Recuperato in un cinema di seconda visione, riesco a godermi il fintomentario di Herzog di cui tanto bene avevo sentito parlare, senza calcolare poi che ho adorato senza alcuna riserva Il Mio Nemico Più Caro, il documentario (questo vero, non finto) che Herzog ha fatto nel 1999 sullo scomparso Klaus Kinski, sul loro legame e su un modo di fare cinema che, almeno per lui, non c'è più.
Eppure, se non mi sento di smentire quanto affermato di buono da altri blogger, dall'altra parte non ne posso condividere il giudizio finale positivo.
In questo suo Wild Blue Yonder (tradotto come ignoto Spazio Profondo non si sa bene perchè (di certo non per fini commerciali...)) Herzog mostra qualcosa per suggerire qualcos'altro. Mi spiego: il fintomentario si basa su un'intervista ad un alieno giunto sulla terra che narra perchè lui e la sua razza siano venuti, e perchè l'uomo ora sti acercando un altro pianeta dove vivere e come questa ricerca sia terminata proprio su quel pianeta da cui lui e la sua razza sono fuggiti e infine come l'uomo l'abbia trovato quel pianeta abbandonato invitante.
Le immagini che Herzog usa sono quelle di repertorio della NASA (immagini riprese con una telecamera digitale dagli astronauti in orbita) più altre di esplorazioni marittime probabilmente ai poli (il mondo da cui viene l'alieno ha un cielo di ghiaccio e un'atmosfera di elio liquido). Immagini stupende che accompagnate alle parole dell'alieno trasmettono davvero il fascino dell'esplorazione di mondi lontani, ma in realtà si tratta sempre della Terra, sono immagini riprese sul nostro pianeta. Tutto lo splendore, la meraviglia, la bellezza e l'ignoto che c'è in quelle immagini (colori, posti, animali....) è in realtà l'ignoto terrestre.
Parlando dello spazio Herzog mostra la Terra.
Le immagini sono di una bellezza sconvolgente, l'esplorazione sotto il ghiaccio è meravigliosa e dotata di colori mai visti, alcune immagini dello spazio pure sono veramente belle.
Il brutto purtroppo è che il film è molto molto noioso. Le parti di racconto sono inframezzate da lunghissime sequenze senza parole in cui l'unico sottofondo sono cori sardi, binomio interessante all'inizio ma sfinente alla fine. Soprattutto ci sono interminabili sequenze (sempre con musica sarda o solo violoncello) della vita nella nave spaziale, che alla noia che già avanza abbinano anche delle riprese necessariamente amatoriali, che poco o anzi niente hanno di interessante. Se non altro le immagini sott'acqua hanno colori, e soggetti belli e interessanti!
Il risultato è purtroppo un film bellissimo solo sulla carta.
Eppure, se non mi sento di smentire quanto affermato di buono da altri blogger, dall'altra parte non ne posso condividere il giudizio finale positivo.
In questo suo Wild Blue Yonder (tradotto come ignoto Spazio Profondo non si sa bene perchè (di certo non per fini commerciali...)) Herzog mostra qualcosa per suggerire qualcos'altro. Mi spiego: il fintomentario si basa su un'intervista ad un alieno giunto sulla terra che narra perchè lui e la sua razza siano venuti, e perchè l'uomo ora sti acercando un altro pianeta dove vivere e come questa ricerca sia terminata proprio su quel pianeta da cui lui e la sua razza sono fuggiti e infine come l'uomo l'abbia trovato quel pianeta abbandonato invitante.
Le immagini che Herzog usa sono quelle di repertorio della NASA (immagini riprese con una telecamera digitale dagli astronauti in orbita) più altre di esplorazioni marittime probabilmente ai poli (il mondo da cui viene l'alieno ha un cielo di ghiaccio e un'atmosfera di elio liquido). Immagini stupende che accompagnate alle parole dell'alieno trasmettono davvero il fascino dell'esplorazione di mondi lontani, ma in realtà si tratta sempre della Terra, sono immagini riprese sul nostro pianeta. Tutto lo splendore, la meraviglia, la bellezza e l'ignoto che c'è in quelle immagini (colori, posti, animali....) è in realtà l'ignoto terrestre.
Parlando dello spazio Herzog mostra la Terra.
Le immagini sono di una bellezza sconvolgente, l'esplorazione sotto il ghiaccio è meravigliosa e dotata di colori mai visti, alcune immagini dello spazio pure sono veramente belle.
Il brutto purtroppo è che il film è molto molto noioso. Le parti di racconto sono inframezzate da lunghissime sequenze senza parole in cui l'unico sottofondo sono cori sardi, binomio interessante all'inizio ma sfinente alla fine. Soprattutto ci sono interminabili sequenze (sempre con musica sarda o solo violoncello) della vita nella nave spaziale, che alla noia che già avanza abbinano anche delle riprese necessariamente amatoriali, che poco o anzi niente hanno di interessante. Se non altro le immagini sott'acqua hanno colori, e soggetti belli e interessanti!
Il risultato è purtroppo un film bellissimo solo sulla carta.
5 commenti:
Mhmmm... sì e no... o meglio: in parte è la sensazione che ho avuto io all'uscita, ma con il tempo devo dire che mi è decisamente rimasto dentro. Per rimanere sui film recenti di Herzog, ti consiglio caldamente Grizzly Man, che trovo a dir poco straordinario...
Ma in infatti è uno di quei film che hanno uno spunto ed un'idea di fondo talmente buona e la realizzano anche a sprazzi talmente bene che la memoria selettiva ti lascia nella mente solo il meglio che in effetti è spettacolare, per cui alla fine sei conquistato e ti dimentichi però le lunghe sequenze di noia che avresti voluto mandare avanti veloce...
Grizzly Man lo cerco da tempo...
Ho visto il film ieri sera, dopo averne sentito parlare in Germania. Avevo quindi grosse aspettative che, in maniera spiazzante rispetto a quanto immaginavo prima di aver visto il film, non sono state deluse.
All'inizio era incuriosito e annoiato; mi chiedevo dove Herzog volesse andare a parare. Herzog si allontana dalle regole del cinema e, chi riesce a seguirlo fino alla fine, capisce solo alla fine il messaggio. La terra è la vera "frontiera delle meraviglie", se solo gli uomini riuscissero a vederla in tale ottica.
Tutto nel film - le immagini volutamente "terrestri", la musica umana e primigenia, il ritmo filmico volutemente lento - ci portano ad abbandonare i ritmi cui siamo abituati dentro e fuori dalle pellicole odierne e inducono in noi quella che definirei una "visione in fase REM", nella quale la coscienza vigile e razionale del giorno lascia spazio ad una visione più sognante ma forse per questo più autentica e meno cerebrale.
Credo sia questa la genialità del film: il superamento degli schemi mentali e filmici per raggiungere una naturale e perciò "lenta" semplicità.
credo che tutte le persone che hanno
trovato noioso il film siano semplicemente non adatte a vederlo; non tanto che siano stupidi, quanto semplicemente non raccolgono o non digeriscono totalmente la natura intimista del film. per chi e' abituato a un certo tipo di cinema, il film ha ben pochi difetti e un gran senso cosi' come e': non c'e' un indice buono per capire la particolarita' di un film che vederne delle critiche discordanti. il fatto che il film piaccia molto o non piaccia per niente, molte volte e' significativo, perche' perlomeno non lascia lo spettatore in una apatia dolciastra; qualcosa di simile a quello che e' successo a parsifal di syberberg, che ha disgustato chi guardava l'opera, ma fatto gridare al miracolo i cinefili. allo stesso modo altri individui trovano noiose le opere di wagner o i film di tarkowsky, o senza senso e dilettanteschi i libri di racconti di stanislaw lem o i film di jodorowsky, ma tutti queste figure riscattano il parer popolare ad un livello di analisi piu' elevato rispetto a quello che si puo' avere dal discorso da bar tra amici, diventando film/opera/libri di culto.
non dico che certe opere NON richiedano sforzi maggiori, concentrazione maggiore; a me piace molto stalker di tarkowsky, il parsifal di wagner o free jazz di coleman, ma non li fagocito tutti i giorni. se mi volete dire che ci sono lavori che sono piu' "riguardabili con piacere" di questo film, siamo d'accordo; ma in quel caso non parliamo di valore "in se" del film, quanto del suo valore ricreativo.
per mia esperienza diretta credo che siano le persone che devono piegarsi alle opere, non viceversa; se i film fossero fatti a misura dello spettatore, sarebbero opere ben poco geniali; lo stesso vale per la musica e le altre arti. un film di un qualche valore non compiace subito e totalmente la maggior parte degli spettatori, ma genera una nuova nicchia di simpatizzanti, col tempo. un buon film porta avanti una idea con lo stile che sembra piu' consono al regista, che questo piaccia o meno a chi guarda il film. per questo che quando viene partorita un'opera geniale, la si riconosce come tale solo 20 anni dopo. io starei ben attento ad esprimere pareri del tipo"ha delle belle scene, ma e' noioso" perche' la opinione dice molto poco del film, ma molto su chi lo guarda.
un saluto. alis.
Alis dici tutte cose molto vere.
E' senz'altro vero che è il fruitore a doversi piegare all'opera, ed è senz'altro vero che ogni autore segue dei propri percorsi per spiegare o mostrare ciò che ha in testa. E' infine anche sacrosanto che c'è un valore che tu chiami ricreativo e uno più intimo di un'opera che fa sì che ci siano film molto belli ma che non rivedrei volentieri ogni giorno e film mediocri che tuttavia vedrei spesso.
Ma ciò su cui discordo, e profondamente, è il discorso che fai alla fine cioè quello sull'impossibilità di esprimere pareri come "belle immagini ma noioso", poichè la noia, la prolissità sono difetti indubbi di un film e non possono essere trascurati, assolutamente. Ci sono alcuni film molto noiosi (sicuramente lo è 2001: Odissea Nello Spazio) che tuttavia vincono la noia con altre qualità, ma secondo me il film di Herzog non vince e basta.
Mi sembra che il tuo ragionamento finisca con il giustificare ogni opera d'autore in quanto tale, senza tenere conto dei passi falsi, degli errori e dei film riusciti meglio o peggio, o ancora senza tenere conto del parere soggettivo (che in un blog è fondamentale). Quello che mi può spingere a non sopportare nulla di un determinato periodo di un autore, per motivi personali, per una distanza incolmabile tra quell'idea di cinema e la mia.
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