The Three Stooges è la classica webserie ben fatta. È rapida di ritmo e breve di durata. È costellata di un umorismo poco verbale e molto di situazione, sa raccontare una storia pretestuosa battendo percorsi poco usuali e infine si appoggia a quanto già visto e raccontato su altri media (tv e cinema principalmente) per andare un po' più in là con il meta-divertimento.
Eppure la parte più interessante di questa serie, arrivata al quinto episodio e tutta centrata su tre spacciatori incapaci e il loro boss asiatico-ebreo, non è tanto quel che si vede ma come è prodotta.
Il cinema e la televisione cercano spesso la collaborazione, cioè cercano spesso di far entrare in un progetto talenti da altre parti per una "partecipazione". L'idea è sempre di aumentare la visibilità, migliorare la qualità con un comprimario d'eccezione e perpetuare un modus operandi virtuoso. Accade con i registi famosi che girano un episodio di una serie tv o accade con i vari frat pack e brat pack (attori comici, amici tra di loro, che fanno comparsate gli uni nei film degli altri). Ma è in rete che questa modalità è diventata una regola.
Nata come arma per aumentare le view con la forza del link e diventata una forza creativa (Nonno Giò ci ha fatto un format intorno) la partecipazione in rete non è un evento ma una strategia. Il fatto che accada spesso e con forza determina la piega che molti progetti prendono o il fatto che si facciano.
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