In It Must Be Heaven Elia Suleiman è Elia Suleiman in giro per il mondo. Prima a Nazareth poi a Parigi e poi a New York, errante in cerca di patria, osservatore muto come una dolce figura da cinema comico d’altri tempi (più che Chaplin il riferimento è Tati, con il quale ha in comune la visione ridicola e bambinesca della tecnologia). Non è il massimo, tuttavia è evidente che lo sguardo di Suleiman è allenatissimo. Se la decisione puerile di mettersi in un ruolo dolce e umano è criticabile (si fa definire da un personaggio che lo intervista un perfetto straniero, un cittadino del mondo nomadico), meno lo sono le immagini che riesce a generare e l’uso che è in grado di fare di un’ironia forte che è solo visiva e mai di parola (tranne un dialogo esilarante con Gael Garcia Bernal).
Certo gioca moltissimo con gli stereotipi nazionali, con quello che già sappiamo e che sempre si dice dei paesi che visita (la grandeur francese e le donne, le armi e le ossessioni di fitness e perbenismo in America, le lotte religiose in Palestina), tuttavia questi posti sempre idilliaci in cui non si trova a proprio agio hanno la pregevole caratteristica di sembrare sempre “altri”. It Must Be Heaven riesce sempre a mostrare i paesaggi attraversati come luoghi belli ma in fondo inospitali.
Non manca chiaramente la maniera in cui questi paesi si rapportano alla causa palestinese, ma in linea di massima in questo film di Suleiman privo di trama e composto da quadretti che creano un totale vivace, una sensazione di dislocazione tangibile, l’umorismo percorre strade originali. Da quelle scaturisce una sensazione di esule che ovunque vada vede il suo paese non male. Il suo umorismo visivo di composizione, di linguaggio del corpo e di montaggio ha un’essenzialità e un minimalismo che sono l’esatto opposto di quello che solitamente è il genere demenziale cui pure appartiene. Ha un approccio deadpan e la sintesi che puntella con un raffinato aiuto del sonoro (è quello il comparto che alla fine consegna la gag) è eccellente davvero.
Post più popolari
-
POSTATO SU I vampiri non sono più quelli di una volta. Hanno smesso il frac e l'apparenza signorile e camminano su quattro zampe, ormai ...
-
Pan - Viaggio verso L'isola che non c'è (Pan, 2015)
di Joe WrightNon è difficile immaginare cosa sia Pan, una rilettura di Peter Pan in chiave più dura e adulta (ma chiaramente solo a parole) che parte ... -
FESTIVAL DI CANNES FUORI CONCORSO PUBBLICATO SU Grandissima fatica di animazione in 2D, stop motion ma soprattutto CG Il piccolo pr...
-
POSTATO SU La prima cosa che salta all'occhio dopo 10 minuti di Green Hornet 3D (oltre al fatto che si tratta di un 3D postprodotto e po...
-
Cani sciolti (2 Guns, 2013)
di Baltazar KormakurPUBBLICATO SU Ci ha provato per un po' Baltasar Kormakur a portare in America il suo modo di fare cinema d'azione e di criminal... -
Ogni anno si tengono le selezioni per il premio Loebner, dal nome dell'imprenditore americano che l'ha fondato 16 anni fa. Si tratta...
-
Joss Whedon chiarisce in una lunga intervista i termini del successo monetario di Dr. Horrible Sing-along Blog , quanto ci sia di vero su q...
-
Storia strana quella mia con Nuovomondo . Per una distrazione avevo segnato male l'ora della proiezione in anteprima, sono così entrato ...
-
FESTIVAL DI CANNES CONCORSO PUBBLICATO SU L'ultima volta che avevamo visto un film di Jia Zhangke era stato il vincitore a sor...
-
Questo secondo adattamento per il cinema della serie tv Charlie’s Angels (ma terzo film perché il primo adattamento del 2000 ebbe un seque...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.






Nessun commento:
Posta un commento