È dall'inizio degli anni '80 che il travaso di comici televisivi al cinema è un'abitudine, dai tempi di Benigni, Verdone, Troisi e dei Giancattivi. Negli anni si sono create una serie di consuetudini in materia dalle quali oggi non si può scappare. Il comico televisivo che fa un film ne deve essere per forza anche regista (sebbene quasi sempre non abbia molta fantasia in materia), deve realizzare una commedia in cui le battute siano verbali e tutte intorno a lui, mai non nell'intreccio, e nella quale egli stesso sia il motore di una storia romantica con una controparte esageratamente bella (specie considerato che il comico spesso è bruttino).
Maccio Capatonda evolve e interrompe al tempo stesso questa consuetudine con un film di certo non straordinario ma di grande rottura e davvero capace di dire qualcosa con il suo divertimento.
Appartenendo ad un'altra generazione Capatonda si presenta come videomaker, un autore di video più che di gag televisive, e come quasi tutti i videomaker moderni è montatore delle proprie opere oltre che regista. Avendo fatto realmente il lavoro di messa in scena prima di arrivare al lungometraggio ha quindi un'idea precisissima del mondo che vuole mettere in scena. Anche per questo in Italiano Medio esiste una prospettiva completamente diversa da tutti gli altri film comici italiani. Non guardiamo la storia di una persona così da vicino da non riuscire a veder altro se non lui e chi gli sta vicino ma così da lontano che si intuisce come sia il mondo in cui questa persona si muove. Senza fare paragoni ingiusti è evidente che si inserisca nella tradizione vicina ai film di Fantozzi diretti da Luciano Salce, aiutato anche dall'uso di un grottesco e demenziale molto forti e meschini. Maccio Capatonda è l'evoluzione del comico regista perchè mette in scena e ne è completamente diverso perchè non gli interessano i buoni sentimenti, anzi si compiace di tutto ciò che di terribile vede in giro.
Al netto di un umorismo molto forte (e molto in linea con quello di cui si è sempre servito), che non si dimentica di citare molto del suo passato (L'uomo che usciva la gente come i servizi del TG) e usare i suoi abituali collaboratori, Italiano Medio è uno dei film più spietati con il pubblico visti negli ultimi anni. Purtroppo i quasi 100 minuti di durata non riescono a reggere il medesimo ritmo al medesimo livello e la sensazione di una lunga puntata televisiva è forte, tuttavia non si può non rimanere felicemente rinfrescati dalla maniera in cui Maccio Capatonda ne abbia per tutti. Per gli impegnati, i disimpegnati e infine per gli ipocriti, per i ricchi come per i poveri, per chi gli è vicino e chi gli è lontano.
Una volta tanto vediamo un film in cui si avverte che all'autore il mondo in cui vive non gli piace per nulla e intende manifestare questo disprezzo più che prenderlo in giro bonariamente. Non c'è gentilezza in Italiano Medio ma una spigolosa durezza che aiuta molto l'umorismo (in certi momenti ci si sente quasi in colpa a ridere) e che lascia in bocca un'amarezza che, una volta tanto, non è dovuta al solito drammetto facile affiancato al lieto fine ma ad una vera sensazione di aver visto se stessi e non esserne poi così contenti.
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