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17.12.11

Enter the void (id., 2010)
di Gaspar Noè

Se la definizione film-mondo può avere senso allora va applicata a questo nuovo (vecchio) film di Gaspar Noè, cineasta odiato tanto quanto amato e per questo istintivamente simpatico.
Certo di simpatia ce ne vuole per superare l'inizio di Enter the void (anche noto come "il film i cui titoli di testa piacciono a Tarantino") in cui, stando in soggettiva dentro la testa del protagonista (cosa che sarà la costante del film), solo in casa sentiamo che parla con se stesso, esprimendo a voce alta quel che pensa, i suoi sentimenti e via dicendo. Espediente tra i meno plausibili e più indisponenti in assoluto.

Se si ha però il coraggio di andare avanti si affronta un viaggio lento e colorato (di colori scelti con perizia e gusto) prima in una mente allucinata dalle droge, poi oltre la vita, nella memoria e in una specie di stato ultracosciente nel quale si domina la realtà dall'alto.
Il film è aperto a qualsiasi spiegazione (un trip andato male, una specie di stasi ultraterrena come viene spiegato dall'amico ad inizio film, una pre-reincarnazione o forse solo "tutta la vita che ti passa davanti") quel che vi pare. Il punto è che Noè si pone chiaramente come obiettivo di parlare del più alto dei temi, il rapporto che stringiamo con la nostra storia personale e cosa questa significhi per noi e, più in alto, nella grande storia di tutto il mondo.

Sebbene non tutto sia godibile e spesso ci siano strizzate al pubblico 14-21enne, particolarmente ricettivo rispetto a "cose strane che hanno a che fare con le droghe", è innegabile che in tutto questo agitarsi e mescolare colori con intenti psichedelici Noè qualcosa raggiunga. Cos che, viste le premesse, il tema e lo svolgimento non era scontata!
Il senso di oppressione e intrinseca disperazione che le scelte di fotografia, unite all'attitudine di tutti i personaggi riescono a rendere ha pochi eguali, e da solo fa gran parte del lavoro di trascinamento dello spettatore in quell'abisso che si vorrebbe espanso.
La scelta di continui flash stroboscopici, sovrailluminazioni e neon ben si accoppia con i viaggi a ritroso che in certi punti azzeccano anche la giustapposizione emotiva.

Enter the void è un viaggione sia nelle intenzioni dell'autore che negli esiti, un viaggione che rimane indigesto facilmente, che pretende molto ma che è realizzato con insperata sapienza e quindi, in più di un momento, riesce a toccare le corde giuste, a prescindere da quali queste siano per ogni spettatore.

6 commenti:

vinz ha detto...

non ci posso credere: a Roma gia' non lo fanno piu'?!


gparker ha detto...

ti rimane solo l'online


vinz ha detto...

cavolo era proprio un film da grande schermo...


Anonimo ha detto...

Io l'ho visto su di un normalissimo monitor e ti dico che vale la pena vederlo in versione completa. Un viaggio lisergico.


gparker ha detto...

concordo


Anonimo ha detto...

e; un capolavoro


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