La RAI dopo aver annunciato le rivoluzioni nel suo sistema di emittenza, in linea con il nuovo contratto di servizio, che puntano a distribuire i suoi contenuti su una molteplicità di piattaforme e device, tutte a disposizione degli abbonati, ora denuncia YouTube imponendogli di rimuovere le clip delle trasmissioni RAI.
Nel momento in cui decido di distribuire da me, gratuitamente, il mio materiale non faccio in modo che qualcun'altro ci lucri.
Nel momento in cui decido di distribuire da me, gratuitamente, il mio materiale non faccio in modo che qualcun'altro ci lucri.
4 commenti:
Ovvio. Ma saprai benissimo che la tua opinione (che è anche mia) è in forte minoranza.
Secondo certa gente la proprietà intellettuale non conta un tubo: gente che campa d'aria evidentemente.
Concordo anche io sul fatto che c'è un certo non realismo in questa questione...
Caro Gparker, io credo che un'azienda come la Rai, per la cui visione è necessario pagare un canone da più di 100 euro l'anno, la quale propina agli utenti un volume di pubblicità in certi casi addirittura superiore a quello di Mediaset(è il caso di Rai Due che , mi sembra di aver sentito, fa più pubblicità di rete 4), bhe dovrebbe pensare ai tanti problemi che ha, e alle tante contraddizioni che vi sono al suo interno invece di attaccare YouTube. Ma quand'è che qualcuno privatizzerà questo carrozzone meledetto che si chiama Rai?
cara Padova Erotika, benchè quello che tu dica è giustissimo (troppa pubblicità e poco servizio pubblico per li canone che si paga) non sono daccordo sulla privatizzazione della RAI.
Penso che la soluzione più giusta sia invece l'altra, quella di diminuire la pubblicità e modificare (neanche troppo basta poco) la programmazione.
Penso ancora che lo stato debba avere una sua emanazione negli organi di produzione culturale. Nel senso che l'impresa privata è assolutamente indispensabile, ma altrettanto lo è quella pubblica, proprio perchè ha (o dovrebbe avere) finalità differenti.
L'impresa privata ha una vocazione capitalista che in alcuni casi porta a delle derive (non sempre ciò che rende ed è economicamente conveniente è buono o bello) e ritengo che ci debba essere un'istituzione con minor scopo di lucro che corregga queste normali e naturali storture del mercato.
Poi è chiaro che io non vorrei mai tornare al sistema televisivo degli anni '50, tuttavia non voglio nemmeno una televisione solo privata. Voglio i programmi inguardabili alle 3 di notte, le lezioni di matematica alle 4 del mattino, i programmi per bambini di 1 anno su Rai3 il pomeriggio ecc. ecc. Un sistema unicamente privato non potrebbe (e giustamente per lui) garantire anche una programmazione di nicchia (se siamo in 4 a guardarlo chi ci investe dei soldi)?
Per questo spero che con queste modalità alternative di distribuzione la Rai possa trovare quei fondi che le consentano di abbassare la pressione pubblicitaria e che magari nuovi canali di diffusione portino programmi migliori.
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