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16.11.17

The Big Sick (id., 2017)
di Michael Showalter

Sembra che nel cinema di Judd Apatow (diretto o prodotto da lui) tutto passi per i comici. Le storie d’amore, le storie di cattivi rapporti familiari o le storie di cattiva paternità o ancora quelle che mettono in scena l’insoddisfazione nei riguardi di se stessi. Se non è il personaggio principale un comico allora ci saranno dei comici nella trama, nei locali visitati dai personaggi oppure i personaggi stessi racconteranno parti della loro vita come fossero stand up comedian. La stand up comedy come chiave di lettura di tutte le vite raccontabili al cinema e in tv.
Stavolta lo stand up comedian è il vero personaggio alla cui vera storia si ispira il film, ed è anche egli stesso l’attore protagonista. The Big Sick racconta come Kumail Nanjiani ha incontrato sua moglie, attraverso quali peripezie e ribellandosi a quali regole della sua famiglia.

Il racconto è molto più interessante di quanto non possa sembrare da queste poche righe, a metà tra una stagione di Love (la serie tv di Judd Apatow di cui Michael Showalter, il regista di questo film, ha diretto un episodio) e una puntata di Masters Of None (quella dell’ex stand up comedian Aziz Asnari). Due persone con provenienze razziali diverse si conoscono e con le difficoltà dei rapporti moderni cercano di stare insieme. Come in Love infatti anche qui la difficoltà principale sembra essere il fatto che non è un colpo di fulmine a scatenare tutto ma un rapporto sessuale che deve lentamente tramutarsi in amore, e la tensione è data dal fatto che non è detto che accadrà poiché entrambi sembrano a loro agio con l’idea che rimanga una relazione puramente sessuale. Sarebbe stata eresia per una commedia sentimentale solo 5 anni fa.

Come dice il titolo però uno dei due personaggi passerà attraverso una travagliata questione medica, causando nell’altro la necessità di capire se vuole stare accanto a questa persona e investire in una possibile relazione futura o meno. A questo punto accade la cosa più interessante di un film altrimenti ben poco originale: entrano in gioco i genitori.
Avvicinandosi a Masters Of None dunque The Big Sick contamina la sua storia d’amore con la storia di una famiglia non originaria americana e con quella di un’altra invece americana. La seconda in particolare è una coppia incredibile.
Un film interamente di finzione difficilmente avrebbe introdotto due personaggi così fondamentali così tardi e così marginalmente, invece venendo dalla vita vera quest’intreccio si permette il lusso di sorprende sbilanciando il racconto in maniera imprevedibile. Non solo i due coniugi americani sono subito più interessanti dei protagonisti ma sono anche interpretati molto meglio!

Holly Hunter crea una donna estremamente umana e toccante, così consapevole del proprio ruolo e di quel che deve fare nel film, ma anche capace di lavorare per la squadra e migliorare ogni interazione, anche quelle il cui fine è definire la personalità degli altri. Una furia in ospedale, una furia nei locali di stand up comedy, una furia con il marito, si scioglie nelle conversazioni a due e sembra capire sempre tutto in quelle con più persone.
È vero che la tradizione delle commedie sentimentali vuole protagonisti stereotipati e comprimari di gran personalità, strani e capaci di reggere il film, ma in questa deviazione dalla consueta struttura in cui non tutto funziona e si ha molto l’impressione che il protagonista stia creando un’epica della propria vita, la mamma di Holly Hunter è un tornado di puro cinema, chiaramente fasulla eppure molto più efficace e intrigante di qualsiasi personaggio reale.

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