ParaNorman è cinema per ragazzi della miglior specie.
Tutto parte da lontano, da Henry Selick (Nightmare before Christmas, La sposa cadavere e l'immenso Coraline), il maestro di Chris Butler, l'autore e regista (assieme al più esperto mestierante Sam Fell) di questo film sull'infanzia girato come se fosse in live action. E invece è animato.
Perchè ParaNorman, nonostante vanti una fattura d'eccezione, non somiglia per niente ad un cartone animato, nemmeno ad uno in stop motion. Non ne ha i topoi, la scansione narrativa o la struttura. Come già Fantastic Mr. Fox prima di lui (e ancora prima Rango, che un giorno ricorderemo come un vero precursore), si inserisce nel solco di una serie di lungometraggi animati che stanno operando quel passo che, fisiologicamente, nè la Pixar, la Dreamworks o qualsiasi altro studio d'animazione, potevano fare: trasformare l'animazione in una tecnica e non un genere e realizzare attraverso essa film la cui sceneggiatura poteva benissimo essere realizzata in live action.
Il Norman di ParaNorman è il classico outsider, nerd dell'orrore che guarda filmacci di serie B all'italiana con la nonna. Solo che la nonna è morta, lui è l'unico a poterla vedere, come del resto è l'unico a poter vedere e parlare con tutti gli altri fantasmi in giro per la città. Questa peculiarità abbastanza invadente di certo non lo aiuta nella già difficile vita sociale a scuola, specie quando le visioni cominciano a farsi più insistenti e totalizzanti.
La famiglia nemmeno lo capisce, tranne uno zio matto e barbone da tutti schifato. Anche lui vede i fantasmi e per anni ha difeso la cittadina in cui vivono da una vecchia strega che proprio lì fu bruciata viva e che ogni anno tenta di tornare. Lo zio muore e ora tocca a Norman.
L'avventura è chiara, i villain anche (la varia e orrenda umanità del villaggio armata di forconi e torce), i compagni, come in ogni film per ragazzi che si rispetti, sono amici, nemici e qualcuno di un po' più grande (geniale la risoluzione del romance tra la sorella di Norman e l'atleta) e l'orrore è vero. ParaNorman, sempre rimando cinema per ragazzi, non intende cedere sul piano della paura e si regala alcune sequenze o tormenti degni del genere.
Come in Selick il mondo dei normali è orrendo e aberrante mentre quello dei mostri si rivela divertente ragionevole e pieno di empatia. Ma, più avanti ancora di Selick, Butler si dimostra audace anche nel cercare di fondere diverse mitologie dell'orrore. Partendo dai classici zombie da B movie (inquadrature sghembe e colori psichedelici da Bava) lentamente slitta verso le bambine possedute dei j-horror (stilizzazione e forza spaventosa dell'immagine) mentre condisce tutto con un immaginario iconico anni '50.
Ma siccome è un vero horror comico, si ride moltissimo in ParaNorman e ogni risata svela una contraddizione, mette in ridicolo una figura di potere o aiuta a sovvertire l'ordine naturale delle cose (al cinema) per riportarlo più vicino all'ordine naturale delle cose (nella vita).
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