CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2012
La storia si racconta in un pugno di parole: una donna e un uomo scoprono che i rispettivi mariti e moglie hanno una storia clandestina, decidono di approfondire, prendono decisioni estreme e anni dopo, quando si incontrano di nuovo casualmente, devono fare i conti con tutto ciò. Eppure nè la girandola di tradimenti (chi ha ragione, chi tradisce davvero chi, chi ha il diritto di puntare il dito su chi) nè le metafore sbandierate dal regista stesso (per le quali una delle protagoniste incarnerebbe la morte stessa) possono distogliere lo spettatore dall'incredibile sguardo che Serebrennikov posa su questa vicenda.
Determinato a cercare sempre l'inquadratura e il punto di vista meno usuale sulla scena in corso e spinto al racconto da una più generale idea di riprendere i personaggi da vicinissimo, inquadrarne le pelli e cercare là il segreto o i meandri dell'attrazione che scatena il tradimento e distrugge le vite, con Betrayal Serebrennikov riesce a mettere in scena un racconto che stupisce decisamente più per come è guardato che per cosa racconta.
Il rapporto con gli ambienti, l'irriducibile determinazione nell'immaginare un mondo in cui il grottesco spunta all'improvviso e non esiste una possibile morale (vedi i meravigliosi sorrisi degli amanti defunti) e la capacità di fare tutto questo sempre anteponendo una visione originale e mai banale degli ambienti in cui i personaggi si muovono, è davvero liberatoria.
Certo Serebrennikov vuole fare l'autore e lo sbandiera, porta un personaggio in mezzo ad un bosco, lo fa spogliare e cambiare con dei vestiti che trova lì per poi uscire da questo bosco (in pianosequenza) per rappresentare il passaggio di diversi anni, mette in scena un'irreale bufera in mezzo alla strada proprio nel momento più drammatico, eppure l'impressione alla fine è che sia impossibile rimanere indifferenti di fronte ad una capacità tale di parlare di istinti primordiali attraverso le immagini.
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