Partecipazioni importanti (Charlton Heston e F. Murray Abraham) per una coproduzione italiana, brasiliana e ungherese sul tema del nazismo. Ancora.
Questa volta però almeno il nazismo e la shoa sono un po' in secondo piano, perchè l'aspetto fondamentale del film è il rapporto che il figlio intrattiene con se stesso, posto di fronte all'evidenza che suo padre (il dottor Mengele, uno dei più grandi criminali della storia) che lui non ha mai conosciuto perchè da quando è nato il padre si nasconde in Sud America. Da grande decide di incontrarlo e dopo mille trafile atte a mantenere la segretezza va in Brasile da lui che vive in una favela e si tocca con mano due cose: primo, che suo padre ha agito per un'ideale nel quale ancora crede e che gli altera la percezione di ogni cosa e secondo che non ce la farà mai a denunciarlo alle autorità come vorrebbe.
Il film, un po' didascalico, a tratti riesce a convincere anche in virtù dello spunto di trama che è interessante, ma tante sono le cadute di stile, da una messa in scena fragorosa, che non manca di sottolineare con le solite trovate di regia i momenti panici, al personaggio del figlio che è francamente ridicolo anche per colpa dell'attore, Thomas Kretschmann.
Questa volta però almeno il nazismo e la shoa sono un po' in secondo piano, perchè l'aspetto fondamentale del film è il rapporto che il figlio intrattiene con se stesso, posto di fronte all'evidenza che suo padre (il dottor Mengele, uno dei più grandi criminali della storia) che lui non ha mai conosciuto perchè da quando è nato il padre si nasconde in Sud America. Da grande decide di incontrarlo e dopo mille trafile atte a mantenere la segretezza va in Brasile da lui che vive in una favela e si tocca con mano due cose: primo, che suo padre ha agito per un'ideale nel quale ancora crede e che gli altera la percezione di ogni cosa e secondo che non ce la farà mai a denunciarlo alle autorità come vorrebbe.
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2 commenti:
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