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Amanda Congdon intervista George Soros e tradisce il videoblogging

Rocketboom è forse il videoblog (o vlog) più seguito al mondo, sicuramente il più influente nel mondo della tecnologia. E' una specie di telegiornale di 4 minuti, un videopost al giorno dal lunedì al venerdì. A presentarlo c'è Amanda Congdon, ex-modella molto spigliata che con il suo stile che non si prende sul serio ha molto contribuito al successo di Rocketboom.

E' capitato che Rocketboom venerdì 8 giugno ha intervistato George Soros, insigne personalità internazionale (filosofo, politogo, filantropo, analista finanziario ecc. ecc.) un bel colpo decisamente, che non ha mancato di fare eco in lungo e in largo e che ha spinto molti a parlare di ciò come di un segno dell'evoluzione e della mautrazione dei videoblog.

Anche io seguo Rocketboom, ma siccome lo faccio in podcasting mi si accumulano e capita che ne veda 5-6 puntate insieme, allora solo oggi ho visto la puntata in questione con George Soros e mi è sembrato tutto il contrario di quello che si è detto. Quell'intervista così seriosa, su temi più ponderati del solito (solitamente Rocketboom raccoglie stranezze e notiziole sfiziose, mentre in quel caso si parlava di guerra, amministrazione Bush ecc. ecc.) fatta con uno stile che non appartiene nè ad Amanda Congdon, nè a Rocketboom, nè al videoblogging è il segno che per essere apprezzato un videoblog debba sottomettersi a regole non sue, regole televisive.

Neanche a farlo apposta la puntata del giorno dopo conteneva un'altra intervista (le interviste sono rare in Rocketboom che nasce come una trasmissione da pochi soldi, che parla di internet, fatta in uno studiolo rimediato) che è stata il classico esempio di come e perchè Rocketboom funziona:
Amanda Congdon intervista Robert Scoble, importantissimo blogger americano che recentemente si è dimesso da Microsoft per andare a Podtech.net, una start-up che si occupa di podcast. La notizia era vecchia e aveva fatto un certo scalpore: uno che lavora per Microsoft, un blogger autorevolissimo che si butta sul podcasting??

L'intervista a Scoble comincia con un'intervista al figlio (che avrà intorno ai 10 anni) e poi si sposta a Robert. Telecamera a mano, inquadrature non perfette, stile informale, battute, risate e poca notizia. Questo è quello che il videoblogging fa di diverso, non dare notizie (quello è il telegiornale) ma portare un'altra faccia delle notizie che già conosciamo. Anche io c'ero rimasto quando avevo letto del passaggio di Scoble, ma Scoble non l'ho mai visto, non sapevo che tipo fosse, non sapevo fosse così giovane e non sapevo che il figlio gira con una maglietta con scritto "Bloggable" e un portatile Apple.

Nuovo medium, nuovi contenuti, nuove modalità espressive. Per forza.

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