Lo si era già notato l'anno scorso che "tutto cambia perchè nulla cambi", per ritrovare gli incassi dei tempi migliori il cinepanettone ha abbandonato molte delle sue consuetudini (l'ambientazione natalizia, le storie di tradimenti, la rappresentazione altoborghese nullafacente, le location esotiche...) per non cambiare realmente, ha mutato pelle per rimanere lo stesso. Colpi di fulmine, un anno fa aveva recuperato un'idea di cinema vecchio stampo, fatta di paesini e borgate, provincia e storielle d'amore, alla ricerca di una semplicità da cinema italiano anni '50, trovando nel primo episodio di De Sica una sostanziale nullità e nel secondo la forza comica di Lillo e Greg.
Quest'anno gli episodi sono 3 e nemmeno Lillo e Greg riescono a rimanere in piedi.
Nel primo, apertamente e dichiaratamente ispirato alla struttura di Una notte da leoni, Luca e Paolo cercano di ricostruire a ritroso la notte brava in cui uno dei due ha perso il biglietto vincente della lotteria, in un tripudio di product placement (addirittura c'è anche tutto il Napoli calcio), gag che vengono dai Fantozzi di Neri Parenti (Luca scivola sul corrimano delle scale per scendere in fretta ma alla fine trova un grosso pomello a bloccarlo) e con una struttura, quella della ricerca ossessiva che non solo imita con una povertà disarmante il modello americano ma somiglia moltissimo alle trame parallele dei cinepanettoni di qualche anno fa (solitamente affidate a comici come i I Fichi d'India).
Nel secondo Mandelli e De Sica girano intorno alla superstizione, anche qui riproponendo situazioni e gag da vecchio cinepanettone (quanti iettatori iperbolici si sono visti nella sua lunga tradizione?) e rispolverando un po' di omofobia (ma giusto un pelo, in ricordo dei vecchi tempi).
Nel terzo infine anche le speranze più tiepide sono deluse. Sembra che rispetto al riuscito segmento di un anno fa, quest'anno Lillo e Greg siano caduti sotto i colpi di una trama esile (Greg è il fratello matto e Lillo deve gestirlo) che presta il fianco a gag che non appartengono molto al loro repertorio, tant'è che le poche che paiono in linea con il gusto della coppia si distinguono nettamente.
Lentamente ma inesorabilmente l'istinto del vecchio cinepanettone torna a battere cassa.
Infine c'è una leggenda metropolitana che, con il passare degli anni, sempre di più si va accreditando nell'ambiente (che poi è l'anticamera per cominciare a girare anche tra gli spettatori), ovvero che Neri Parenti sia regista dagli ottimi tempi comici. "Gli si può dir tutto ma quanto a tempi comici è un maestro" è una specie di mantra che, partito dai set e dagli addetti ai lavori si sta ora diffondendo presso la critica.
Beh non è vero. Le poche gag buone del film non sono valorizzate e anche attori dai buoni tempi comici (Luca e Paolo) qui sono umiliati dalla solita regia sciatta, pigra e svogliata, capace di levare credibilità a qualsiasi immagine.
1 commento:
I tempi comici... fantastico!
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