E' da poco partito DueSpaghi.it, social network per ristoranti. Il sito è da formare, cioè bisogna ancora che la gran massa di utenti cominci a segnalare i ristoranti e immetterne i dati (io un po' lavoro da par mio l'ho fatto), per poi passare alla fase del tagging e arrivare quindi ad avere una rete di ristoranti consigliati e ordinati secondo criteri decisi dagli utenti, ma già si vede che è qualcosa di valido. Anche perchè fino ad ora il settore delle guide per ristoranti in rete si limitava a segnalare numeri di telefono ed indirizzi al pari delle pagine gialle non potendo contare su alcun recensore di cui la gente potesse fidarsi.
Mi sento di dire che è il primo social network italiano perchè non ho notizie di altri, quantomeno altri social network ufficialmente partiti (non in beta) e originali nostrani.
E' facile sottolineare come il primo social network nostrano sia un sito che si occupa di mangiare bene e che si propone di indicizzare e indirizzare meglio le scelte in fatto di ristoranti, ma io lo trovo interessante più che caratteristico. Cioè nel momento in cui la rete propone una forte innovazione tecnica (il web 2.0 e quindi social tagging ecc. ecc.) la nostra cultura ancora una volta risponde con qualcosa di locale, di autoreferenziale.
Da sempre fuori dal grande giro del business del software in rete (e on si è mai bene capito perchè) gli imprenditori della rete italiani puntano con forza crescente sulla località, sulle realtà presenti nel territorio e sulla possibilità di utilizzare internet come uno strumento per migliorare la qualità della vita reale e non la qualità della vita in rete, che invece è nella maggior parte dei casi l'obiettivo delle applicazioni 2.0 di grande successo internazionale (da Flickr, a Del.icio.us, a digg....).
E' una prospettiva strana che sembra credere più alla rete come strumento innovativo che crea nuovi servizi per la vita di tutti i giorni che alla rete come strumento rivoluzionario in grado di costituire in sè un nuovo mondo per il quale sviluppare servizi.
Non so se sia una prospettiva necessariamente sbagliata, di certo non è euforistica e sognatrice ma più prudente e tutto sommato potrebbe a lungo andare rivelarsi la più corretta.
11 commenti:
Alè Alè, Italietta Alè.
Invece no, è più una cosa che facciamo bene e quindi ce la ricicliamo in tutti gli ambiti, anche in rete.
Io infatti manifestavo orgoglio.
Mi hai mai sentito lamentarmi della gastronomia Italiana a me? IO che dico che tra Vissani e Raffaello Sanzio c' è ben poca differenza?!
...tsk...
Infatti mi sembrava strano...
Io sono un gastronomo perso...
Ti dovresti aprire un bel blog di gastronomia, dove parli di ricette, di ingredienti, narri storie di famosi cuochi o famosi piatti o anche non famosi, dove parli di ristoranti in cui vai e piatti che mangi, dve esponi la tua visione dell'universo gastronomico come parte integrante della vita.
Ce n'è uno così di blog ma secondo me non vale nulla è PepeRosso.... Potresti fare di meglio.
La verità è che io non sono il tipo da blog....
Sulla gastronomia mi era venuta in mente una storia di cuochi Italiani a New York, che aprono una trattoria, e che se la devono vedere con una catena di fast food.
Fra cucina e botte, omaggiando i film di Bud spencer E Terence Hill.
Anche gli angeli mangiano filetto al tartufo.
Bellissimo....
Non so se è meglio la trama o il titolo...
Due gastronomi che risolvono i loro problemi facendo grottescamente a botte...
E il concetto di trattoria all' Italiana, o di ristorazione "slow food", che si confronta con quello all' americana di fast food... La rissa poi è per far cinema.
Nice idea with this site its better than most of the rubbish I come across.
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