CANNES CLASSICS
FESTIVAL DI CANNES 2012
La questione si può chiudere in fretta. Questo è un documentario che si va a vedere per amore, per sentirsi raccontare quelle cose che bene o male già si sanno ma fa sempre piacere sentire e sperando di vedere qualcosa di inedito. Sarà così solo a tratti.
Con un'ordinarietà che è quasi un ricalco del maestro Weide fa un documentario cronologico che parte con la nascita e le prime fasi di vita di Allan Konisberg per poi affrontare, sempre cronologicamente, i film di Woody Allen uno per uno. Non c'è molto di più.
Nonostante interviste a vari manager, produttori, parenti e attori coinvolti nei film. Nonostante l'autorevolezza di molti critici nonchè quella di Martin Scorsese a raccontare il contesto e la poetica e nonostante infine una buona dose di interviste nuove in cui Woody Allen mostra per la prima volta delle espressioni comuni, risate e buon umore, questo documentario non offre nulla di davvero memorabile.
Non c'è in sostanza quella parte inafferrabile della carriera, della poetica e della personalità di un autore, manca proprio l'idea di poter cogliere attraverso le immagini, il montaggio e le parole altrui, qualcosa su un cineasta o sul periodo che ha contribuito a creare. Un documentario che fa cronaca è fastidioso, uno che la fa parlando di un artista ancora di più.
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