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13.2.08

Si può ancora parlare di malatitolazione?

Se un film da che ha un titolo come There Will Be Blood viene tradotto come Il Petroliere si parla di malatitolazione. Ma se questo stesso film presenta il titolo italiano in tutta la cartellonistica e gli altri tipi di pubblicità ma poi quando si va a vederlo sia all'inizio che alla fine presenta il titolo originale in grande, è ancora malatitolazione?

Se cioè il titolo italiano è usato unicamente per attirare al cinema ma poi una volta in sala si ha la cura di comunicare quale sia il vero titolo senza possibilità di errore è ancora male? O meglio quanto è ancora male? Non è il classico compromesso accettabile?

30 commenti:

dario ha detto...

Spesso tornano sui loro passi persino nelle copertine dell'home video e nei noleggi (vedi Eternal sunshine). E' una specie di dichiarazione di intenti: "guardate che lo sappiamo che il titolo faceva onco, e neanche noi vorremmo che in futuro il titolo promozionale venisse ricordato". Però continua a non piacermi. Tra l'altro mi chiedo come questa pratica del multititolo sia affrontata dalle emittenti televisive, dalle riviste di programmi tv, dagli archivi dei noleggi, dai dizionari (vabbè, quello basta vedere il Mereghetti) ecc. Cioé: ufficialmente per la legge italiana si chiama "Il Petroliere"? "Il Petroliere - There will be blood"? "There will be blood - Il petroliere"?


gparker ha detto...

Io credo si chiami ufficialmente Il Petroliere.
Poi ad inizio e fine film ti fanno vedere il titolo originale.

Poi è chiaro che comunque non piace ma dal momento in cui si decide (se si decide) di trovare una mediazione, questa non è accettabile?


Gokachu ha detto...

A parte che "Il petroliere" non è poi questa malatitolazione, nel senso che è completamente diverso dal titolo originale ma non mi pare un brutto titolo (vedi "Il ferroviere"), mi chiedo se davvero un titolo come "Il petroliere" attiri più pubblico di uno che si intitoli "Ci sarà del sangue" (se non direttamente col titolo originale).

Probabilmente non ho nessuna competenza sui gusti dello spettatore medio, ma "Ci sarà del sangue" a me m'attizza parecchio, e tra "Il petroliere" e "Ci sarà del sangue", a scatola chiusa, andrei a vedere il secondo.


gparker ha detto...

Pure a me attira di più Scorrerà Sangue, ma non penso di essere arrogante nè presuntuoso nel dire che gente come me e come te non è il pubblico medio.
Non so se funzionerà o no questo titolo rispetto all'originale, ma più in grande mi viene da pensare a quanto sia male cambiare un titolo (anche stravolgerlo) se poi quando mi fai vedere il film metti l'originale bello grosso all'inizio...


Gokachu ha detto...

Si, avevo capito che il tema del tuo post era quello e su questo non so risponderti, nel senso che io sono fuori dal "genere spettatore medio" abbastanza da sapere qual è il titolo originale; per me anche se scrivevano in grosso "Il petroliere" non era peccato grave. Peccato grave avviene invece negli adattamenti e nel doppiaggio, comunque vabbè.

Sopratutto perché "Il petroliere" non mi dispiace, vogliamo invece mettere con "La fille coupée en deux" che miracolosamente diventa "L'innocenza del peccato" che è davvero un brutto titolo? Lì anche mettendo il titolo originale in grande a inizio film (cosa che non credo sia stato fatta, il film ancora lo devo vedere) non si risparmierebbe alla distribuzione quantomeno di dover dire un centinaio di avemaria.


gparker ha detto...

Daccordissimo sul fatto che i problemi sono altri e in primis come dici adattamento e doppiaggio.
Il post era dovuto alla polemica instauratasi sulla malatitolazione.

Si il petroliere non è un peccato gravissimo e si l'innocenza del peccato lo è decisamente di più

in più non c'è il titolo grande all'inizio, è una cosa particolare del film di anderson, si faceva solo un'ipotesi su una soluzione che potrebbe essere accettabile e volevo mostrare come in fondo creda che la lotta alla malatitolazione siano energie dirette nella direzione sbagliata.


Gokachu ha detto...

Ah ma su questo sono assolutamente d'accordo, il titolo italiano è l'ultimo dei problemi (adattamento e doppiaggio sono i problemi veri).

C'è da dre che rimane il dubbio se la rititolazione corrisponda a un criterio oggerttivo legato al mercato (e quindi passi attraverso a delle ricerche di mercato del tipo "andrebbe a vedere senza saperne nulla un film intitolato "Il Petroliere"? E uno intitolato "There will be blood"?) oppure sia semplicemente dovuto ad una serie di pregiudizi che la distribuzione ha e che non hanno un reale rapporto con il mercato (tipo che un film che si intitola "Se X allora Y" o "aggettivo + sostantivo" o "nome proprio del/dei protagonisti" o "qualsiasi cosa+amore" o "cosa che assomiglia a titolo di altro film dello stesso regista" allora funziona, e nel dubbio comunque vale la pena di cambiare titolo anche se segue una delle regole qui sopra anche in originale, come Frankie & Johnny che diventa Paura d'amare). Io sospetto che il motivo sia più il secondo che il primo, che non esista un Grande Vecchio malvagio ma intelligente che governa le nostre vite di italiani ma che sia tutto frutto della stupidità e del caso.


gparker ha detto...

anche su questo concordiamo.
Pure io non credo ci siano sofisticate e originali strategie di marketing del cinema dietro simili adattamenti ma una semplice pigrizia mentale e volontà di compiacere dei superiori stanchi e privi di fantasia per la quale i titoli si cambiano perchè "Ma gli italiani sono diversi, non lo vanno a vedere un film con la parola Sangue nel titolo!".

Penso anche io che ci si basi in linea di massima su pregiudizi datati e teorie casuali. E che addirittura in molti casi a prevalere sia il concetto di far vedere che si è lavorato, percui se non si cambia il titolo a tot film in stagione sembra che nessuno fa nulla...


Fabio ha detto...

Certo che anche se cambi il titolo a tot film non è che hai lavorato proprio molto.

Io palermitano comunque non posso parlare: da noi in comune c'è stata gente pagata per contare i tombini.
E altra pagata per controllare quelli che contavano i tombini.


Noodles ha detto...

Per me la cosa diventa anche più stupida e doppiamente ingannevole (per lo spettatore "ingenuo"). Qualcuno può pure pensare di aver sbagliato film (ahah) ed esce dalla sala. Voglio dire, se sbagliate abbiate almeno il coraggio di supportare il vostro errore da mentecatti sino in sala di proiezione. Se no io mi sento preso in giro ancora di più.


Anonimo ha detto...

Ma la domanda è (visto che finora non l'ho capito): il video della copia italiana mantiene TUTTI i titoli (di testa - ammesso che ci siano - e di coda) in inglese, oppure i cartelli sono tutti in italiano tranne nel caso del titolo? In quest'ultimo caso sì che ci sarebbero cattiva fede e coda di paglia, e soprattutto un (trascurabile?) piccolo problema filologico su quale debba essere considerato il vero titolo italiano del film.


gparker ha detto...

ok su questo mi avete colto impreparato non mi ricordo se le altre scritte erano in italiano o no.
comunque alla fine il titolo che compare è There Will Be Blood ma all'inizio è There Will Be Blood (scritto con il medesimo carattere, cioè quello delle locandine) e sotto in un altro carattere più normale Il petroliere
Quindi un ritocco (terribile) c'è stato.


Anonimo ha detto...

Quindi potrebbe essere come in Kill Bill (Buena Vista/Disney anch'esso): titoli talmente "peculiari" da essere lasciati in originale ed essere sottotitolati in italiano.

P.S. In Francia il film ha mantenuto il titolo originale, in Spagna è diventato "Pozos de ambición": siamo virtuosamente nel mezzo.


Gokachu ha detto...

"Pozos de ambición" fa veramente schifo.


gparker ha detto...

Beh notoriamente se c'è qualcuno che adatta peggio di noi sono gli spagnoli...


Daniele Marotta ha detto...

Secondo me il problema è alla radice.
Titolare all'italiana poteva andare bene fino a venti trent'anni fa, ma oggi che la mamma compra vanity fair e, il papà conosce i nomi più strani di almeno venti calciatori stranieri, per non parlare dei giovani.
Perchè i distributori devono restare attaccati al tempo in cui si ribattezzavano i nomi dei personaggi americani anni '50 ? ("alfredo" "giorgio" con la "o" chiusa ovviamente).
Che lasciassero i titoli originali e magari la traduzione letterale tra parentesi.
Tanto la gente di strada dice "andiamo a vedere l'ultimo di will smith o "con daniel day lewis, dai quello dell'ultimo dei mohicani".

daniele


gparker ha detto...

Dipende.
Dipende da chi scegli sia il tuo pubblico.
Sappiamo bene che al cinema in linea di massima ci vanno i laureati e quel segmento socioeconomico. Tuttavia i DVD li comprano tutti e i titoli sono i medesimi.
Anzi il mercato dell'Home Video è decisamente più importante della sala, è lì che si fanno i soldi. Dunque a contare di più sono i segmenti che l'inglese non lo padroneggiano o semplicemente preferiscono l'italiano (per mille motivi di cultura, retaggi pseudofascisti, pigrizia ecc. ecc.). Allora siccome un film è importante farlo ma ancora di più venderlo per poterne fare altri, quelli come noi che sanno tutto possono anche passare sopra a "Se mi lasci ti cancello" (tanto noi il titolo originale sappiamo benissimo qual è) se (e dico SE, perchè io non so se tutto questo funzioni) serve a farne vendere più copie? Non siamo tutti più contenti se i film vendono di più in generale?


Anonimo ha detto...

Ho fatto a mio fratello, che decido rappresenta bene lo spettatore medio: "Per un film preferisci come titolo "Ci sarà del sangue" o "Il petroliere"?" Mi fa: "Ma ovviamente "Ci sarà del sangue"". Anche se, lo ammetto onestamente, a me questo titolo italiano, dopo aver visto il film, non dà fastidio.


gparker ha detto...

Ok, diciamo che si può dire che in linea di massima un titolo come Scorrerà Sangue è più appetibile per il pubblico maschile.
però come la mettiamo con tutto il pubblico femminile?
In fondo si tratta della fetta più grossa che in molti casi decide il film per due, trascinandosi il ragazzo. Un film che ha ambizioni di sbancare non si può precludere quel pubblico con un titolo che, per quanto migliore e sicuramente metaforico, a chi non sa cosa vedrà sembra promettere botte e sangue.

Io non li voglio difendere gli adattatori, voglio solo dire che hanno delle ragioni precise che credo (CREDO) funzionino. Certo funzionano a discapito del vero senso dell'opera che è un peccato grave, ma portano in una maniera perversa dei benefici.


dario ha detto...

No però parker il tuo discorso sull'home video torna fino a un certo punto, perché come ti ho detto spesso e volentieri sulle copertine dei dvd a noleggio spesso restaurano il titolo originale con magari scritto in piccolo il titolo mostruoso in italiano. Per dire, quando l'ho preso a noleggio e quando lo comprato c'era scritto a caratteri cubitali "Eternal sunshine of the spotless mind" e sotto, scritto davvero piccolo, c'era "Se mi lasci ti cancello". Ora non mi vengono altri esempi ma avevo notato altri casi simili...


Gokachu ha detto...

Il fatto è che il pubblico femminile esiste anche negli USA, e se han scelto There Were Be Blood probabilmente non temono la loro reazione, oppure il film non mira a quel target.

E' verissimo che il pubblico femminile è quello che decide, propongo allora un bel titolo come "L'amore ai tempi del petrolio" che ha i seguenti vantaggi:

1) Fa schifo e al pubblico italiano piacciono i titoli che fan schifo
2) Contiene la parola "amore" nel titolo, e sappiamo che il pubblico femminile è babbeo e con quella parolina magica lo trascini in sala
3) Non ha niente a che fare col film col risultato di portare al cinema le persone sbagliate, a cui il film non piacerà, mentre quelle che sanno chi è PTA ci sarebbero andate anche se si fosse intitolato "Scusami XKE' ti chiamo amore".
4) Riecheggia il titolo di un famoso romanzo, e anche di un film recente da quel romanzo tratto che è stato stroncato dalla critica ma credo sia andato bene al botteghino
5) Per lo spettatore pseudocolto tipo professoressa di italiano del liceo, che si ACCORGE del calco sul romanzo di Marquez del titolo, si affaccia la possibilità di capire una sottile metafora petrolio=colera che lo fa sentire più intelligente.


Anonimo ha detto...

Io tutto questo accanimento verso "Il petroliere" continuo a non capirlo.

P.T. Anderson non è un semplice artigiano: la sua cifra autoriale è riconoscibile anche al di fuori dal semplice "testo", dagli artwork delle locandine fino alle confezioni e agli extra dei suoi dvd. In questo caso - direi - che l'impronta personale sia decisamente manifesta sin dal passaggio da "Oil!" a "There Will Be Blood", scritto in quel carattere gotico conservato persino nei credits in piccolo che chiudono la locandina.

Non conosco la campagna pubblicitaria americana legata al film, ma credo che gli elementi "alternativi", autoriali, stati palesi da subito: non credo sia frutto di un caso che il film non sia stato presentato da Touchstone/Paramount, ma dalle etichette "indie" delle rispettive casemadri.

In Italia (forse in Europa) il discorso è LECITAMENTE diverso. Il film di Anderson è un film grande, a suo modo epico (lo sa chi lo ha già visto); a suo modo "classico", con il suo protagonista "di peso" come Day-Lewis, la sua durata eccessiva, e la fama di "film da 8 oscar" che giunge dagli States.
E allora visto che tra le doti del film c'è probabilmente anche quella di essere incisivo su una platea davvero generalista (la prima volta per Anderson) che plausibilmente è disposto ad accettarlo, meglio andare sul sicuro, e ammorbidire dove possibile almeno in fase di promozione le irregolarità stilistiche di un regista come Anderson, anche perché per questioni linguistico-culturali, un titolo come "Scorrerà sangue"/"Ci sarà del sangue" ha assai meno fascino del corrispettivo originale, e probabilmente evoca cose assai differenti a un pubblico generalista rispetto a quelle evocate dal titolo originale al pubblico americano "selezionato" al quale è stato destinato il film.

Da qui "Il petroliere": che ritorna alle origini del titolo di Sinclair, è chiaro, preciso e forse (sarà una mia impressione) vuole avere un rapporto di filiazione con l'altro filmone "epico" a sfondo petrolifero rimasto nella memoria collettiva, ovvero "Il gigante".


Anonimo ha detto...

Ma in fondo, mi ripeto, sono d'accordo: questo titolo non mi dà fastidio e non è insensato. Però faccio sempre fatica a non vedere di cattivo occhio le giustificazione del tipo "e ma il pubblico generalista", "e ma le donne". Non mi rassegno perché credo che si possa e si debba credere nel pubblico, non penso che il pubblico generalista debba forzatamente esser dato per scontato come così inintelligente.


Anonimo ha detto...

Attenzione: personalmente ho utilizzato il termine "generalista" senza dare alcuna accezione negativa a un termine che di accezioni negative non ne ha.
Per "generalista" intendevo e intendo un grande e vasto pubblico non necessariamente incolto (anzi, tutt'altro) ma allo stesso tempo non necessariamente cinefilo a tal punto da conoscere o riconoscere P.T. Anderson o da fidarsi ciecamente di un titolo apparentemente "sopra le righe".


gparker ha detto...

Aspetta gahan, io sono daccordo con te e se dovessi decidere io, se avessi il potere totale sulla distribuzione italiana farei una traduzione letterale di ogni titolo e li lascerei in originale solo in casi estremi di impossibilità a tradurre.

Tuttavia quando vedo la situazione com'è mi chiedo se non ci sia del buono e se il mio desiderio di purezza non sia una cosa da nicchia e se io con la mia nicchia debba decidere per tutti...


Anonimo ha detto...

Il fatto è che non è neanche il "pubblico generalista" a decidere. Anche perché da quel che vedo anche il pubblico generalista tende spessissimo a parlare di Eternal Sunshine come Eternal Sunshine-- E io mi chiedo allora se quel qualcuno che decide a volte (dipende dai casi) non abbia proprio l'intelligenza ed il gusto minimi per decidere anche quello che è giusto e apprezzabile anche per il pubblico non di nicchia. Poi sono tutti discorsi difficili perché non ci sono controprove: come sarebbe andato Allen se il film si fosse chiamato Cassandra's Dream? Boh--


gparker ha detto...

Ma è proprio perchè non ci può essere la controprova che io non voglio polemizzare contro la malatitolazione, perchè in fondo ci va bene così.

Cmq il pubblico generalista cui penso io non è quello cui pensi tu. Il mio Eternal Sunshine nemmeno lo sa che ha quel titolo.


Anonimo ha detto...

Sai com'è, per amor d'arte, per amor di funzione anche pedagogica dell'arte, è giusto secondo me che la nicchia faccia rumore-- Poi tanto cosa vuoi che ci si filino-- Intanto ci divertiamo a sparar merda, che dà sempre soddisfazioni ed è anche in molti casi sacrosanto! :)


gparker ha detto...

Si ma non calcolare i due lati del problema e far baccano per far baccano per il gusto di una difesa di ciò che è universalmente giusto senza contare la realtà dei fatti è veramente beppegrillesco...


Anonimo ha detto...

1. Mi rimangio il "generalista" ed il "classico": "Il petroliere" non ha quegli elementi da "grande filmone serio americano" che credevo potessero far capolino.
2. Il video della copia italiana è originale, quindi tutti i cartelli sono in inglese ad eccezione delle ultimissime dediche finali.


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