Ho cercato il tuo nome (in originale The Lucky One) è il genere di film che un uomo (in originale The Unlucky One) vede solo se costretto e non è tanto per il contenuto sentimentale, troppi film l'hanno, quanto per la visione di mondo proposta, un mondo idealizzato, come lo sono tutti quelli proposti dal cinema, a misura di donna.
In questa deformazione e riorganizzazione dei rapporti, dei valori e delle personalità all'insegna di un idealismo tutto femminile, sta la misura di un film che rigetta un pubblico per abbracciarne un altro, forse la scelta più nobile che possa essere fatta. A patto di andare fino in fondo.
Il militare (un poco credibile Zac Efron in tenuta da guerra) ritornato a casa, violento ma dal cuore d'oro, umile, pronto a lavorare con le mani ma incredibilmente sensibile e spinto nelle sue azioni unicamente da un'emotività non chiara nemmeno a lui, si muove e si comporta più come una versione maschile di una donna che come un uomo. Le caratteristiche eminentemente maschili sono tutte lasciate al maschio negativo, l'ex marito violento, insoddisfatto e perdente sotto ogni punto di vista.
Questo più che i raggi di sole trasversali che passano tra le tende al tramonto taglia fuori dal film il target maschile: la ferma volontà di non rendere giustizia ad una parte di pubblico e di fatto non rappresentarla per proporre solo un universo di valori e aspettative femminili.
Anche le più becere commedie sentimentali sanno affiancare ad una trama incentrata sulla ricerca dell'amore di una donna imperfetta, figure maschili minimamente realistiche, Ho cercato il tuo nome invece si propone fermamente di no.
Tuttavia nella maniera estrema con la quale persegue una trasfigurazione totale di qualsiasi realtà a favore dello stereotipo più grande immaginabile, declinato per 101 minuti, sta parte della sua grandezza. Una grandezza offuscata a tratti dall'inadeguatezza di Zac Efron e dalla scarsa alchimia tra lui e Taylor Schilling (cosa che in un film in cui il rapporto tra due persone è l'essenza di tutto non può essere sottovalutata) e resa via via più innocua dalla figura complementare del bambino. Perchè se un clichè è ridicolo, cento commuovono, ma qui ci si ferma a novanta.
3 commenti:
Mamma mia che cagata.
Non so perché ma mi viene in mente Silvio Muccino.
Bellissima recensione anche se non ho visto il film e perciò mi considero the lucky one anche io
Grazie! In realtà il film è di quelli perfetti per Sky seconda serata e un po' c'ha un suo perchè.
Comunque con sofisticate strumentazioni ho notato che hai commentato accedendo con smartphone. Brava! E' un piacere.
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