Film come Banana in Italia, semplicemente, non se ne fanno. Vale a dire lungometraggi in cui i ragazzi sono protagonisti e vengono trattati con la medesima complessità e sfaccettatura degli adulti, non come figli ma come coetanei, non come esseri umani cretini ma come esseri umani diversi (un filo più idealisti e ingenui, ma solo di una sfumatura), non tutti per bene ma all'occorrenza anche bastardi, piccini e meschini senza salvezza come il resto dell'umanità. L'ultimo che si ricordi valevole una menzione è l'iperbolico L'uomo fiammifero, datato 2009.
Mentre all'estero questo tipo di cinema è abbastanza florido (lo sa solo chi frequenta il Festival di Giffoni o la sezione Alice nella città del Festival di Roma), da noi non ne esiste una vera tradizione, solo sporadiche incursioni che, anche nei casi migliori, non ricevono il credito che meritano. Banana però non è sorprendente solo per la sua natura ma soprattutto per la sua fattura. Scritto con una fluidità, una serietà e un rispetto della materia trattata che impressionano, vanta anche una consapevolezza della vera lingua parlata dai ragazzi (non i termini gergali e di moda ma l'atteggiamento, gli insulti, le insicurezze e le arroganze) che rischiara tutto il racconto di plausibilità.
Protagonista del film è per l'appunto Banana, ragazzino di circa 15 anni con i piedi a banana che lo stesso non si arrende e ad ogni partita invece di rimanere in porta tenta la grande azione personale, inevitabilmente fallimentare. Alla stessa maniera senza demordere e senza curarsi dell'assurdità del suo progetto, lui cicciotto, bruttino e un po' sfigato, aspira a conquistare una ragazza, più grande, più bella e molto più smaliziata di lui. Quando capisce che probabilmente verrà bocciata decide di aiutarla anche se lui stesso è il primo ad aver bisogno d'aiuto per non essere bocciato (gli incubi che ha in materia sono straordinari). Intorno a Banana si muovono i compagni (un casting finalmente fatto bene, ragazzi con facce vere e che recitano!), una famiglia, una sorella e una professoressa di italiano lontanissimi dal piccolo mondo gentile e quieto delle storie con ragazzi cui siamo abituati.
Impossibile dire se Banana sia un film appassionante per i coetanei dei protagonisti, di certo è una delle commedie italiane migliori dell'anno. Non si salva da alcune trappole sentimentali eccessive e non è in grado di riservare ai diversi adulti del film il medesimo trattamento rispettoso che tocca ai ragazzi (le storie della professoressa e della sorella di Banana non funzionano quanto quella principale). Lo stesso la grana dell'umorismo che contamina il film è delle migliori (poco piegato sulle gag, molto sull'intreccio e capace di ridere dell'amaro) e in certi casi personaggi dipinti anche solo con un tratto minuscolo sembrano memorabili (il compagno fissato con il sesso).
Andrea Jublin dirige, scrive e interpreta (nel ruolo di Gianni, l'insegnante di teatro), forse insiste un po' troppo sull'idea centrale, cioè sulla "filosofia del Brasile" di Banana, e chiude il film con una quantità di melassa che non dovrebbe essere accettabile per un'opera che fino a quel punto è stata così equilibrata, ma è indubbio che abbia girato un esordio di cui c'era bisogno e a cui è impossibile non voler bene.
Addirittura azzecca perfettamente anche il fermoimmagine di chiusura (che dopo I 400 colpi è un topos dei film con ragazzi protagonisti difficilissimo da centrare per bene).
Su YouTube si trova (in due parti) il cortometraggio del 2008 di Andrea Jublin intitolato "Il supplente", finito anche nella cinquina per il Miglior cortometraggio agli Oscar. Si trovano i medesimi pregi di Banana (casting, scrittura, uso dell'umorismo, recitazione) e un po' più dei medesimi difetti (eccesso di melassa e difficoltà nel finire con il medesimo equilibrio dell'inizio) e vale una visione.
3 commenti:
ho visto e fstto vedere i due corti di Jublin decine di volte, grandissimi, aspetto che portino Banana (solo 10 copie, ho letto) anche dove vivo
Buona fortuna!
non sarà facile...
Visto oggi...molto bello...leggero ma intelligente girato con cura e bravi gli attori.ce ne vorrebbero di esordi così...
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