Tornano i fratelli Pang, già responsabili del terribile The Eye, e tornano con il loro primo film americano, fatto cioè all'interno di Hollywood.
Solitamente il primo exploit americano di un regista che ha raccolto consensi in patria e a livello internazionale è una riproposizione condensata del suo stile, una sorta di compendio degli elementi che lo hanno reso famoso, con The Messengers questo accade ma fino ad un certo punto.
Se è infatti vero che il film propone i soliti fantasmi in pieno stile j-horror, ed è (per farla breve) un lungo susseguirsi di spaventi col botto (quando cioè una lunga scena di silenzio e tensione è interrotta da un evento molto rumoroso che si scatena di botto e fa necessariamente saltare sulla sedia anche se lo si è previsto), è anche vero che si propone di fare qualcosa di veramente inusuale: mettere paura di giorno.
Con l'aiuto di un ottimo direttore della fotografia, lo sconosciuto David Geddes (qualche B-movie e molta televisione) i fratelli Pang barano un po' e creano un'atmosfera simil notturna (vale a dire oscura) in casa e molto solare e calda fuori (si tratta di un casolare di campagna in mezzo a campi coltivati). Se dunque in effetti la paura è instillata di giorno, è anche vero che le tenebre fanno comunque il loro ruolo.
Eppure quando nelle scene di maggior tensione la protagonista scappa, esce fuori dalla casa e tutto è calmissimo e assolato l'inquietudine in effetti cresce e in alcuni punti quando i fantasmi compaiono in camera da letto in pieno giorno si respira un certo senso di mancanza di via d'uscita.
Certo alla fine il bello non è tanto il film ma lo studio sui sistemi di paura umana, perchè per il resto, a parte una trama svelata con abilità, il film è abbastanza terra terra e un po' pieno di tutti i luoghi comuni dell'horror fissati da altri registi in un altro tempo...
Non ricordo se l'idea di far muovere la creatura diabolica in stop motion sia originale di questo film o venga da qualche altro j-horror, comunque non è male.
Solitamente il primo exploit americano di un regista che ha raccolto consensi in patria e a livello internazionale è una riproposizione condensata del suo stile, una sorta di compendio degli elementi che lo hanno reso famoso, con The Messengers questo accade ma fino ad un certo punto.
Se è infatti vero che il film propone i soliti fantasmi in pieno stile j-horror, ed è (per farla breve) un lungo susseguirsi di spaventi col botto (quando cioè una lunga scena di silenzio e tensione è interrotta da un evento molto rumoroso che si scatena di botto e fa necessariamente saltare sulla sedia anche se lo si è previsto), è anche vero che si propone di fare qualcosa di veramente inusuale: mettere paura di giorno.
Con l'aiuto di un ottimo direttore della fotografia, lo sconosciuto David Geddes (qualche B-movie e molta televisione) i fratelli Pang barano un po' e creano un'atmosfera simil notturna (vale a dire oscura) in casa e molto solare e calda fuori (si tratta di un casolare di campagna in mezzo a campi coltivati). Se dunque in effetti la paura è instillata di giorno, è anche vero che le tenebre fanno comunque il loro ruolo.
Eppure quando nelle scene di maggior tensione la protagonista scappa, esce fuori dalla casa e tutto è calmissimo e assolato l'inquietudine in effetti cresce e in alcuni punti quando i fantasmi compaiono in camera da letto in pieno giorno si respira un certo senso di mancanza di via d'uscita.
Certo alla fine il bello non è tanto il film ma lo studio sui sistemi di paura umana, perchè per il resto, a parte una trama svelata con abilità, il film è abbastanza terra terra e un po' pieno di tutti i luoghi comuni dell'horror fissati da altri registi in un altro tempo...
Non ricordo se l'idea di far muovere la creatura diabolica in stop motion sia originale di questo film o venga da qualche altro j-horror, comunque non è male.
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