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23.6.05

La Samaritana (Samaria, 2004)
di Kim Ki-Duk

Non è normale che in una stagione proiettino 3 film di un'autore, non è normale per il clima distributivo che c'è in questo momento e non è normale se si considera che l'autore è altamente di nicchia. Eppure La Samaritana è già il terzo film di Kim Ki-Duk che danno al cinema quest'anno.... E' stranissimo.
Cmq mi reco al cinema pieno di speranze, rincuorato da tante recensioni positive (amo farmi rincuorare) e il film mi aggredisce subito con la figura della ragazza-prostituta continuamente con il sorriso sulle labbra e la sua amica/compagna che è sempre più gelosa. In un paio di momenti il loro rapporto è veramente toccante. Già mi sto facendo comprare, fortunatamente cominciano quegli "asianismi" che mi infastidiscono. Lo so, non ci posso fare nulla. Amo il cinema asiatico moderno, davvero, ma faccio fatica quando succede che i personaggi non rispondono alle domande, fanno resistenza passiva agli avvenimenti e si trincerano nel mutismo. E' più forte di me, mette alla prova il mio sistema nervoso, li ucciderei tutti.
Cmq mi faccio forza perchè sullo schermo vedo cose che raramente si vedono (raramente!). Alcune trovate fantastiche e alcune scene di una bellezza grandiosa, che mi rimandano ad una cultura dell'immagine anni luce avanti a quella occidentale. Nella parte centrale però si arranca decisamente, Ki-Duk come sempre procede per accumulo di immagini, una volta narrato un presupposto (es. il padre è infuriato) mostra verie declinazioni e conseguenze di questo presupposto, accumulando immagini su immagini, simbolismi su simbolismi che se in Ferro3 funzionano tutti dal primo all'ultimo, qui nel complesso convincono poco...
Nel finale poi il film si svincola totalmente dalla trama per puntare altissimo, il viaggio alla tomba della madre si risolve in una chiusura splendida, sia visivamente che allegoricamente. Trovate come quella delle pietre gialle e dei disegni che compongono (che faceva molto Takeshi Kitano) o quella della bambina che insegue con la macchina sono rare. Così da una partenza gretta e materiale La Samaritana si chiude con l'astrazione, la traslazione dei personaggi in archetipi della propria categoria ed un fortissimo allegorismo (sogni, prime esperienze al volante, pietre che indicano la via, fughe ecc. ecc.).
Ma perchè i coreani sono così violenti? Dopo L'Isola, Ferro3, La Samaritana e Oldboy comincio a sospettare che ci sia una visione della violenza in Corea tutta particolare.






9 commenti:

Anonimo ha detto...

"Ma perchè i coreani sono così violenti?" Pensa che dopo oldboy in Corea è cominciato tutto un filone di film dedicati alla vendetta... Cmq non penso che siano solo i coreani anche i giapponesi sono violentissimi, e neanche i cinesi si salvano. Inoltre penso che per loro più delle parole importi l' impatto visivo, per questo miolte volte si vedono immagini molto "forti"...


gparker ha detto...

Sicuramente hanno una cultura dell'immagine diversa dalla nostra, grazie anche al fatto che non utilizzano un alfabeto fonetico ma iconico, e quest è vero per tutta l'asia ma i coreani sono veramente una spanna avanti. Forse non hai mai visto i film di Kim Ki-Duk.... Sono film drammatici, con qualche aspirazione di riflessione filosofica, i classici film intimisti. E sono intrisi di una violenza pazzesca! Ne l'Isola i protagonisti (uomo e donna) si infilano ami da pesca in tutti gli orifizi del corpo e poi tirano (oh! tutti gli orifizi!)... Roba mai vista..


Anonimo ha detto...

Immagino.... Che schifo... Io non ci riuscirei a guardare una cosa simile...


gparker ha detto...

Si però questoè tipico coreano, cioè io non ho mai visto una violenza simile... cioè già oldboy (che appartiene ad un genere violento) è violentissimo, ma non tanto nella quantità, quanto nella qualità, nell'originalità. Poi vedo violenza pure nei film drammatici... In Ferro3 (un film bellissimo) ci sono due tre scene di uno che prende di mira un altro e da una decina di metri gli tira addoso palline da golf. Con la mazza!


Anonimo ha detto...

Hanno capito tutto...loro, e schicchi.


Anonimo ha detto...

é una catarsi, il sangue e la violenza come forma estrema di purificazione...pensaci e dimmi che ne pensi ( anche per schicchi è cosi)


gparker ha detto...

Bisogna fare una chiara differenziazione tra la violenza ed il sesso (che in questo caso non centrano niente) e la loro rappresentazione che è tutto un altro paio di maniche.
La catarsi si scatena al momento di inscenare passioni forti, nel momento in cui lo spettatore sfoga con l'immedesimazione degli istinti repressi. Ma una manifestazione tanto cruda e frequente di violenza come quella dei coreani non la capisco....


spike ha detto...

mmmm.... la violenza "mostrata" nei film giapponesi/coreani, spesso è veramente poco mostrata. So che sembra strano detto così... ma Kitano la mette quasi sempre "fuori campo".. old boy alla fin fine è più un ammasso di "colpi di scena " e virate della sceneggiatura... trovare somiglianze tra Kitano e Kim Ki Duk.. beh mi sembra un po' "assurdo"... r gli asianismi??? il non rispondere ed il trincerarsi dietro ecc... Vorrei essere Io un "asianismo".. sempre meglio che fornire spiegazioni tanto esplicite quanto banali... favolosi happy end hollywoodiani o simili.. mettere in scena la violenza , con fantasia e direi anche con una certa "partecipazione".. beh, fa pensare
Schicchi? ha capito che la "figa".. scusate il termine.. tira e che è un business.. capirai che scoperta!... In tutti i casi contate i morti in un qualsiasi film d'azione americano o europeo.. le scene di sesso (oltretutto sempre uguali.. che secondo me fanno anche male a livello "sociale" :p)... credo che siano più violenti gli Xman di qualsiasi film di Kitano, Kim ki duk o soci.. di solito in questi ultimi ci sono pochi "morti per caso"... pensateci :p
ciao


gparker ha detto...

Sono daccordo che meglio i mutismi delle continue spiegazioni, ma non concordo sul discorso sulla violenza.
Quella americana è una violenza banale e che si ripete quasi sempre simile a se stessa e quando è molto forte lo è nella quantità e non nella qualità.
La violenza asiatica (per quello che ho visto) non solo non si limita ad un certo tipo di cinema o a certi generi ma soprattutto non è mai uguale a se stessa, sempre diversa, fantasiosa e sempre potente.
Dei cineasti occidentali solo Cronenberg riesce a rendere il senso asiatico della violenza.
Per dirla con un esempio: uno schiaffo in un film giapponese è molto più violento di un colpo di fucile in pieno petto di un film occidentale.


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