La serialità televisiva, in questi anni di grande espansione sia qualitativa che quantitativa, ha cominciato ad esplorare molti diversi possibili scenari, personaggi e storie che non siano le classiche ambientazioni di provato successo e facile replicabilità (stazioni di polizia, ospedali, interni familiari) raccontando così mondi prima mai esplorati. Per motivi diversi lo stesso ha fatto la rete.
In rete l'ampliarsi dei possibili contesti in cui ambientare storie ad alto tasso di mistero non nasce dall'esigenza commerciale di offrire un prodotto che sappia di nuovo, che sia diverso e che abbia un appeal particolare per un pubblico che ha dimostrato di essere attento al poco convenzionale, nasce semmai dal fatto che chi produce non è lontano da cosa viene messo in scena e da chi guarda. Ognuno racconta la propria storia, il proprio mondo e i propri pari.
Perfetto ed estremo esempio di questa tendenza è Chopper, webserie che nasce da una miniserie a fumetti e, a partire da un titolo particolarmente azzeccato (per come identifica subito un universo di senso e gioca con una parola che indica un tipo di moto e i "pezzi grossi" tagliati da qualcosa), racconta di omicidi nel mondo del metal, ovvero in quell'universo di biker, tatuatori, stripper e metallari vari che vive intorno alla musica.
La serie dichiara da subito la propria ispirazione, ovvero il mito di Sleepy Hollow, il cavaliere senza testa che fa giustizia decapitando chi lo merita, ma in essa chiaramente il cavaliere senza testa è un biker tatuato senza testa e la colonna sonora potete immaginare di che genere sia.
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