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FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2006
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Tsukamoto si concentra sugli i sogni, e meglio sugli incubi, sulla loro funzione sociale e sul desiderio inconscio dell'uomo metropolitano di morire. "Non sapevo di volermi suicidare!" urla una delle vittime in un suo sogno, mentre nella realtà si tagliuzza con un coltello e Tsukamoto si ritaglia il ruolo di un uomo che a seguito di un malsano tentativo di uccidersi è diventato un demone del suicidio che intercetta chi deidera di morire e li perseguita negli incubi facendo in modo che mentre sognano nella realtà si uccidono.
Mi sento di poter dire tranquillamente che è altamente sotto le aspettative, Tsukamoto viene a patti con la narrazione e perde la sua forza eversiva, quella di saper comunicare per immagini e non per parole. Rimane il merito di saper fare un cinema terrificante senza usare suspense e suggerendo invece di mostrare.
3 commenti:
Alla proiezione per il pubblico ha aggiunto che di questo film intende fare 2 seguiti in modo da creare una trilogia.
Non sono d' accordo invece quando dici che utilizza le figure archetipe del cinema (anche perchè sono le figure archetipe del horror e/o del noir in qualsiasi media esso venga raccontato, fosse pure a puntate per radio...): a mio modo di vedere più che dal cinema, Tsukamoto trae ispirazione dalle figure archetipe del manga. Più precisamente (per chi sa di cosa sto parlando), dal manga Seinen moderno, e per citare un autore direi Hideo Yamamoto. E non soltanto, anche se è alquanto strana come idea perchè di Tsukamoto ho visto solo quattro film, io sono sempre + convinto che lui si ispiri tantissimo all' estetica dei manga per la "mise en scène" dei suoi film. In particolare alcune delle caratteristiche dei protagonisti, delle loro movenze e di alcune sequenze di immagini, mi ricordano molto il modo di susseguirsi ed il "lay-out" (chiedo scusa ma non sono un tecnico...) delle vignette nel manga di oggi. Poi al tutto aggiunge la sua esperienza e personalità di regista certo.
La mia opinione sul film invece è che non è niente di che... Mi verrebbe da dire uno Tsukamoto commerciale, anche se sono rimasto particolarmente impressionato dai primi 10 minuti, in cui tsukamoto riesce a instaurare la suspence nello spettatore facendo uso soltanto di movimenti a mano della telecamera, e del suono (dopo uno ci si abitua ma il primo impatto è straordinario, AH! Questi gialli, quante meraviglie riescono ad inventarsi...), forse perchè venivo dalla visione di N che francamente mi ha fatto ribrezzo.
Per finire aggiungo che Tsukamoto è stato UN GRANDE, quando ha dato la macchina fotografica ad un hostess, e dal palco si è fatto fare una foto con il pubblico alle spalle, posando con le dita di entrambe le mani alzate a simboleggiare la vittoria... Lo stereotipo del turista giapponese cazzo, che mito!
si certo sono le figure archetipe della narrazione non solo del cinema. Ma il concetto è che questo per lui è decisamente una novità...
non proprio, io ho notato, che molto spesso lui usa figure tipiche o analoghe a quelle che si trovano in certi tipi di manga... In tetsuo II e tokyo fist ed in questo perlomeno. Bullet Ballet è uno tsukamoto atipico...
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