E’ un oggetto strano Sbamm!, perchè, contrariamente a quello che possa sembrare inizialmente, è un film che ha molte pretese. I riferimenti a cui si rifà il giovanissimo Ezio Greggio sono palesi e altamente fuori luogo, da Chaplin a Tati, da Harpo Marx a Benny Hill fino a Fantozzi. Eppure non è tanto in questa dimensione che il film stona, quanto dal lato dei comprimari e dello scenario nel quale agisce il personaggio principale.
In un ambiente grottesco che ricorda sia le avventure di Monsieur Houlot (per una certa dolcezza), sia il mondo fantozziano (per il cinismo degli altri uomini), Ezio Greggio disegna un’idea di società (facilmente criticata negli aspetti di modernizzazione) che prende coscienza delle influenze che i movimenti femministi hanno avuto. Tutto il film, quando non mostra le gag slapstick, è una continua variazione sul contrasto e sul dominio femmineo della società, dalla dimensione familiare a quella affettiva fino soprattutto a quella lavorativa.
Ma il risultato è molto all’acqua di rose e, come per gli espedienti comici (completamente slegati dalla trama), a fronte di poche punte convincenti (molto bella la scena in cui Ezio Greggio, guardando una vetrina di un negozio musicale in cui una commessa scosciata sistema dei prodotti, con la mano sembra carezzarle il sedere dall’altra parte del vetro mentre con un’inquadratura migliore si mostra che in realtà brama un disco di Rossini dietro di lei) il film è colmo di clichè che non predono alcuna forma e non vanno da nessuna parte.
La realizzazione tecnica forse all’epoca poteva avere un suo perchè, a vederlo oggi tuttavia il film è girato in una maniera molto simile alle gag (con Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo) che venivano mandate sul finto schermo cinematografico di Drive In, quindi abbastanza ridicolo.
In un ambiente grottesco che ricorda sia le avventure di Monsieur Houlot (per una certa dolcezza), sia il mondo fantozziano (per il cinismo degli altri uomini), Ezio Greggio disegna un’idea di società (facilmente criticata negli aspetti di modernizzazione) che prende coscienza delle influenze che i movimenti femministi hanno avuto. Tutto il film, quando non mostra le gag slapstick, è una continua variazione sul contrasto e sul dominio femmineo della società, dalla dimensione familiare a quella affettiva fino soprattutto a quella lavorativa.
Ma il risultato è molto all’acqua di rose e, come per gli espedienti comici (completamente slegati dalla trama), a fronte di poche punte convincenti (molto bella la scena in cui Ezio Greggio, guardando una vetrina di un negozio musicale in cui una commessa scosciata sistema dei prodotti, con la mano sembra carezzarle il sedere dall’altra parte del vetro mentre con un’inquadratura migliore si mostra che in realtà brama un disco di Rossini dietro di lei) il film è colmo di clichè che non predono alcuna forma e non vanno da nessuna parte.
La realizzazione tecnica forse all’epoca poteva avere un suo perchè, a vederlo oggi tuttavia il film è girato in una maniera molto simile alle gag (con Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo) che venivano mandate sul finto schermo cinematografico di Drive In, quindi abbastanza ridicolo.
5 commenti:
Direi un film sostanzialmente superfluo, così come tutta la carriera cinematografica di Greggio. Magari tra una ventina d'anni si riciclerà come attore drammatico...
;o)
BenSG
Si alla fine chiaramente superfluo, però con qualche spunto curioso per le ambizioni che si respiravano all'epoca...
Non possiamo dire che la carriera di Greggio è ststa superflua quando ha regalato al pubblico CAPOLAVORI come il Silenzio Dei Prosciutti...
Al tempo fù uno dei primi film che affittai...il silenzio dei prosciutti....che tempi
un film del tutto inutile e noioso
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