quella parte centrale il film sarebbe francamente da buttare, invece così si salva quantomeno.
Alcune cose carine ci sono, alcune cose sono proprio molto divertenti e se non siete troppo prevenuti magari un pochettino c'è pure da commuoversi. Di sicuro l'ottimismo di Benigni (che secondo me non sconfina ASSOLUTAMENTE nel buonismo dato il cupissimo scenario) è decisamente contagioso.
Anche qui però le dinamiche di mascheramento di una realtà tragica sono le stesse de La Vita Bella. Tuttavia tutto ciò a me non ha infastidito, e non lo ha fatto nemmeno la tanto critica visione che viene data dei soldati americani.
Io ritengo che Benigni stia tentando di tramutarsi in maschera, di diventare un personaggio fisso da inserire in vari contesti, una sorta di Charlot: una medesima sensibilità che affronta con il medesimo piglio tragicomico ogni ambito della vita (Benigni e la mafia, Benigni e l'olocausto, Benigni e la guerra...). Voler così affrontare in modo coerente la sua visione della vita, attraverso l'applicazione di questa ad ogni contesto. Sembra voglia cantare le lodi della vita, dell'amore, della poesia e dell'ottimismo attraverso ogni sua opera, per mostrare come possano risolvere, adattarsi e alleviare anche le situazioni peggiori. E così con il piglio comico Benigni si propone di andare più a fondo nei temi che tratta di qualsiasi film drammatico.
Se questo riusca o meno poi è un altro paio di maniche, personalmente trovo questo film carino, nulla di più e lascio cadere qualsiasi accusa sulla presunta visione conciliatoria delle truppe americane che servirebbe a Benigni per non rovinarsi il mercato americano. Le trovo polemiche poco cinematografiche, la bellezza del film è indipendente da tutto questo. Qualora si fosse trattato di un capolavoro nessuno avrebbe detto nulla, ma dato che non lo è se ne parla.
Personalmente ero ansioso di vedere cosa avesse fatto Benigni dopo lo scivolone di Pinocchio. Come tutti ormai sanno è tornato alla modalità espressiva di La Vita E' Bella. Anzi io direi che questo La Tigre E La Neve sta a La Vita E' Bella come Il Mostro sta a Johnny Stecchino. Così, per dare un'idea...
Il film non è diviso nettamente in due come La Vita E' Bella ma in tre (a Roma prima del viaggio in Iraq, in Iraq e a Roma dopo il viaggio in Iraq), la prima e l'ultima parte sono decisamente brutte, cattivi attori che recitano, in scenari improbabili, battute difficili da rendere credibili anche per De Niro, non fa ridere nè commuove, anzi all'inizio si capisce anche poco nonostante i soliti intrecci da Vincenzo Cerami.
Di tutt'altra pasta è la parte inIraq, benchè non ai suoi livelli più alti Benigni si dà molto fare, è dinamico, divertente, satirico e mentre si dibatte con tutte le forze sullo schermo per salvare Nicoletta Braschi contemporaneamente sul set si dibatte con tutte le sue forze per salvare il film. Non fosse per quella parte centrale il film sarebbe francamente da buttare, invece così si salva quantomeno.
Alcune cose carine ci sono, alcune cose sono proprio molto divertenti e se non siete troppo prevenuti magari un pochettino c'è pure da commuoversi. Di sicuro l'ottimismo di Benigni (che secondo me non sconfina ASSOLUTAMENTE nel buonismo dato il cupissimo scenario) è decisamente contagioso.
Anche qui però le dinamiche di mascheramento di una realtà tragica sono le stesse de La Vita Bella. Tuttavia tutto ciò a me non ha infastidito, e non lo ha fatto nemmeno la tanto critica visione che viene data dei soldati americani.
Io ritengo che Benigni stia tentando di tramutarsi in maschera, di diventare un personaggio fisso da inserire in vari contesti, una sorta di Charlot: una medesima sensibilità che affronta con il medesimo piglio tragicomico ogni ambito della vita (Benigni e la mafia, Benigni e l'olocausto, Benigni e la guerra...). Voler così affrontare in modo coerente la sua visione della vita, attraverso l'applicazione di questa ad ogni contesto. Sembra voglia cantare le lodi della vita, dell'amore, della poesia e dell'ottimismo attraverso ogni sua opera, per mostrare come possano risolvere, adattarsi e alleviare anche le situazioni peggiori. E così con il piglio comico Benigni si propone di andare più a fondo nei temi che tratta di qualsiasi film drammatico.
Se questo riusca o meno poi è un altro paio di maniche, personalmente trovo questo film carino, nulla di più e lascio cadere qualsiasi accusa sulla presunta visione conciliatoria delle truppe americane che servirebbe a Benigni per non rovinarsi il mercato americano. Le trovo polemiche poco cinematografiche, la bellezza del film è indipendente da tutto questo. Qualora si fosse trattato di un capolavoro nessuno avrebbe detto nulla, ma dato che non lo è se ne parla.
21 commenti:
Daccordo con te con la visione del Benigni Maschera, più Totò (cos'era, un tuono?) che Charlot. Del resto le maschere del nostro cinema sono state il Principe e Fantozzi. Pensare di passare il testimone a uno come Benigni non sarebbe scandaloso. Operazione intelligente, quindi, ma la Braschi e Cerami non lo aiuteranno di certo.
- SVIOLINATA QUASISERIA -
nel bene o nel male le tue recensioni mi convincono. sono accurate e nello stesso tempo non peccano di eccessivo tecnicismo (oddio qualche volta sì ma dipende dal genere, dall'autore...) e, cosa di estrema importanza, INCURIOSISCONO: di sicuro il punto vincente.
Per quanto riguarda Benigni-maschera, in effetti sì, concordo e mi sembra la definizione migliore rispetto a come si sta proponendo in veste cinematografica. In effetti mi aspettavo che l'ultimo film sarebbe stato un altro puzzle buonista e non avevo messo in conto di andarlo a vedere... ma a questo punto sono curiosa.
Però questa sera andrò a vedere "Romanzo criminale".
In molti me ne hanno parlato bene ma alla fine mi sono convinta leggendo la recensione qui.
Ok, come opinion leader cinematografico per stasera hai vinto va.
- FINE SVIOLINATA QUASISERIA -
Che belli gli apprezzamenti di SVVV! Una segretaria ne vede e ne sa di cose, quella si che è gente di mondo!
Secondo me esci soddisfatta da Romanzo Criminale.
sì decisamente soddisfatta.
il film è ben fatto, non ti pesano le 2 ore e mezza e soprattutto sembra che a dirigerlo sia chiunque tranne che Placido!
l'anello debole è di sicuro Accorsi che, con la faccetta sempre uguale e un'interpretazione altrettanto monocorde appare un po' come la caricatura di se stesso o del suo personaggio (potrebbe essere voluta la cosa ma chissà...)
Colpita da Santamaria che solitamente detesto ma che ho dovuto necessariamente apprezzare perchè la parte davvero gli calza a pennello (la parte del cornuto?)
L'appunto da fare è su ciò che in effetti risalta di più: i personaggi sono poco delineati, poco approfonditi e se ne percepiscono le caretteristiche di sfuggita.
Infatti, usciti dal cinema,la cosa che nessuno (io e i miei compagni di serata)riusciva e definire erano le caratterisitche dell'uno e dell'altro. C'era un'idea genarale su ognuno (es: Kim Rossi Stuart-il Freddo, il criminale che in fondo così criminale non è, che è stato invischiato in una serie di eventi tragici un po' per scelta e un po' per destino...) ma più di questo niente, non si ha un'idea precisa della complessità del personaggio, soprattutto di Accorsi... ah, Accorsi!
Una pecca che comunque viene compensata dalla sceneggiatura e dal ritmo che ti fanno appassionare alla storia tanto che alla fine rimane quella sensazione alla Carlito's way: ai criminali ci si affeziona, sono un po' eroi-tragici e ti dimentichi per un attimo che la loro è una storia di disperazione entro la quale non vince nè perde nessuno.
leggiti il libro......ne rimarrai molto più soddisfatta
mi riallaccio al discorso che facevate sul post di romanzo criminale:
di sicuro il libro è una cosa diversa... ma lo dice la parola stessa: è un libro non un film, sono due prodotti diversi e in quanto tali non devono necessariemente trasmettere/proporre gli stessi significati.
ossia: ci sono metodi espressivi tipici di un prodotto scritto e allo stesso modo ce ne sono per un prodotto cinematografico (dove l'approccio dello spettatore è prevalentemente visivo). Proprio per questo di solito è molto interessante confrontare i due prodotti (qualora un film venga trasposto da un libro o viceversa) per vedere COME sono stati rielaborati gli elementi principali e quindi che forma hanno assunto nella nuova veste (da libro a film ad esempio).
Io per esempio sono fissata con le trasposizioni (o traduzioni intersemiotiche.... ok, basta!) e di solito OGNI VOLTA che un film è tratto da un libro, amo confrontare le due cose e leggere il libro (qualora avessi già visto il film) il più velocemente possibile ripetto alla visione del film, per poter fare un confronto diretto e riuscire ad apprezzare l'eventuale cambiamento e riadattamento in un diverso formato dei contenuti.
Poi, fin qui parlavo di metodi espressivi, se nel caso di Romanzo criminale, ad esempio, è stata anche stravolta la storia (l'intreccio) allora ovviamente uno spettatore (che ha già letto il libro) potrebbe sentirsi "tradito" da come alcune parti sono state rielaborate e/o eliminate. Allo stesso tempo, però credo che anche questa sia una scelta stilistica che compone, nel bene o nel male il film.
Su tutti porto un esempio. Il film splatter di Infascelli, Almost blue tanto osannato come opera giovane alternativa (...) è, a mio avviso un film prettamente splatter che colpisce e gioca prevalentemente su quello. Ed è l'immagine a fare da padrona. NEL FILM.
Il libro di Lucarelli da cui è stato tratto è UN'ALTRA COSA. Gioca sui suoni, sulle percezioni che collegano il cieco (protagonista) e il serial killer: entrambi vivono in un mondo ovattato dove il suono fa da sottofondo e guida le percezioni dell'uno e dell'altro. NEL FILM QUESTA COSA è COMPLETAMENTE ANNULLATA.
Ma non è questo il problema, anche se a me non piace il film rimane un prodotto apprezzabile (almeno negli intenti)per le trovate e alcune caratterisitiche peculiari (continuo a dire che per me è prevalentemente un'opera splatter e su questo si basa e attira)... anche se si discosta dal libro e, proprio per questo assume una forma propria che lo rende, per l'appunto UN'ALTRA COSA... bella o brutta che sia.
Queste poi sono considerazoini generali, ciò che secondo me si dovrebbe considerare in caso di trasposizioni.
Nel caso di Romanzo criminale non posso parlare in termini specifici perchè non ho letto il libro e probabilmente lo farò a breve e in caso ne potrò parlare con cognizione.
punto.
torno ai bambini prodigio.
Parole sante!
giustissimo...non metto in dubbio,quando però io dico che se leggi il libro ne rimani più soddisfatta lo dico in senso assoluto...non voglio paragonare i due sistemi di narrazione della stessa(più o meno) storia,solo specificare che in questo caso il libro è un esperienza più gratificante del film.
ok, allora ti saprò dire cosa ne penso nei prossimi giorni, conto di comprarlo a breve...
Svvv non ti facevo così recensionista....
gp ma quanti film hai visto questa settimana??? Sei una macchinetta....
E mo' ne arrivane subtio subito altri due, anzi domani conto di vederne almeno un altro. Del resto se non mi rifaccio nei weekend....
ho dei lati nascosti, nascostissimi.
I Guardiani???
ti dico una cosa sola....l'ho letto in una notte...
I Guardiani quanto prima...
(che belle queste conversazioni incrociate, non si capisce niente ma sono bellissime)
Bisogna essere altamente specializzati per sostenerle, anche perchè non è che ci vivi attaccato al blog, ti fai i tuoi cazzi poi arrivi qui e ti trovi 8 conversazioni incorciate e devi rispondere in maniera sensata ogni volta.
io non ho visto il film, neppure Pinocchio, e visto che prossimamente lo faranno vedere in tele, non vedo l'ora di poterlo ascoltare e guardare per farmi la mia opinione. ho deciso di scrivere ugualmente cmq per segnalare una interpretazione che un Benigni giovanissimo fece delle onde televisive. di come entrano ed escono dal nostro corpo attraverso la tele e si propagano e ingigantiscono .. è un pezzo fantastico, difficilissimo da interpretare e da fare sentire ad un pubblico come riuscì a fare lui..le onde di grano come onde.. l'elogio al silenzio..è qualcosa che resta dentro .. qualcosa che in tele dovrebbero far riacoltare e vedere tantissime volte perchè piu' che mai attuale. Io non lo so se questo suo ultimo lavoro o Pinocchio sono belli o brutti.. so che le persone dicono è meglio il libro.. è meglio il film.. beh.. da un po' di tempo mi chiedo se sia giusto fare valutazioni di questo tipo. perchè Pinocchio è un'opera che filtra le visioni di una persona diversa da colui che l'ha scritta.
E forse non è piaciuto a tante persone perchè erano troppo ancorate al testo originale.e chi dà la sua visione su qualcosa di "originale" nel senso che abbatte un muro reso "sacro" dai piu' ,tante volte non è compreso.
O guardato con sospetto, come fosse un mostro.. basta pensare a Pasolini.. e a tutti quelli che perchè si cimentano esponendosi su qualche argomento "intoccabile" prendono delle gran mazzate in testa. salvo poi passati anni, e possibilmente dopo morti, essere osannati por la loro capacità innovativa, per l'originalità ecc ecc ecc ..poi escono altri "mostri" che prendono altre mazzate perchè buttan giu' altri muri sacri .. finchè altra morte non permette di separare la loro immagine dalle loro opere.che immancabilmente diventan bellissime dopo!
beh.. ha fatto bene shakespear o come cavolo si scrive e i kiss e pure Q (finchè c'è riuscito) a starsene nell'anonimato facendo quello che a loro pareva.
almeno han preso il meglio da ogni cosa che facevano senza lo spallamento della mediocrità spensante fino a che TUTTI non dicon OMMACHEBBRAVOOOOOOOOOO!!
tzè!
Proprio di recente sul post su Romanzo criminale (recuperabile sulla barra sulla destra) ci si è sperticati nei commenti a parlare del rapporto libro-film, quando il secondo è tratto dal primo come è meglio procedere e perchè accade che quasi sempre "E' meglio il libro".
Su Benigni poi il discorso che fai lo trovo giusto anche se io credo più che altro che Benigni verrà osannato senza remore dopo la sua morte anche se non se lo sarà meritato, a prescindere da tutto ormai è trasfigurato in icona italiana e questo gli varrà ogni lode. Io credo che abbia fatto delle buone cose. Punto.
Anche io attendo Pinocchio in televisione per vedere se fa così schifo come dicono tutti, anche se temo che la televisione non renderà comunque giustizia a questo film che una volta tanto (per il cinema itlaliano) molto si basa sulla fascinazione della visione cinematografica.
ciao, questo blog è stupendo! detto questo vorrei dire che la tigre e la neve per me è stato proprio bello, ma tanto bello, ma se proprio devo dire la verità l'ho trovato un capolavoro... magari mi sbaglio, a me è certamente piaciuto più de "la Vita é bella". Ma onestamente a me Pinocchio non era dispiaciuto (più che un film una serata a teatro). Cmq. tornando a noi, la Tigre e la neve riesce, cosa ch a me piace tantissimo, a dare degli spunti che appaiono senza senso e che poi si ritrovano alla fine del film... lo so to diventando ripetitivo, ma per me è stato proprio un gran film!
Tutti questi complimenti mi commuovono..........
Cmq sei l'unico che ho sentito che ha preferito La tigre la vita è bella, sinceramente a me è sembrato che le parti non in Iraq fossero un po' stantie, mentre quelle uori dal campo di concentramento in la vita è bella reggevano un po' di più. Certo per entrambi il fulcro è quando l'azione si sposta nel luogo della tragedia, che Benigni trasforma nel luogo della sua lotta comica contro l'orrore.
Posta un commento