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7.9.13

The Coward / The Holy Man (Kapurush-O-Mapurush, 1965)
di Satiyajit Ray

RETROSPETTIVA
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

Questi due film di circa un'ora l'uno concepiti insieme come un double bill sono in realtà estremamente diversi l'uno dall'altro. Il primo è una storia da noir americano anni '40, un clamoroso detour di uno sceneggiatore che per un guasto alla macchina finisce ospite di un uomo la cui moglie scopre essere la donna di cui lui era innamorato anni prima ma che lasciò andare per timore di sposarsi. L'incontro tra i due rimane clandestino e lui, nel poco tempo passato in quella casa, cerca di rimediare all'errore nel suo passato.
Il secondo è una commedia di stampo classico, quasi romana, in cui un santone raggira una ricca famiglia e parte della comunità che gli ruota intorno. Millanta di essere vivo da millenni e imbastisce trucchi da 4 soldi, fino a che gli amici del ragazzo che vuole sposare la figlia della famiglia in questione non lavora per smascherarlo clamorosamente e far trionfare l'amore.

Mentre The coward è girato esattamente come un noir anni '40, tutto tagli di luce e interni che imprigionano, umido durante le scene di pioggia e afoso quando il sole è a picco, The holy man è un film limpido. The coward con l'uso di qualche flashback punta a mostrare l'abisso in cui il ricordo e il rimorso conducono il protagonista attraverso una passione che a mano a mano che procede il film diventa sempre più carnale (epico quando la vede poggiare la mano sulla spalla del marito).
The Holy Man invece è filmato con stile opposto, molto chiaro e poco caricato, le scene sono luminose e i tempi comici dati non dalle singole prestazioni ma più dal montaggio, un lavoro di raffinazione della sceneggiatura non eccezionale, soprattutto poco interessato ai personaggi, messi secondo piano rispetto al meccanismo.

Il fatto che questi due film su un codardo e un santone, sull'artefice della propria miseria e un truffatore siano mostrati insieme mette uno in fila all'altro due dipinti umani di opposta natura. La tragedia dell'amore e il suo trionfo, una storia di solitudine (lo sceneggiatore si batte e si nasconde da solo) e di collettività (la comunità che si mette insieme per smascherare il santone), un abisso emotivo e un trionfo razionale (abbondano in The holy man i riferimenti alla scienza e le scacchiere nella scenografia).

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