Finalmente arriva il terzo ed ultimo capitolo della trilogia di Park Chan Wook dedicata al tema della vendetta. Attesissimo da tutti i cineblogger e gli appassionati da molto, il film in una città come Roma è proiettato in due sole sale (entrambe d'essai peraltro). Inutile dire la ressa.
Comunque, ottenuti anche dei buoni posti (ottenuti con metodi ormai preistorici perchè il cinema d'essai non ha i sedili numerati), subito la prima folgorazione, i titoli di testa. Meravigliosi, decisamente più di quelli di Old Boy che pure erano belli.
Da subito la scelta dei colori si fa chiara, bianco, rosso e nero. Questi ricorreranno infinite volte componendo quasi sempre il quasro cromatico di ogni sequenza (generalmente il nero dei vestiti, il rosso del sangue (o dell'ombretto della protagonista) ed il bianco della neve).
Mi era stata preannunciata una dinamica già sfruttata dai precedenti capitoli ed invece non è così, mancano i grandi colpi ad effetto e c'è solo un lento disvelarsi della trama attraverso dei flashback inseriti benissimi con anche alcune transizioni tra presente e passato da vera antologia.
Dopo la vendetta un po' disordinata e scombinata di Old Boy si passa alla lucida follia di Geum-ja, la donna costretta a commettere e confessare un omicidio per salvare la figlia, che prepara meticolosamente ogni tassello per il suo ritorno. Ma questa volta, la cosa che più mi ha stupito è stato trovare non tanto una vendetta quanto un'espiazione dei propri peccati di stampo cristiano. Geum-ja solo marginalmente si vendica, il suo cruccio maggiore è redimersi (come la scena finale del tofu esprime bene) anche se sente che la sua colpa è tale che forse non ce lafarà mai.
Oltre a tutto questo c'è Park Chan Wook, che sa dirigere proprio, non c'è niente da dire, trabocca di idee visive ed è un piacere subire il suo martirio sanguinolento (questa volta anche meno del solito), la sua orgia di violenza mentale e fisica. Ma oltre ad esserci un tripudio di trovate c'è anche un senso particolare dell'atmosfera, una capacità di creare una visione del mondo attraverso la forma e non il contenuto, e un'ironia nel giocare con i mezzi cinematografici niente male. Non è solo figlio dell'oriente Park Chan Wook ma anche di tutto il cinema americano ed europeo, molto del suo modo di mettere in scena sembra inglese e molte delle sue inquadrature sono riadattamenti dei canonici piani americani.
Sequenze come quella del viaggio di Geum-Ja in Australia alla ricerca della figlia è da antologia della padronanza cinemtografica, una virata sul grottesco controllatissima ed efficacissima. Così com'è pazzesca la sequenza finale dei genitori dei bambini uccisi, un tripudio di ironia e tristezza mescolati abilmente. Facilissimo in quel caso scadere nel ridicolo, e invece il film ne è lontanissimo.
Comunque, ottenuti anche dei buoni posti (ottenuti con metodi ormai preistorici perchè il cinema d'essai non ha i sedili numerati), subito la prima folgorazione, i titoli di testa. Meravigliosi, decisamente più di quelli di Old Boy che pure erano belli.
Da subito la scelta dei colori si fa chiara, bianco, rosso e nero. Questi ricorreranno infinite volte componendo quasi sempre il quasro cromatico di ogni sequenza (generalmente il nero dei vestiti, il rosso del sangue (o dell'ombretto della protagonista) ed il bianco della neve).
Mi era stata preannunciata una dinamica già sfruttata dai precedenti capitoli ed invece non è così, mancano i grandi colpi ad effetto e c'è solo un lento disvelarsi della trama attraverso dei flashback inseriti benissimi con anche alcune transizioni tra presente e passato da vera antologia.
Dopo la vendetta un po' disordinata e scombinata di Old Boy si passa alla lucida follia di Geum-ja, la donna costretta a commettere e confessare un omicidio per salvare la figlia, che prepara meticolosamente ogni tassello per il suo ritorno. Ma questa volta, la cosa che più mi ha stupito è stato trovare non tanto una vendetta quanto un'espiazione dei propri peccati di stampo cristiano. Geum-ja solo marginalmente si vendica, il suo cruccio maggiore è redimersi (come la scena finale del tofu esprime bene) anche se sente che la sua colpa è tale che forse non ce lafarà mai.
Oltre a tutto questo c'è Park Chan Wook, che sa dirigere proprio, non c'è niente da dire, trabocca di idee visive ed è un piacere subire il suo martirio sanguinolento (questa volta anche meno del solito), la sua orgia di violenza mentale e fisica. Ma oltre ad esserci un tripudio di trovate c'è anche un senso particolare dell'atmosfera, una capacità di creare una visione del mondo attraverso la forma e non il contenuto, e un'ironia nel giocare con i mezzi cinematografici niente male. Non è solo figlio dell'oriente Park Chan Wook ma anche di tutto il cinema americano ed europeo, molto del suo modo di mettere in scena sembra inglese e molte delle sue inquadrature sono riadattamenti dei canonici piani americani.
Sequenze come quella del viaggio di Geum-Ja in Australia alla ricerca della figlia è da antologia della padronanza cinemtografica, una virata sul grottesco controllatissima ed efficacissima. Così com'è pazzesca la sequenza finale dei genitori dei bambini uccisi, un tripudio di ironia e tristezza mescolati abilmente. Facilissimo in quel caso scadere nel ridicolo, e invece il film ne è lontanissimo.
18 commenti:
capolavoro + ci penso + mi piace.... Sono troppo curioso di vedere il primo...
non leggo il post perchè temo lo spoileraggio...
dimmi solo se ti è piaciuto o no.
a firenze non è ancora uscito...
sob
io non lo leggerò per non rovinaemi la sorpresa...
E UN CAPOLAVORO...
Il livello di spoileraggio è minimo, racconto solo i presupposti della storia non la sua evoluzione, tuttavia questi presupposti sono spiegati nel corso del film con i flashback, percui....
cmq bello non saprei dire se più o meno di Old Boy, forse poco meno, cmq siamo lì.
Ampiamente soddisfatto.
A me è piaciuto + di old boy... Credo forse proprio perchè come hai detto tu è + "americano" di old boy...
Sto veramente rosicando. Nonostante abbia un alibi per quella notte, devo ammettere di non essermi adoperato molto per venire a vedere il film perchè credevo fosse Vendetta con la Portman. Mai confondere le cacca con la cioccolata.
PS. Gordon, quella sera ero con Antonio, una sorta di incontro d'addio. O pseudo tale, dal momento che tra meno di due mesi sarà di nuovo con noi.
PS2. Aperta la provocazione: V for "Vendetta", V for "Veramente il solito film tutto in cg e chroma key che sfrutta il pretesto-l'onda del genere supereroismi"
Beh se poi ci aggiungi che anche il fumetto secondo me vale veramente poco....
Pure la trama è la solita riproposizione di "1984". Con poche aggiunte e anche una banale velleità psicoanalitica.
Credo proprio che lo eviterò.
Grave misunderstanding che ti ha fatto mancare uno di quei film che stanno in gara per il titolo di film dell'anno (anche se per me per ora vincono Borkeback Mountain e Match Point).
Si si tutto vero ma questi filmacci poi piacciono a molti e molti di più sono pronti a difenderli a spada tratta. Un conto sono i film di Steven Segal - quelli si bisogna difenderli - un conto sta' roba.
Concordo pienamente.
Steven Seagal è ragionevole. Cioè lui sa di essere Steven Seagal. Noi sappiamo chi è Steven Seagal e i suoi film sono 100% Steven Seagal.
Questi altri invece non sanno chi sono, o non se ne rendono conto, e fanno film del livello di Steve Seagal ma facendoli passare per film di Scorsese. E la cosa peggiore è che molti ci cascano e li giudicano opere complesse e sfaccettate di dura denuncia sociale.
Ma di cosa state parlando?
Daniele come hai fatto a confondere Lady Vengeance con quella schifezza con la Portman (che io e gp andremo a vedere tralaltro....)? Ma che c' entra Steven Seagal con Park Chan Wook?????
andrò a vedere Brokeback Mountain... Credo che ne potrò tirare fuori alcune gags e alcune battute divertenti... Eh eh eh eh eh.....
Si parla di Seagal per dire che al contrario di roba come probabilmente sarà V for Vendetta, lui è ragionevole e non pretendere d'essere più di quello che è.
si sono d' accordo... Per quanto riguarda V, e non credo di dirti qualcosa che non sai, il fumetto pretende di essere molto... Ordunque è ragionevole pensare che il film abbia alcune pretese... Il che è preoccupante visto che di mezzo ci sono i fratelli Wachovsky....
più che temere il vero e proprio spoilering non ho voglia di leggere troppo su questo film... voglio prima vederlo tanto che vale la pena lo so anche da me...
finalmente l'ho visto. d'accordo con la tua recensione, anche se a me ha lasciato un filo di inquietudine, cosa che old boy non aveva fatto. forse per questo preferisco di un millimetro (ma non di più e comunque dovrei riguardare il film precedente) lady vendetta.
comunque è veramente un signor regista.
a questo punto necessito al più presto la visione di mr vendetta.
esatto anche io.
Peccato che "Mr. Vendetta" (Sympathy For Lady Vengeance) sia uscito in sordina e in piena estate: è un lavoro che andrebbe visto da tutti coloro chiedono al cinema qualcosa di diverso dalla solita routine, qualcosa che emozioni, faccia riflettere e discutere (il regista coreano è uno dei pochi in grado di conciliare critica e pubblico). La trama non sempre scorre liscia e certe situazioni, certi risvolti sono più intuiti che altro. A volte il ritmo rallenta, sembra quasi che Park Chan-wook voglia darci il tempo di meditare su quanto assistiamo, ma il coinvolgimento è sempre totale e la distrazione impossibile. Meno spettacolare di "Old boy", ma altrettanto visivamente splendido, chiarisce meglio il messaggio del regista: la vendetta vista come violenza inutile e gratuita, una reazione folle priva di alcuna logica e impossibilitata a condurre a una soluzione positiva; un qualcosa di negativo che alla fine porta solo alla rovina; uno spreco di energie a cui non riusciamo a rinunciare, spinti da qualcosa di più grande di noi.
Old boy è un capolavoro ma questo mi ha fatto pietà...tranne il circo umano finale
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