Cinema per ragazzi, ragazzini e ovviamente famiglie (non capirò mai perchè si debba etichettare per "famiglie" qualcosa di godibile solo da parte di alcuni membri), Ramona e Beezus, si maschera da film per giovani ma è un film per bambini. Anzi bambine. Finge di allargare il suo target mentre invece lo restringe.
Al contrario di quel che il titolo può far immaginare infatti è solo Ramona la protagonista del film, Beezus, la sorella più grande, è un mero comprimario al pari di genitori e zia.
Siamo nella categoria colori, musica e fantasia infantile, qualcosa di più vicino a quel che gli adulti amano immaginare piaccia ai bambini piuttosto che quel che davvero gli piace, ma tant'è.
Confezionato molto meglio della media delle opere sue concorrenti il film di Elizabeth Allen cerca di farsi notare con una serie di espedienti da primo Gondry. Effetti speciali poveri ed esposti, una fiera ricerca e rivendicazione dell'infantilismo e un umorismo più moderno della media.
Peccato che tutto, ma davvero tutto, sia affogato nella melassa più appiccicosa possibile. Anche a volerne accettare la presenza se ne finisce infastiditi. Crisi economica, indecisioni e problemi finiscono con un raggio di sole in volto e una situazione migliore di quella di prima. Tutto all'insegna dell'amore, in maniera talmente insensata da sembrare quasi una provocazione culturale. Ho detto "quasi".
E soprattutto sia ha molto l'idea che Ramona e Beezus sia una forma di alfabetizzazione infantile per quello che sarà poi il cinema da spingere a quel medesimo target tra qualche anno. Sembra cioè un modo di cominciare a far prendere confidenza alle bambine con la commedia romantica (esplicitata nella sottotrama della zia), i suoi meccanismi e il suo fascino della ripetizione. Cominciarne a mostrare i topoi per essere sicuri che il pubblico del futuro li sappia riconoscere come già noti e quindi tranquillizzanti e quindi da (ri)vedere.
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