Da quando lo fece Truffaut con Abel Gance è diventata efficace figura retorica affermare che un cineasta molto vecchio ma ancora in attività è "il più giovane tra i nostri registi" e sarà forse per l'assonanza nouvellevaghesca ma guardando Gli amori folli non si riesce a non pensare a quest'affermazione.
Già Cuori aveva mostrato che a 84 anni Resnais ha ancora idee da vendere. Ora, a 88 anni, ha realizzato un film che, pur mostrando la mano grinzosa che l'ha composto attraverso una pomposità e un retaggio letterario che sono sia caratteristica degli anziani sia di quella generazione di cineasti francesi, ha la rapidità di movimento di un ventenne!
Se al confronto penso a Le Rose Del Deserto mi sento male.
Gli amori folli (ah! L'amore nei titoli italiani...) comincia con le erbe folli del titolo originale, cioè quelle piante che in maniera totalmente inaspettata fanno la cosa più strana e imprevedibile, crescono tra le pieghe dell'asfalto e delle rocce (facile metafora dei sentimenti dei protagonisti), dopodichè è un turbine di eventi, amori, follie da parte di una coppia di circa-sessantenni. Storie che sembrano quasi di provincia per quanto sono piccole e ordinarie, fatte di sentimenti ed intrecci in cui Resnais cerca una dimensione estetica tutta particolare in grado che consenta le venature di grottesco di cui contamina il film e soprattutto eviti la piccolezza per giungere alla grandezza.
E' anche un film divertente Gli amori folli, a tratti surreale (le sequenze felliniane nell'hangar) a tratti sognante, a tratti metacinematografico e colmo di quelle caratteristiche del cinema francese anni '60 (che nemmeno Audiard disdegna) come mascherini ad iride e la retorica sul cinema, la sala e i film.
Ma come si diceva nel suo raccontare di un amore folle che scoppia fuori tempo massimo, ma non per questo rinuncia alla sua forza, Resnais, utilizza punti di inquadratura inusuali (mai vista una scena in macchina filmata così con quelle variazioni cromatiche date dal semaforo) e muove la macchina da presa per vie stranissime, a volte anche poco funzionali, giusto per sperimentare modi nuovi di guardare ai medesimi racconti.
Su tutto aleggia una colonna sonora di Mark Snow modernissima, un altro elemento straniante che contribuisce a modificare la lettura di quella storia e quelle immagini. Cioè un altro elemento formale molto modernizzante affiancato e ben amalgamato con una storia vecchio stampo.
Già Cuori aveva mostrato che a 84 anni Resnais ha ancora idee da vendere. Ora, a 88 anni, ha realizzato un film che, pur mostrando la mano grinzosa che l'ha composto attraverso una pomposità e un retaggio letterario che sono sia caratteristica degli anziani sia di quella generazione di cineasti francesi, ha la rapidità di movimento di un ventenne!
Se al confronto penso a Le Rose Del Deserto mi sento male.
Gli amori folli (ah! L'amore nei titoli italiani...) comincia con le erbe folli del titolo originale, cioè quelle piante che in maniera totalmente inaspettata fanno la cosa più strana e imprevedibile, crescono tra le pieghe dell'asfalto e delle rocce (facile metafora dei sentimenti dei protagonisti), dopodichè è un turbine di eventi, amori, follie da parte di una coppia di circa-sessantenni. Storie che sembrano quasi di provincia per quanto sono piccole e ordinarie, fatte di sentimenti ed intrecci in cui Resnais cerca una dimensione estetica tutta particolare in grado che consenta le venature di grottesco di cui contamina il film e soprattutto eviti la piccolezza per giungere alla grandezza.
E' anche un film divertente Gli amori folli, a tratti surreale (le sequenze felliniane nell'hangar) a tratti sognante, a tratti metacinematografico e colmo di quelle caratteristiche del cinema francese anni '60 (che nemmeno Audiard disdegna) come mascherini ad iride e la retorica sul cinema, la sala e i film.
Ma come si diceva nel suo raccontare di un amore folle che scoppia fuori tempo massimo, ma non per questo rinuncia alla sua forza, Resnais, utilizza punti di inquadratura inusuali (mai vista una scena in macchina filmata così con quelle variazioni cromatiche date dal semaforo) e muove la macchina da presa per vie stranissime, a volte anche poco funzionali, giusto per sperimentare modi nuovi di guardare ai medesimi racconti.
Su tutto aleggia una colonna sonora di Mark Snow modernissima, un altro elemento straniante che contribuisce a modificare la lettura di quella storia e quelle immagini. Cioè un altro elemento formale molto modernizzante affiancato e ben amalgamato con una storia vecchio stampo.
6 commenti:
non c'entra niente col post ma ho una domanda per te che m'è venuta in mente ieri....riguarda i titoli tipo "spettacolare", "il più grande capolavoro del cinema" e cose così che spesso accompagnano i film in pubblicità,trailer e cartelloni....dato per certo che in inghilterra quando vedi descrizioni cosi su film terribili capisci subito il perchè guardando da che giornali provengono (potenzialmente al di sotto del "cioè" italiano nella catena giornalistico-alimentare....nonostante sia una grande rivista)....qui invece spesso vengono dai giornali più importanti (escludo le tue recensioni)....quindi la mia domanda è: quando "spettacolare" è associato a un film orrendo a detta di tutti.....è perchè quelli del film pagano i giornali?o per altro?
p.s. se per rispondermi rischi la carriera e preferirai metterti sotto falso nome lo capirò....se poi butterai dalla finestra gli assegni presi per le recensioni li raccoglierò...
Ah! Il dorato mondo delle citazioni sulle locandine.......
Funziona così (notare che non temo di parlarne):
L'ufficio stampa del film si legge le recensioni, tutte quelle dei giornali di carta, se il film è da giovani, tipo uno sui fumetti anche quelle in rete (ma con un certo disprezzo). Poi prende quella che meglio incrocia i criteri: positiva/testata nota estrae una frase dal contesto e la mette lì.
Se il film è tipo di Scorsese non sarà difficile trovare un "Geniale! Scorses mette a segno l'ennesimo colpo da maestro!", se è di Tarantino ancor di più, se è spagnolo e si è visto solo ai festival ci sarà qualcuno che all'epoca è stato sbattuto nel suddetto festival a vederselo e per far rosicare gli altri che non l'hanno visto lo magnifica e infine, arrivando a quello che chiedi tu (film orrendi/critica che osanna) la risposta è tanto semplice quanto disarmante: ci credono.
Io li vedo, ci credono, gli piace davvero. Non so se è un piacere intimo, profondo, di gusto o se è un piacere tipo che te lo fai piacere perchè è Coppola o perchè è Anthony Hopkins. Ma tant'è.
quindi nessun giro di soldi?che amarezza....
no guarda la storia dei recensori prezzolati è una leggenda metropolitana
"Cuori" mi era piaciuto, ma questo non tanto: gira a vuoto, e mi è sembrato senza capo né coda. Bravissimi comunque i soliti attori, la Azema in testa (e poi ci sono anche Amalric e la Devos).
invece a me, per quanto abbia gradito cuori, quest'andamento completamente sragionato e disunito che però ha una coerenza solo stilistica ad un certo punto mi ha comprato.
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