Non c’è nessun dubbio sul fatto che un film come Addio Fottuti Musi Verdi in Italia non si sia mai fatto e non solo perché ha uno standard produttivo, una sofisticazione formale e una precisione tecnica sconosciute al cinema italiano commerciale (anche la colonna sonora di Michele Braga è ad uno standard che gli altri film dovrebbero sognare ma purtroppo probabilmente nemmeno sognano).
Da noi non esiste proprio una produzione cinematografica dedicata ai ragazzi, e quando anche esiste raramente discrimina tra target o età diverse ma cerca di prenderli tutti come fossero uguali, puntando al minimo comun denominatore dell’intelligenza. Il primo film dei The JackaL, diretto da Francesco Capaldo (in arte Ebbasta), invece è cinema per ragazzi nella sua accezione più americana, indirizzato ad adolescenti e preadolescenti (basta la caratterizzazione degli alieni a spiegarlo) ma pensato con una testa da adulto, con temi anche adulti e con una messa in scena a tratti anche superiore a quella che il cinema italiano riserva solo agli adulti. Così serio nel suo essere divertente da poter facilmente piacere anche agli adulti.
Addio Fottuti Musi Verdi è un’action comedy divertente anche se gli ci vogliono un po’ di minuti per ingranare. Nella prima parte infatti anche l’umorismo migliore e il montaggio più svelto (l’arma che Francesco Capaldo sembra aver appuntito di più) sono schiacciati dal peso di dover richiamare le opere più famose che i TheJackaL hanno portato online. Lo stesso tripudio di oggetti e autocitazioni, al pari di saccheggi (la prima abduction sembra uscita da un noto corto Pixar per non parlare di La Fine Del Mondo) che funzionano sempre su YouTube quando i TheJackaL combinano cretineria e cultura filmica, cazzeggio apparente con sofisticazione della messa in scena, qui non funzionano. Come se il processo di allargamento dello schermo di YouTube grazie alle tecniche del cinema fosse virtuoso e invece il contrario, il restringimento dello schermo del cinema con le loro trovate sperimentate online, affossasse anche le idee migliori.
Tuttavia quando la storia di un grafico che trova lavoro nell’estero più estero che c’è, presso gli alieni, diventa più chiaramente una teen story di un ragazzo innamorato di una ragazza che invece ha altri in mente, con accanto un amico che sembra contendersi con lei l’attenzione di lui, e tutti e tre devono andare a sconfiggere un’intera base aliena, allora i molto sbandierati tagli rapidi ed efficaci di Edgar Wright fanno scopa anche con una storia che può ricordare quelle del regista inglese, in cui l’assurdità delle premesse diventa di colpo concreta, perché l’umorismo non è più il fine delle scene (come nelle commedie italiane più ignoranti e provinciali) ma la maniera in cui arrivano altrove. Inoltre, contrariamente ad ogni film italiano con aspirazioni commerciali, Addio Fottuti Musi Verdi più procede verso la sua fine più migliora.
L’idea inizialmente marginale di due amici cretini che desiderano esistere come nei film ma sono ispirati da un film ancora più scemo di loro, si rivela a sorpresa la parte più sentimentale in grado di fare la differenza. Nonostante infatti Addio Fottuti Musi Verdi adori il proprio bromance, è poi l’amore per ciò che unisce i personaggi a risaltare e dare grande afflato all’avventura, la loro dedizione ad un mito.
Ma la seconda parte del film funziona molto di più anche perché dà più spazio a Fabio Balsamo e Beatrice Arnera e alle loro interazioni con Ciro Priello, molto meno efficace quando da solo. Balsamo in particolare fa la partita, regge tutta l’avventura, sistema i tempi e le interazioni, dona ritmo alle gag più spente rendendole brillanti e porta con sé quel peso sentimentale utile a non rendere smielata, pretestuosa e svenevole la parte più seria del film. Anzi!
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