Il luogo in cui ha deciso di posizionarsi Francesco Bruni (specialmente quando è anche regista) non è tra i migliori in cui risiedere, non proprio il più interessante e stimolante, anzi si potrebbe dire aprioristicamente che è il più condannabile. E' il terreno delle famiglie spezzate ma che si amano, dei conflitti che si risolvono sempre con un abbraccio, dei personaggi tutti buoni e adorabili, bulli inclusi, dei cialtroni a cui si vuol bene e di una generica patina di ottimismo e buonismo che non ha riscontro da nessuna parte nè nella vita reale nè nei racconti migliori.
Tuttavia Bruni è forse l'unico ad oggi a dire così tanto con storie e contesti così poco significativi, l'unico in grado di trovare la maniera di mettere a frutto anche le più convenzionali delle svolte, anche i più acquietanti tra i comprimari o falsi scenari. L'unico insomma che può ambientare tutto un film intorno alla zona Colosseo-Tevere-Piazza Vittorio di Roma e riuscire lo stesso a creare caratteri e personaggi universali.
Non c'è dubbio sul fatto che Bruni il suo meglio lo dia assieme a Paolo Virzì, e viceversa (per provarlo basta contrapporre le panoramiche e i totali di questo film a quegli spazi post-tutto degli ultimi lavori di Virzì, "zone di Roma in cui pare di stare in Svezia" nei quali questi medesimi personaggi bruneschi si integrano in maniere mai scontate) ma se Scialla! e Noi 4 mostrano qualcosa è quanto questo sceneggiatore prestato alla regia abbia una maniera unica di scrivere i dialoghi e sfruttarli per mostrare, come dal buco di una serratura, la concreta e tangibile umanità di ogni personaggio.
Il problema non è cercare i sentimenti migliori, perchè momenti come il dialogo con il chirurgo plastico (ma dove l'ha trovato uno con quel volto?!?), così improvvisi e potenti sono davvero la parte migliore dell'arte cinematografica di Bruni, il problema trovare sempre e solo quelli.
Noi 4 è una storia di famiglia con l'intelligente idea di essere ambientata in una sola giornata (cosa che vivacizza il tutto ma implica eventi abbastanza improbabili), gioca senza remore con il sentimentalismo più bieco, non si risparmia pianti, corse, gravidanze (forse), bambini dolcemente innamorati, tramonti, albe e perdoni nel nome dell'amore, insomma non manca nemmeno un punto della lista della ruffianeria più dura e pura nè perde occasione per edulcorare tutto e gettare un raggio di sole su qualsiasi evento. Eppure bisogna essere ciechi per non vedere che straordinario scrittore di esseri umani sia Bruni, che dialoghista pazzesco, come nelle pieghe di tutta questa melassa fasulla, usurata da decenni di brutti libri, brutte foto, brutti film e brutte pubblicità, battano relazioni non solo credibili (che sarebbe il minimo) ma sincere.
Con un po' più d'ambizione rispetto a Scialla! (che forse proprio per questo sembra più riuscito) ma la stessa idea di parlare di rapporti familiari moderni, Noi 4 è la tipologia di film italiano che più viene prodotto e che meno si sopporta, tuttavia dovessimo accettare di produrne solo uno l'anno di film così dovrebbe essere questo. Fosse consentito solo ad uno sceneggiatore di indugiare così tanto nella parte più comoda e comfortevole del sentimentalismo del pubblico, quello dovrebbe essere Francesco Bruni.
Se potessi chiedergli qualcosa gli chiederei per favore di essere meno indulgente con tutto il mondo cui appartiene (si sorvolerà per decenza sulla parte riguardante il Valle occupato) e misurarsi sempre con quello che meno gli appartiene, decisamente il suo terreno più favorevole. Se potessi gli chiederei di non continuare ad abitare quel terreno, quello degli abbracci al tramonto, e passare in quello che pure ha frequentato dell'umanità meno conosciuta e cantata da cinema e tv. Ma ognuno fa il suo mestiere e Francesco Bruni, come dimostra proprio Noi 4, è talmente grande da riuscire a rendere coinvolgente anche questa deprecabile idea di cinema.
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