CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2012
Se era stato massacrato di critiche (e davvero non erano poche) l'episodio benignano di To Rome With Love, cosa dovremmo fare a Superstar, che su quell'idea e senza l'umiltà di Allen costruisce un intero film?
Il film di Xavier Giannoli racconta di un uomo normalissimo, quasi medio, di certo banale, che d'improvviso e senza nessuna ragione diventa famoso, ovvero di colpo le persone cominciano a fotografarlo e chiedergli autografi. Per questo motivo i media lo desiderano (per il suo essere diventato famoso senza ragione) alimentando il circolo vizioso e, come spesso accade, il fenomeno mediatico da ovazione in breve diventa disprezzo, e termina nell'oblio. In questa parabola nella quale perderà piano piano tutto, si agita un protagonista che nulla sa e nulla capisce, che non vuole trarre vantaggio dalla situazione e che si muove con ingenuità con il solo scopo di capire il perchè di tanto interesse verso di lui.
Sebbene Superstar stia molto attento a raccontare anche una poco convenzionale storia d'amore e di integrità umana sfruttando la coprotagonista, inevitabilmente il centro del film rimane l'ossessione mediatica e la descrizione di uno scenario (prevalentemente mosso da internet ma poi cavalcato dagli altri media) in cui la celebrità è il motore immobile di tutto, il desiderio d'ognuno e l'inspiegabile manna di questi anni.
Non che non abbia un fondo di realtà, ma la riflessione sui media di Giannoli è degna di un tema delle medie, non di un film. Descrive l'esistente con una punta di grottesco che sa di reale ma in realtà mette in scena le convinzioni di un gruppo ristretto (quello degli operatori stessi dei media) su se stessi e il degrado della propria professione. Mette in scena i dispositivi di veicolazione delle informazioni (anche i più paradossali) di internet ma ne ignora totalmente funzionamento e, quant'è peggio, funzione.
Senza la minima obiettività o volontà di approfondire la questione mostrando diverse campane, idee e contraddizioni, Giannoli conferma quello che la maggioranza pensa, fornendo un alibi (pseudo)intellettuale a chi non ha intenzione di mettere alla prova le proprie convinzioni. Un film a tesi della peggior specie insomma, tanto peggiore quanto è girato con abilità, una certa fluidità e più d'una trovata comica divertente. Distribuendo colpe e ragioni, innocenze e colpevolezze Superstar non critica nulla in realtà, ratifica un colpevole stereotipico e non illustra nulla dello scenario attuale ma ne mette in mostra solo l'arrogante presunzione di sapere anche se nulla si conosce.
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