Dinamico e divertente, spaventoso e riflessivo, citazionista e innovatore, classico eppur (post)moderno. Quella casa nel bosco è l'ennesimo divertimento con cui Joss Whedon fa divertire anche noi. Arrivato in sala in Italia a meno di un mese dal suo Avengers (là scrive e dirige, qui scrive soltanto) quest'horror atipico che fa finta di guardare dalle parti di Scream per portare il gioco della "prevedibilità" del cinema spaventoso un passo più in là, è decisamente uno dei migliori film della stagione. Si tratta ovviamente di un film di sceneggiatura, in cui dalla scrittura vengono tutte le istanze principali lasciando alla regia la parte di mestiere, comunque ben svolta (vedasi la grande carneficina) da Drew Goddard, uno che intorno alle produzioni di Whedon ci ha sempre bazzicato.
Dietro la patina del cinema disimpegnato e divertente, Quella casa nel bosco si prende la briga di dire tante cose e di farlo controcorrente. Con un andamento che alterna momenti di forte prevedibilità ad altri di un titanismo ed un'esagerazione tali da essere paragonabili ad un'iniezione di sangue altrui (ma buono) nel proprio corpo, la nuova rilettura dell'horror praticata dal creatore di Buffy è un modo per sconvolgere ogni clichè del genere senza farlo davvero.
I ragazzi prigionieri della casa nel bosco lo sono fisicamente (c'è un muro vero), le creature evocate ad arte sono evocate meccanicamente e via dicendo, ogni elemento del cinema dell'orrore trova una declinazione "ingegneristica e metodologica" che è la grande metafora della costruzione di un film. Si prende una protagonista e la si rende stupida, un protagonista e lo si stordisce con l'erba, altri due li manda a fare sesso con la scusa di un raggio di sole malandrino.
Arrivati alla sua seconda parte però il racconto di Quella casa nel bosco diventa la rivincita dei personaggi sui propri creatori, non solo per la presa di coscienza ma anche per come questi combattano il proprio destino. A voler essere critici cinematografici fino in fondo si potrebbe anche azzardare che la violenza operata dai personaggi sulle volontà del demiurgo (cioè il regista) sembra anticipata dalla citazione iniziale di Funny Games (lo stacco improvviso di metal su titolo rosso).
Gli autori horror hanno per anni sacrificato nei propri film ragazzi che bevono, fumano e fanno sesso, fino a che il compiere uno di questi atti non è diventato sinonimo di morte certa (come spiegava già Scream), ora è con il bong che invece vengono tramortiti gli avversari e fumando erba che si rimane immuni agli attacchi.
Rilanciando sempre più in alto (fino ad una chiusa clamorosa per titanismo), Whedon conferma la sua abilità mostruosa nel maneggiare i diversi registri e i diversi toni di un film credibile in ogni suo piccolo anfratto. Un'opera che sa dare profondità alla bambina-zombie monca che si vede in tre scene, come a tutti i protagonisti, non cedendo un passo di fronte alle componenti fondamentali (sentimento-comicità-paura).
8 commenti:
Incredibile come ormai i trailer tendono ad appiattire tutto.
Qualsiasi trailer vedi, tra botti e dissolvenze veloci e coatte, sembra una schifezza di film...persino Cosmopolis.
Sospettavo che questo film fosse valido, nonostante il trailer. non vedo l'ora di vederlo.
qui però è fatto apposta per ingannare. Il trailer
Ho letto anche altrove di un'impronta metacinematografica non indifferente. Io già adoro sostanzialmente il genere, se poi mi dite così...
Ale55andra
si si è così
Veramente una grande sorpresa Quella casa nel bosco, i cinefili non possono non apprezzare queste prelibatezze autoreferenziali...
un divertimento che veramente è una liberazione
Grazie di esistere.
l'ennesimo gran film scoperto per una tua recensione.
paolo
beh si questa è proprio una sorpresona di film
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