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23.9.09

Lourdes (id., 2009)
di Jessica Hausner

Scampoli veneziani nella rassegna romana. Tra le cose che si erano distinte alla mostra mi mancava Lourdes, film rimasto a bocca asciutta ma di cui molto si era parlato. E come si vociferava il film è molto bello, in equilibrio tra uno scetticismo ateo e anche abbastanza anticlericale e una forte comprensione dei meccanismi che scattano nei pellegrini, nei malati, negli speranzosi e nei bisognosi.

L’ironia è sempre dietro l’angolo sebbene mai sbandierata e il tono è compassato. Per il modo che ha di congelare alcuni attimi ed astrarre emozioni e sentimenti sembra quasi un’opera di Kaurismaki, apparentemente gelida e sottilmente ironica.
Se il cineasta finlandese mira sempre a descrivere la “vita di schifo” condotta dai suoi personaggi Hausner descrive lo schifo che gira intorno alle esistenze dignitose dei malati. Lo schifo infatti è nel business che gira intorno ai pellegrinaggi, negli accompagnatori (sia quelli che vengono con i malati sia quelli “ufficiali”), nel disinteresse totale di tutti e nelle molte piccolezze che si muovono nell’orbita della carità cristiana. Non è neanche più un film anticlericale, ma un film che parte dall’anticlericalismo considerando la meschinità degli ambienti religiosi come la più assodata delle verità.

Per parlare di questo la Hausner sembra non muovere un muscolo, ingabbiata per propria volontà in una messa in scena rigida ma sempre chiara, tesa a creare empatia unicamente con la malata protagonista correndo verso un climax finale sorprendente visto il tono compassato della pellicola.
Fedele ad un approccio concreto e poco simbolico Lourdes spicca il volo definitivo con l’ultima parte che scioglie molte delle tensioni in gioco con un approccio che si rivela allegorico nell’ultima inquadratura e che riesce a rappresentare l’equilibrio tra volontà di credere e sperare e la dura concretezza della realtà delle cose.
Se c’era un film dalla messa in scena difficile, controllata, completa e complessa e che meritava il Leone d’argento era questo.

6 commenti:

Christian ha detto...

Mi è piaciuto molto, pudico ed equilibrato, cinico ma non iconoclasta. Sicuramente meritava un premio, più di "Women without men". E ho già cominciato a raccontare in giro quella barzelletta che si sente a un certo punto... ^^


Christian ha detto...

Aggiungo però che io non ho pensato molto a Kaurismaki, perché se anche è vero che si tratta di un film che punta molto sulla rarefazione, sugli sguardi e sull'ironia sotterranea, i volti però esprimono una vasta gamma di sentimenti (speranza, delusione, gelosia, invidia, ecc.) mentre quelli degli attori nei film del finlandese restano molto più impassibili, c'è un feeling diverso.


gparker ha detto...

verissimo. Sembra Kaurismaki ma poi da quello stile sa prendere le dovute distanze puntando esplicitamente sui sentimenti, cosa che Aki non farebbe mai.


Manute ha detto...

Molto bello (ho odiato quelle ingessatissime zoomate, ma ammetto che sono coerenti col progetto registico), oltretutto valutato amcora meglio dopo la visione degli altri film in concorso. Ecco, oltre al leone d'argento un pensierino si pteva fare anche alla Coppa Volpi femminile, brutalmente regalata alla Rappoport.


gparker ha detto...

Infatti si era molto fatto il nome della protagonista di lourdes durante il festival e poi il premio a Ksenia Rappoport è stata una vera sorpresa.


Unknown ha detto...

Vi segnalo il sito ufficiale del film http://www.lourdesilfilm.it

Inoltre, su Facebook, ci si può iscrivere al gruppo “Lourdes il film” e, nella pagina “Accendi una candela per il tuo miracolo!” raccontare di un nostro sogno, di un nostro desiderio o se pensiamo che ci sia mai accaduto un miracolo. Intervenite!!!!


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