Sophie Turner è un problema.
Ha interpretato con decenza Sansa Stark in Il Trono di Spade per anni ma nei panni di Jean Grey non regge. Era un piccolo problema nei film precedenti, diventa uno grosso in questo nel quale è protagonista. Per fortuna intorno a lei il film fa di tutto per mettere pezze e rimediare alla mancanza di credibilità che porta con sé. Il problema infatti è che la recitazione di un cinecomic tocca dei registri molto precisi che vanno padroneggiati altrimenti decade immediatamente la credibilità. Molto dei poteri non vengono mostrati (specie nel caso di una telepate) e vanno resi con la recitazione, ne vanno rese le conseguenze, lo sforzo, la gravità e l’intensità ma non solo. L’eccitazione del volo, l’incredibile sforzo di un esercizio mentale, una percezione extrasensoriale ecc. ecc. è tutta una questione di recitazione e spesso non si tratta di lavorare sulle medesime corde di un film drammatico.
Sophie Turner non è brava su quei toni, non li domina, anzi! In questo film in cui il suo personaggio entra in contatto e assorbe un potere così grande da renderla sia l’essere più potente del pianeta, sia il più instabile e quindi gli rivolge contro tutti gli amici ed ex amici di una volta, mostra un campionario d’espressioni molto limitato e, cosa ancora peggiore, uno molto scarso di espressività. È una sensazione che pervade tutta la prima parte del film e diventa evidente nella seconda quando, per fortuna, entra in partita Michael Fassbender. Il confronto con questo attore che invece di film in film ha imparato a padroneggiare sempre meglio quei toni è impietoso ma salva X-Men: Dark Phoenix.
Dolore estremo, sforzo estremo, felicità estrema, commozione estrema ecc. ecc. non sono semplici da rendere senza scadere nel ridicolo e reggono un film di fumetti, specie uno come questo che ha al suo centro la dialettica dei sentimenti (quelli contraddittori, contro quelli semplici, chi li ha contro chi non li ha…). Robert Downey Jr. notoriamente fa un lavoro incredibile di minimalismo, da vero campione ha creato un suo modo di interpretarli, ma già un ottimo attore come Fassbender che semplicemente si limita a lavorare molto bene nei confini richiesti, confeziona un personaggio che centra quel punto all’incrocio tra la potenza e la gravitas, riesce a rendere l’importanza dell’immensa posta in palio in un film di fumetti (la salvezza del mondo!) buttandoci dentro anche un’impressione d’intelligenza. Anche se da sceneggiatura ne fa sfoggio noi crediamo immediatamente all’intelligenza superiore di Magneto, perché Fassbender la include nelle sue espressioni, perché sa che per il suo personaggio intelligenza equivale a pericolosità.
Atleticamente più convincente, dotato di movenze perfette per le scene d’azione e una capacità salvifica di stare fermo e dare movimento al resto (si guardi come nella scena in cui lui e Sophie Turner tentano uno di muovere e l’altro di fermare un elicottero, solo lui crei l’impressione di un confronto vero) Fassbender è un balsamo che rivitalizza anche gli altri personaggi e lancia il film.
X-Men: Dark Phoenix non è scritto in maniera eccezionale, né ha delle particolari doti di ritmo, appare come un chiaro esempio di livello medio dei cinecomic (categoria che per sforzo produttivo e talenti coinvolti raramente scade nel disastro), ma di continuo l’impressione è che rischi di peggio. Per questo in un film in cui, almeno da un certo punto in poi, si vira su un semplicismo abbastanza bieco, che almeno la recitazione regga il peso di una storia determinante per quell’universo (molte sono le carte in tavola che cambiano) diventa tutto.
Post più popolari
-
E' parecchio che mi gira in testa il pensiero che i grandi film forse facciano più danni che altro, perchè diventano degli standard dai ...
-
Io Sono Valentina Nappi (2018)
di Monica StambriniEsiste un grandissimo territorio tra il cinema porno e quello che non mostra esplicitamente il sesso, un territorio in larga parte inespl... -
Ringraziamo di cuore Zorflick per aver provveduto a dare lustro a questo blog con le sue matite fornendo il tanto atteso logo. Appena ho un ...
-
Euforia (2018)
di Valeria GolinoUN CERTAIN REGARD FESTIVAL DI CANNES Non ha nessuna fretta di consegnare tutte le informazioni agli spettatori Euforia, le tiene per sé... -
Questo secondo adattamento per il cinema della serie tv Charlie’s Angels (ma terzo film perché il primo adattamento del 2000 ebbe un seque...
-
Mary E Il Fiore Della Strega (Meari to Majo no Hana, 2018)
di Hiromasa YonebayashiNon trova la sua strada Hiromasa Yonebayashi, animatore dello studio Ghibli promosso a regista nel 2010 con Arrietty, diventato anche sce... -
Kung Fu Panda 3 (id., 2016)
di Alessandro Carloni e Jennifer YuhAll’inizio di Kung Fu Panda 3 al posto del bambino con canna da pesca, disteso sulla Luna del logo Dreamworks c’è il panda Po, ed è un’im... -
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (id., 2017)
di Martin McDonaghCONCORSO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA C’è stato un fatto efferato, una ragazza è stata bruciata e violentata, ma a quanto pare non si... -
Uno dei più banali, sbrigativi e volgari sceneggiatori del cinema statunitense passa alla regia. Un evento infausto che abbina script superf...
-
Quello che è lecito aspettarsi da un film che porta al cinema un personaggio di successo della comicità televisiva è divertimento, poche pre...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.
Nessun commento:
Posta un commento