Distretto 13 è il suo primo vero film, viene subito dopo il trascurabile e universitario (benchè di culto) Dark Star ed è una rivisitazione mooooolto lontanamente ispirata a Un Dollaro D'Onore, film del quale mantiene giusto il concetto di assedio alla sede dalla polizia. Non si tratta infatti di un western metropolitano, ma più di un thriller carpenteriano, anticipatore delle atmosfere cupe, solitarie e disperate dei suoi film futuri.
Carpenter più che mai fa tutto: scrive, dirige, monta (sotto lo pseudonimo John T. Chance, che è il nome del personaggio di John Wayne in Un Dollaro D'Onore) e musica. Alla fine il risultato è un polpettone denso ed omogeneo che pur soffrendo per alcuni elementi scollegati (l'uomo il cui omicidio scatena tutto) riesce, specialmente nella seconda parte (quella dell'assedio), a dare l'idea dell'incubo moderno. L'invisibilità del nemico, la sua spersonalizzazione, la mancanza dell'autorità (proprio in un distretto di polizia), il vicinato semi indifferente, e l'area urbana isolata di notte sono gli ingredienti principali del film, immersi in uno stile sobrio e funzionalissimo al racconto.
A sostenere il tutto poi ci sono i caratteri dei principali assediati, nè troppo tipici nè troppo approfonditi ma a metà strada tra il mito, l'epica e una sorte di umana ironia, tutta incarnata nel prigioniero di colore.
Carpenter più che mai fa tutto: scrive, dirige, monta (sotto lo pseudonimo John T. Chance, che è il nome del personaggio di John Wayne in Un Dollaro D'Onore) e musica. Alla fine il risultato è un polpettone denso ed omogeneo che pur soffrendo per alcuni elementi scollegati (l'uomo il cui omicidio scatena tutto) riesce, specialmente nella seconda parte (quella dell'assedio), a dare l'idea dell'incubo moderno. L'invisibilità del nemico, la sua spersonalizzazione, la mancanza dell'autorità (proprio in un distretto di polizia), il vicinato semi indifferente, e l'area urbana isolata di notte sono gli ingredienti principali del film, immersi in uno stile sobrio e funzionalissimo al racconto.
A sostenere il tutto poi ci sono i caratteri dei principali assediati, nè troppo tipici nè troppo approfonditi ma a metà strada tra il mito, l'epica e una sorte di umana ironia, tutta incarnata nel prigioniero di colore.
4 commenti:
SIGNORI ABBIAMO UN TITOLO:
INDIANA JONES AND THE KINGDOM OF THE CRYSTAL SKULL!!!
E mentre lo scrivo le lacrime sgorgano, comincio a sentire in lontanaza la musichetta....
e non ha commentato nessuno....
Puah.
Che delusione eh?
E come se William Wallace aizzasse gli scozzesi alla battaglia e quelli se ne vanno a casa a giocare a ramino.
SIETE SENZA PASSIONE! VE LO MERITATE MUCCINO!
Posta un commento