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21.6.06

Momenti di autentica soddisfazione

Anche io attendo un momento simile.

7 commenti:

gparker ha detto...

Io intendo il momento in cui la storia determina la tua rivincita. E' un concetto generico non contingente, è il fatto che aspetti i cadaveri dei tuoi nemici lungo il fiume, sempre per tutti i nemici che si accumulano nella tua vita e quando nel vedi arrivare qualcuno hai la soddisfazione di dire: "Ho fatto bene ad aspettare, la storia mi ha dato ragione!"


gparker ha detto...

Tu parli di diritto ad odiare in maniera oggettiva (un torto oggettivo), mentre l'odio è per eccellenza una categoria soggettiva, io ti odio, neanche so perchè ma ti odio e nemmeno ho bisogno di una motivazione! Figuriamoci poi se questa motivazione ce l'ho, sei più bravo di me in qualcosa? Il mio senso di frustrazione mi spinge ad odiarti ed è un odio soggettivamente legittimo, certo non può costituire un'argomentazione valida in una discussione, non posso rispondere: "Perchè si" alla domanda "Perchè lo odi?", ma lo stesso sono legittimato ad odiare e dunque ad attendere il cadavere di tutti quelli che ritengo miei nemici.


Anonimo ha detto...

Non condivido l' idea di aspettare il cadavere lungo il fiume, se hai "un nemico" non puoi aspettare che qualcun' altro lo "elimini" per te, se fai così sei solo un cagasotto, e sei pure ipocrita se ritieni che nel momento che il tuo nemico è stato eliminato tu hai ottenuto la tua rivincita, dal momento che non hai fatto un cazzo per liberartene, sei semplicemente rimasto a guardare.
E una discussione che abbiamo già avuto per tanto è inutile dilungarsi, anche perchè sono cose che mi fanno imbufalire...
Mi permetto solo di dire che trovo il post di trentamarlboro di una meschinità e di una vigliaccheria orribili. E una merda e mi fa schifo un uomo che scrive una cosa del genere.


gparker ha detto...

E' diverso, non è ipocrisia perchè odiare non equivale a combattere.
Se ritiene che combattere sia inutile e non porti a niente se non ad uno spreco di energie che invece possono essere impiegate per te stesso, questo non ti impedisce di avere dei nemici ai quali augurare tutto il peggio possibile.
E' una questione di disprezzo non di lotta. E l'immagine dell'attesa del cadavere lungo il fiume è una metafora dell'astrarsi dalla contingenza della guerra in una fiiducia verso il proprio stile di vita che garantisce la sopravvivenza sociale al contrario del tuo nemico, del quale appunto attendi il cadavere.


Anonimo ha detto...

Ok, tuttavia non si può parlare allora di vendetta, ne di rivincita, perche sono cose che normalmente si costruiscono con le proprie mani.
Io ad esempio sono 8 anni che covo e medito la mia rivincita (ma credo che anche il termine vendetta vada bene) contro il popolo francese... Tuttavia, mi accorgo nei pochi momenti di sanità mentale, che questa rivincita non sarà ma mia perchè non sarò io ad averla effettuata...
Questo no è uno di quei momenti, ora come ora potrei distruggere la torre eiffel...


gparker ha detto...

Ok posso concordare che è sbagliato parlare di rivincita o vendetta perchè non sono io ad effettuarla, però sono in diritto di pensare soggettivamente: "Giustizia è fatta!"


gparker ha detto...

Ma è proprio quello la giustizia soggettiva! Quello che per me è giusto.
Per come vedo io la vita una cosa del genere è giusta e finalmente, una volta tanto, la vita reale ha aderito alle mie categorie mentali.


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